Cicloturismo: quali rapporti per le lunghe distanze?

Cicloturismo: quali rapporti per le lunghe distanze?

Silla Gambardella

Quando la bici è carica di borse, le distanze e le ore in sella si allungano, diventa fondamentale scegliere bene i rapporti per “salvare” le gambe. Ecco qualche consiglio per orientarci nella scelta.

2 Maggio 2023

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La scelta dei rapporti è qualcosa di molto soggettivo che dipende dalla potenza muscolare del ciclista e dalla sua abitudine a prediligere frequenze di pedalata più o meno elevate. Ma su un punto ci si può trovare d’accordo: una pedalata più agile affatica meno i muscoli. E questo è fondamentale per chi in viaggio pedalerà (quasi) ogni giorno.
Inoltre c’è da considerare che più la bici è carica, più si fa fatica a spingerla: i rapporti agili aiutano a muovere una bici pesante, così come aiuterebbero a pedalare in salita.
Insomma, i rapporti agili sono da prediligere, anche perché la muscolatura (e soprattutto i tendini) vengono salvaguardati con minore rischio di infortuni sulle lunghe distanze.

Rapporti agili: facciamo parlare i numeri

Ipotizziamo di percorrere una salita di 10km con una pendenza costante del 5% a una velocità di 22,5 km/h. E facciamolo con due bici diverse, dove una delle due pesa due chili in più dell’altra. Ebbene, lo stesso ciclista, per mantenere la stessa velocità con la bici più pesante, dovrebbe spendere 6,9 watt di potenza in più. Oppure, se utilizzasse la stessa potenza, sulla bici più pesante impiegherebbe 34” in più.
L’aumento di peso si traduce o in un ritmo più lento, o in un wattaggio maggiore. E poiché sulle lunghe distanze non ha senso spremersi a wattaggi da gara, ecco che andremo più lenti. Motivo per cui i rapporti più agili ci aiutano a salvare la gamba. 

In generale, un chilo in più sulla bici corrisponde a una riduzione della performance dell’1,2%. Se la nostra bici da viaggio pesa 4 chili in più della nostra bici da corsa, possiamo considerare di montare rapporti almeno il 5% più agili. Si è scritto ‘almeno’ perché finora si è considerato come dato solo il peso della bici. Poi si dovrà anche considerare il fatto che in viaggio si utilizzeranno copertoni più larghi e meno scorrevoli e che si terrà una velocità più tranquilla.

Monocorona, doppia o tripla?

Ecco uno dei temi più dibattuti: quante moltipliche utilizzare su una bici votata al viaggio?
Premesso che è tutto molto soggettivo, ci sono alcune considerazioni da fare.
Le moltipliche triple avevano un senso quando esistevano pacchi pignoni da 7 o 8 velocità. Ora che lo standard è 11 o 12 velocità, tre moltipliche sono superflue.
Il monocorona è una soluzione molto impiegata sui recenti modelli di bici gravel e da viaggio, in combinazione con un pacco pignoni da 11 o 12 velocità, con rapporti che incrementano anche di 3-4 denti per i pignoni più agili.
Si può così coprire un’ampia gamma di sviluppi metrici, pur avendo notevoli differenze tra un rapporto e l’altro (cosa che a volte non è apprezzata da tutti i ciclisti).
Un altro vantaggio del monocorona è che elimina i comandi dell’anteriore, con una riduzione di peso e una sicurezza in più: quello che non c’è, non può rompersi! 

La doppia corona ha il vantaggio di poter disporre di un numero di rapporti maggiore e più ‘ravvicinati’, ovvero con minore differenza di sviluppo metrico tra l’uno e l’altro.
A questo punto: a voi la scelta!

Per saperne di più: Manuale completo per viaggiare in bici, di Silla Gambardella

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