La gara e la preparazione: ansia?

La gara e la preparazione: ansia?

Riccardo Mares

“Sai ho iniziato a correre. Si lo faccio solo per mantenermi un po’ in forma. Niente di più”. Quante volte ho sentito queste parole, nonostante io non abbia ancora una carriera da runner decennale. Più la sento più mi viene un sorriso, quel sorriso che è un mix tra “Che cavolo stai dicendo Willis” e […]

24 Settembre 2018

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“Sai ho iniziato a correre. Si lo faccio solo per mantenermi un po’ in forma. Niente di più”. Quante volte ho sentito queste parole, nonostante io non abbia ancora una carriera da runner decennale. Più la sento più mi viene un sorriso, quel sorriso che è un mix tra “Che cavolo stai dicendo Willis” e mago Merlino che guarda qualcosa che ha già visto nei suoi viaggi nel futuro.

Correre è una droga: l’ho scritto mille volte, l’hanno scritto in tantissimi. Non appena passi il confine del “vado a correre ogni tanto” e inizi a pianificare degli allenamenti probabilmente è già troppo tardi e ci sei meravigliosamente dentro fino al collo.

Dalla corsetta alla ricerca online delle prime schede per correre un po’ meglio. Dai primi miglioramenti, che all’inizio non ci si può credere di quanto si migliora in quanto poco, fino alle prima informali garette “in contumacia”, ovvero che le fai contro qualcuno ma che lo sai solo te, dentro di te, che le stai facendo.

Poi parte la fiammella, parte la voglia, si vuole qualcosa in più: senti il desiderio di metterti in competizione, alla fine siamo delle bestie. Arriveranno gli avversari che ti selezionerai te: amici, conoscenti, gente che vedi in gara e magari ti da fastidio come sono vestiti e vuoi batterli. Insomma una vera e propria sfida anche se l’avversario più temibile in fin dei conti lo conosci benissimo: sei tu stesso, siamo noi stessi.

Gara dopo gara, finché senti che nei hai, finché stai fisicamente bene e non hai impicci fisici, cercherai di migliorare il tuo PB (Personal Best). Un secondo, un minuto, dieci minuti: al taglio del traguardo inesorabilmente guarderai il tuo sportwatch o il tuo smartphone e cercherai di capire come è andata. Un po’ alla volta avrai esperienza nelle gare e ti capiterà, come è successo a me, di non guardare l’orologio e di orientarti coi pacer o con i timer in giro per il percorso. Ricordo ancora Bologna l’anno scorso (quest’anno saltata per piccoli problemi a un piede) che ho guardando il mio 645 alla partenza per accenderlo e all’arrivo, quando incredulo ho visto lampeggiare un PB inaspettato.

La gara è sicuramente un impegno fisico di spessore, ma testa ed emozioni sono spesso a farla da padrone. Prima, poco prima, durante e dopo. Un crogiolo (qui sento la voce di Elio) di sensazioni che rimbalzano tra femorali e amigdala, tra polpacci e fuc*in’ brain machine.

Il periodo pre gara è abbastanza sereno. Specie se seguiti da un professionista (scelta consigliata per migliorare e limitare danni) le cose vanno solitamente in serenità: si segue la tabella, alternando tra giornate in cui siamo il capo della banda a giornate in cui si mette in dubbio allenamento, gara, se stessi e l’esistenza di altre forme di vita.

Poi arriva la notte prima degli esami, la settimana prima della gara. E’ una settimana particolare: si riduce il carico di lavoro anche del 50%, si cerca di rilassarsi, si pianifica la strategia di gara. Soprattutto per gare lunghe, dalla mezza in su, improvvisare è totalmente sconsigliato: è necessario definire almeno un passo di base ed è necessario proprio in questa settimana cercare di ascoltare il proprio corpo e capire quanto può dare per una, due, o tre quattro ore… o forse di più.

In gara succede la magia: se non ci prende il panico siamo più forti, più motivati. Spingiamo assolutamente di più e il nostro passo può migliorare anche del 10-20%. Figata? Si certo, ma bisogna porre assolutamente attenzione perché è un gatto e la volpe che può costarci cara. Più lunga è la gara, più è necessario tenere a freno il proprio entusiasmo e tenersi eventuali riserve di energia per gli ultimi km per the last mile.

L’attimo prima dello sparo, in griglia di partenza, è un formento. L’agitazione è a mille: c’è chi si concentra sulle cuffiette, chi saltella, chi cerca di allungarsi in spazi minutissimi, chi si dispera perché l’agitazione lo porta a fare la pipì. Personalmente tendo ad agitarmi abbastanza e cerco di calmarmi scherzando con chi mi è attorno… ma non sempre gli altri sono così contenti della mia allegria. Poi il count down e boom… si parte.

Dalla griglia al taglio del traguardo è tutto un attimo. Un continuo alternarsi di emozioni: dal supereroismo prima del via ai momenti di crisi, raccontati benissimo in un post de Il Turbolento (aka Roberto Delfanti) proprio per EnduMag. Se all’inizio bisogna mantenere la calma, nelle fasi più difficoltose è necessario scavare dentro se stessi e trovare la forza di proseguire e non mollare, con la lucidità di capire quando è ora di fermarsi. Ed è lo stesso Roberto a darci un ottimo esempio di cosa vuol dire confrontarsi con la realtà, in questo status su Facebook,  in cui ci racconta il ritiro da una delle gare più dure del mondo, la Tor des Geants (TOR).

Quando capita a me la crisi cerco di attaccarmi a cose semplici tipo:

  • il mio bimbo (l’hai letto vero???)
  • le difficoltà superate durante gli allenamenti
  • qualcuno… potrebbe essere chiunque: uno che corre storto, uno brutto, uno … insomma siamo sempre così critici, sicuramente possiamo convogliare la nostra acidità giudicante per trovare una persona che non può assolutamente starci davanti
  • il pubblico e soprattutto i bimbi che danno il cinque, vera carica di energia positiva

Poi c’è il traguardo, lo scoppio di emozioni che non mi metto nemmeno a descrivere, ognuno lo deve vivere a proprio modo.

Infine c’è il post traguardo, una sorta di velata tristezza che giunge appena ci si rende conto che la gara è finita, che abbiamo dato quanto dovevamo dare ma che adesso non siamo più in gara. E’ folle, ma prima di scriverlo mi sono confrontato con tanti amici e non sono l’unico a cui succede. L’unica vera soluzione è… pianificare un’altra gara.

Grazie se sei arrivato fin qui nella tua lettura. Mi piacerebbe tanto conoscere le tue emozioni pre-durante-post gara: i commenti sono a tua completa disposizione.

Dimenticavo un’ultima cosa: nel post ho volutamente citato otto famose canzoni, vediamo se le indovini tutte. Al massimo condividi il post e fatti aiutare dai tuoi amici, anche non runner.

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Consiglio personale. Uno: pensa a divertirti. Due: pensa a dibertirti. Tre: fino al 7° km circa tieni un tempo modesto e ascoltati Quattro: apri il gas, tutto Cinque: ti sei divertito? Altrimenti parti dal punto uno. Se si invece riparti dal punto uno :)

Riccardo Mares - 2019-09-29 00:26:45

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