Ragazzi ci siamo: vai di rifinitura!

Ragazzi ci siamo: vai di rifinitura!

Riccardo Mares

Cari amici, grazie a chi continua a seguire questi miei post: le vostre condivisioni e i vostri commenti mi hanno dato una gran carica e tanta compagnia durante gli allenamenti (per pensare a cosa scrivere la settimana successiva…). Le settimane di attesa sono finite: rimangono solo pochi giorni. Non vi nascondo che ho difficoltà a […]

19 Ottobre 2017

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Cari amici, grazie a chi continua a seguire questi miei post: le vostre condivisioni e i vostri commenti mi hanno dato una gran carica e tanta compagnia durante gli allenamenti (per pensare a cosa scrivere la settimana successiva…).

Le settimane di attesa sono finite: rimangono solo pochi giorni. Non vi nascondo che ho difficoltà a scrivere questo post perché l’agitazione pre-gara sta coinvolgendo anche me: inutile cercare di sfuggirle, è tempo sprecato. Come insegna il prof. George Kohlrieser dobbiamo elaborare quello che proviamo e convertirlo in convinzioni e propositi. Facile? No, ma abbiamo una festa importante da preparare e non possiamo lasciare nulla al caso.

Parlando di pianificazione la prima cosa importante è quella di NON spu**anarci l’ultima settimana: come sapete non sono un tecnico ma posso firmarvi col sangue che qualsiasi allenamento possiamo fare in questi giorni NON porterà alcun beneficio al risultato in gara. Il problema è il contrario: evitiamo di fare allenamenti che possano stancarci eccessivamente o mettere a rischio la nostra salute muscolare. Riduciamo i km, riduciamo l’intensità degli allenamenti e concentriamoci sul rilassarci, sulla respirazione, sulla postura, sul ritmo gara.

Altra cosa fondamentale da preparare è il kit da gara: scarpe, calzini, maglietta, pantaloncini, intimo, cappellino, occhiali, orologio, gel, … Non dimentichiamo anche un bel saccone condominiale della spazzatura, per tenerci caldi tra la consegna delle sacche e l’attesa in griglia (più di un’ora). Al posto del saccone molti usano le tute da imbianchino o vestiario da abbandonare poco prima della partenza. Per quanto riguarda il vestiario è un aspetto molto soggettivo: sicuramente il miglior consiglio è di aver testato tutto ciò che si va a indossare in gara. Lo ripeto ancora: nulla al caso, 42 chilometri sono tanti.

Come sicuramente sapete, durante la gara l’accesso alla partenza è regolato in griglie di diverso colore, in base al tempo personale sulla maratona. Un consiglio fondamentale, specie a chi ha un buon tempo potenziale ma è costretto a partire in ultima griglia: mettetevi più avanti possibile, evitate di fare le ripetute in partenza. A me è successo il primo anno, era la 35° edizione: c’erano 8.500 persone e partivo tra gli ultimi. Sono stati 5 km d’inferno, fatti di accelerate appena vedevo uno spiraglio tra la calca e frenatone, con il risultato che ho pagato con gli interesse le ripetute… in questo caso ripetute iuvant è davvero off topic.

Per chi invece vuole affidarsi agli angeli di Julia Jones, ho deciso di non dare direttamente suggerimenti, ma di farceli dare da chi in prima persona ha vissuto l’esperienza sia da corridore sia da pacer, proprio a Venezia. Lascio quindi la parola all’amico Andrea, con una mini intervista. Sottolineo solo un fondamentale particolare: i pacer tengono il tempo dallo sparo, non dal passaggio del portale di partenza. Ciò significa che se siete in coda a diversi minuti di distanza, quei minuti il pacer ve li farà recuperare.

Come vive la gara un pacer?

Fare il pacer è uno strano bilanciamento emozionale: pur sapendo che si correrà ben sotto i propri limiti, si affronterà in ogni caso una maratona e bisogna essere pronti a dare forza emotiva a chi ti circonda,  come un fratello maggiore. Per 42,195 km  bisogna anche saper affrontare una marea di possibili inconvenienti con la responsabilità che in gioco non c’è il proprio tempo, ma la gara di decine di persone che la stanno mettendo nelle tue mani. Quando poi fai il pacer delle 4h, l’aggravante è che sei sul filo del sogno, un po’ come per la prima volta si supera il moribondo (10 km sotto 1h).

Nel viaggio ci sono diversi tipi di compagni di avventura, i principali sono: i chiacchieroni, gli impanicati e i silenziosi che stanno nel fondo del gruppo a fare il loro compitino concentrati. Io come sempre chiacchiero e cerco di capire le sensazioni dei compagni di gruppo, a placare entusiasmi eccessivi nel primo pezzo e a dare la carica quando qualcuno dà segni di resa: uno psicologo si divertirebbe molto a fare questo compito, o ad osservarlo da vicino.

Poi ci si incarica di piccoli compiti, con i miei soci a Venezia distribuivamo l’acqua ai ristori così da non rallentare l’andatura e non rischiare defezioni, per poi ripartire accelerando un paio di centinaio di metri per tornare in cima al gruppo dove lasciavamo uno dei tre alfieri.

Che rapporto si instaura tra un pacer e i suoi inseguitori?

