Paura delle acque libere? Prova queste strategie
Si può essere nuotatori principianti o esperti, ma le acque libere evocano spesso tante paure e al momento del tuffo immancabilmente diversi pensieri affollano la mente.
Il fondale non sempre è visibile, le onde possono rendere difficoltosa la nuotata e la respirazione, l’acqua può essere fredda o calda, e creare comunque disagio. Nel mare o nel lago spesso ci si può imbattere in alghe e pesci ed è necessario trovare dei punti di riferimento per poter tenere la traiettoria. Le correnti possono far deviare dalla rotta, il sale può generare frizioni in zone delicate a causa dello sfregamento e, cosa più insidiosa, la mente può giocare brutti scherzi.
Insomma, variabili oggettive e psicologiche possono generare pensieri negativi che però possono essere gestiti. Vediamo come.
Strategie alle variabili oggettive
Chiariamo subito che nessuno può improvvisarsi nuotatore in acque libere. Occorre pianificazione e preparazione.
In qualsiasi gara o allenamento in acque libere, occorre essere già nuotatori con sufficiente esperienza in vasca di modo da conoscere le sensazioni del proprio corpo e la sua reazione alla stanchezza. E questo va imparato solo nuotando. Possiamo però mettere in atto una serie di strategie pratiche che ci possono aiutare a sentire più confidenza:
- allenarsi a respirare da entrambe le parti aiuterà a proteggere ogni boccata d’aria in caso di onde, e gli occhi dal bagliore del sole
- utilizzare sempre una boa dal colore ben visibile che indicherà la nostra posizione a eventuali imbarcazioni, ma soprattutto garantirà un appoggio in caso di necessità: crampi, un momento di crisi o la stanchezza possono cogliere anche i migliori. La boa aiuterà a sostenersi, a darsi il tempo di riprendersi o chiedere aiuto se necessario
- se possibile farsi sempre accompagnare da un allenatore o amico su una canoa o una piccola imbarcazione. La sua presenza aiuterà a sedare le paure, farà sentire più confidente e potrà motivare portando l’attenzione soltanto sull’allenamento. Se si è in gara, pensare sempre che ci sono le canoe dell’organizzazione a supportarci e basterà un cenno per farle accorrere
- l’utilizzo della vaselina nelle zone dove lo sfregamento è più intenso è fortemente raccomandata, specialmente se si utilizza la muta. Ascelle, collo, interno coscia sono le zone delicate da proteggere maggiormente. Evitare dolori e fastidi che possono essere prevenuti è d’obbligo, così come anche proteggersi dal sole, soprattutto in estate, con una buona crema solare
- utilizzare sempre cuffia e occhialini. La cuffia renderà visibili, proteggerà la testa dal sole ed eviterà che i capelli creino sensazioni strane dando l’impressione di avere toccato un’alga o chissà che altro durante la nuotata. Gli occhialini proteggeranno gli occhi e permetteranno di vedere meglio
- se si teme il fondale profondo o scuro, nuotare con la testa leggermente alta, sul pelo dell’acqua. La luce entra in superficie e si potrà vedere quello che si ha davanti anche con la testa sommersa. Ricordarsi di controllare i punti di riferimento che si sono presi prima di partire (qualcosa sulla costa, una boa, una imbarcazione) alzando la testa ogni 5 o 6 bracciate. La corrente, le onde, una direzione errata possono allontanare dall’ obiettivo
- se si è in gara e si è poco esperti, evitare gli eventuali colpi di altri atleti alla partenza posizionandosi in fondo
Strategie alle variabili psicologiche
E se un momento di panico ci sorprende mentre si è in acqua?
Ricordarsi che una parte del nostro cervello, la più antica e irrazionale, ha lo scopo di farci entrare in modalità protezione dai pericoli, lotta o fuga. È proprio quella che entra in gioco nel momento in cui riceve segnali di pericolo: ho toccato qualcosa in acqua, non vedo il fondo, sono solo.
Appoggiarsi alla boa, lasciare sfogare il proprio inconscio per qualche istante e assecondare il respiro. Dopo qualche minuto si riprenderà il controllo: ricordiamoci che stiamo solo nuotando!
Parlare con sé stessi: questo aiuterà sia in casi di paura improvvisa che nei casi in cui ci si sente sopraffatti dalla stanchezza. ‘Mi sono allenato bene’, ‘non c’è nulla che possa sorprendermi’, ‘so tenere il passo’ sono le frasi che ci possono aiutare nei momenti di buio.
Ricaricarsi pensando a tutto quello che si è fatto per essere lì e, durante la gara o il percorso, procedere passo per passo, magari dividendo il tragitto in parti: in questo modo sembrerà più breve di quanto si pensasse.
In inglese, il nuoto in acque libere viene definito ‘wild swimming‘, nuoto selvaggio, per indicare il legame tra questo sport e la natura. Con la corretta preparazione e le giuste precauzioni si può cogliere la sfida e fare in modo che questa diventi una passione irrinunciabile.
Sara Spallazzo – Antsy
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Credits: @Gianluca Seazzu, @Matteo Oltrabella per TriO Events
Plinio Ranaldi - 2023-09-04 20:19:02