Come dicevo, il rapporto è molto vario: c’è chi ti chiede vita morte miracoli, chi ti domanda del tempo personale, chi ti racconta storie di maratone e chi ti aggiunge su Facebook sulla linea del traguardo, ti scrive ringraziandoti per la vita. C’è anche chi non ti rivolge parola tutto il tempo. Molti ad esempio gli stranieri con “cuffiette” dimensione deejay che sono totalmente assenti (e sono fuori regola, ndr). Con un personaggio addirittura abbiamo fatto una videochiamata in diretta da Mestre.

La cosa davvero emozionante sono gli abbracci all’arrivo, specialmente con chi si è riusciti a tirare nei momenti di maggiore difficoltà tipo il ponte del parco San Giuliano o l’infinito Ponte della Libertà. All’arrivo la tensione di tutti scema, mollando i freni dell’emotività e spesso scappa anche qualche sana lacrima.  

Qualche consiglio per i neofiti per affrontare la distanza regina, magari per la prima volta?

Il primo ovvio è non strafare. In cuor nostro sappiamo quanto valiamo come ritmo, in maratona non si può “provare”, uno troppo azzardato costa energie, finite quelle il resto della gara diventa un incubo.

Non strafare, neanche per raggiungere i palloncini di riferimento: i Pacer dovrebbero (e lo facciamo ai comandi di Julia Jones) arrivare al cronometro dal tempo dello sparo, quindi se avete come obiettivo le 4h e partite dall’ultima gabbia non scapicollatevi a beccare chi parte dal fondo della seconda, piuttosto teneteli d’occhio in lontananza e ricordatevi che il real time è quello che il nostro orologio dà sotto l’arco di partenza! Se invece ne avete abbracciate la compagnia: in genere stiamo sotto ritmo per 2/300 metri così da recuperare più runners possibili.

Consiglio tecnico da “specialista”: integrare acqua dal primo all’ultimo ristoro anche fosse fresco, integrare con gel di carboidrati ogni 45’, massimo ora. Qualsiasi carico di carboidrati si sia fatto nei giorni precedenti, mantenere la glicemia è molto utile e 100 Kcal in più non ci farebbero sicuramente ingrassare.

Rimanere caldi prima della partenza con una felpa vecchia o una tuta da imbianchino usa e getta, e non è obbligatorio gettarla prima dello sparo, mi è capitato di gettare al quinto abbondante, ma il 2012 fu un anno pazzesco…

Quando sarete sul Ponte della Libertà non fatevi ammaliare dalla sagoma di Venezia, è lì bella ed eterna (si spera) ma ancora lontana, troppo per guardarla, testa bassa!

Ma il mio consiglio definitivo è di divertirvi, la gara è “solo” una festa di fine allenamento, sorridiamo ai fotografi, balliamo le note e applaudiamo i gruppi che animeranno la strada, e godiamo la bellezza della Maratona di Venezia, Stra, la riviera del Brenta, il centro di Mestre rinato. Appena mettete piede sulla prima isola veneziana, sappiate che da lì in poi non vi fermerà nessuno: godiamoci gli applausi in piazza San Marco, diamo un cinque ad ogni bambino sporto, chissà gli cediame un briciolo di eroismo e ne riceviamo una carica di energia positiva.

Poi il lunedì mattina con la medaglia al collo ci chiederemo se sia stato davvero così facile…

Grazie ad Andrea per il prezioso contributo: è bello vedere come tante delle cose che abbiamo condiviso in queste settimane ritornino nelle sue parole.

Che resta da fare: attenzione agli orari, specie da chi arriva da lontano o che deve usufruire dei mezzi pubblici. Attenzione al meteo, in particolare tra venerdì e sabato, perché potrebbe essere necessario ricalibrare l’abbigliamento. Consiglio spassionato se piove: abbigliamento più tecnico/attillato possibile in modo che l’acqua dreni facilmente e un cappellino che possa ripararvi la vista, un vero toccasana. Si evitino come la peste antivento o similare non traspiranti: il corpo non respira e non è in grado di smaltire il calore della corsa, meglio prendersi acqua. Il corpo per termoregolarsi (sia raffreddarsi che scaldarsi)  consuma calorie, tenetene conto.

Per quanto riguarda le previsioni del tempo per Venezia ho chiesto supporto ai ragazzi di Centro Meteo Italiano, ecco il loro parere tecnico:

Dopo la compagnia dell’anticiclone che ha caratterizzato con tempo più estivo che autunnale questa metà di ottobre, nei prossimi giorni la situazione potrebbe tornare a farsi più dinamica, con dunque la possibilità che correnti più fresche e instabili possano riaffacciarsi sul panorama italiano portando qualche pioggia come anche un generale calo delle temperature. In particolare, nel fine settimana su Venezia il tempo potrebbe andare incontro ad un generale peggioramento, con l’arrivo di piogge anche intense soprattutto nella giornata di domenica, nonostante i modelli siano ancora incerti sull’orario di arrivo delle precipitazioni. Ad ora non si possono ancora conoscere i dettagli esatti per quello che riguarda il meteo per la prossima domenica, quindi seguite tutti i prossimi aggiornamenti in cui la situazione andrà man mano delineandosi.

Ho sbirciato i vari meteo online in queste ore e tutti confermano instabilità: chi chiama pioggia dopo le 15, chi già da mattina. Consiglio personale? Prepariamoci psicologicamente e a livello di attrezzatura per la pioggia: al massimo si corre in costume e infradito!

Dai che ci siamo, l’avventura è già iniziata, anzi è iniziata da mesi.
Ultimissimo consiglio: festeggiamo il nostro traguardo!

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