La respirazione nello stile libero

La respirazione nello stile libero

Mauro Lanzoni

Sembra semplice e naturale, in realtà la respirazione in acqua va imparata e infine applicata con coscienza. Vediamo come.

10 Agosto 2023

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‘Se non si respira non si vive, se si respira male si vive male’: questo vale per tutti gli esseri umani sulla terra ferma, figuriamoci in acqua. La respirazione nello stile libero è forse la più complessa da strutturare perché richiede un perfetto incastro di ritmi e movimenti.
Impostare un ritmo respiratorio corretto rappresenta quindi il primo passo da affrontare per poter instaurare una confidenza piacevole (o quantomeno accettabile) con l’acqua.

La respirazione in acqua

La respirazione corretta in acqua rappresenta per molti un ostacolo da superare perché spesso si nasconde nell’inconscio, legata magari a qualche brutto ricordo del passato e mai elaborato. Da uno spiacevole impatto con l’acqua nell’infanzia, si strutturano inconsapevolmente dei limiti all’efficacia della nuotata e degli impedimenti a una corretta evoluzione della tecnica, nonché alla consapevolezza dei propri gesti.
Questo brutto ricordo si manifesta come un riflesso dettato dall’istinto di sopravvivenza che, a livello meccanico, si traduce nell’incapacità a respirare correttamente.
In ogni caso, qualunque ne sia la causa, ciò che conta è riuscire a individuare il problema e intervenire con soluzioni efficaci.

La resistenza dell’acqua

A livello inconscio, l’essere umano in acqua individua l’inspirazione come ‘buona’ e l’espirazione come ‘cattiva’. Buttare fuori l’aria, infatti, viene elaborato come una ‘perdita’ e così l’espirazione avviene quasi per caso, in modo poco efficace.
In pratica, quello che si pensa di fare non è esattamente quello che in realtà si fa. Non è semplice sviluppare un percorso di consapevolezza relativo a una respirazione davvero efficace, e ancor di più vincere vecchi blocchi psicologici.
Ma non è impossibile.

Occorre innanzi tutto prendere coscienza di ciò che si sta realmente facendo e confrontarlo con ciò che si pensa di fare. Per imparare a soffiare forte bisogna vincere una resistenza sia psicologica (fare qualcosa di ‘cattivo’) che fisica. La densità dell’acqua, infatti, è circa 800 volte quella dell’aria. Se questo dato risulta poco comprensibile, basta provare a mettere una mano fuori dal finestrino dell’auto quando si viaggia a 100 Km/h. La resistenza percepita (legata all’aria) risulta però ancora lontana da quella che l’acqua impone, sia all’avanzamento del nostro corpo che all’uscita dell’aria dalle nostre vie respiratorie.
Se l’espirazione in acqua viene effettuata con la stessa bassa intensità con cui espiriamo nella vita terrestre, non raggiungerà mai lo scopo desiderato. Occorre quindi utilizzare la muscolatura respiratoria con intensità diversa per ottenere un’espirazione utile. In poche parole: bisogna vincere la resistenza dell’acqua!

Esercizi utili per imparare a respirare

Per arrivare al risultato desiderato si possono fare:

  • esercizi respiratori basici, da seduti o da distesi, forzando semplicemente la fase espiratoria
  • oppure si possono utilizzare altri stili di nuoto per prendere coscienza dei ritmi e dei movimenti. Ad esempio si può nuotare a rana e impostare una respirazione che preveda una forte e lunga espirazione, con l’accortezza di tenere i pollici uniti in fase di distensione, muovendo poi le mani insieme al sollevamento della testa, per favorire un ritmo corretto del movimento. Se i pollici non restano uniti in fase di distensione, la bracciata partirà prima che la testa si sollevi e l’espirazione si accorcerà fino quasi ad annullarsi: l’espirazione verrà effettuata in modo sbrigativo giusto prima dell’inspirazione, a viso già uscito dall’acqua

pollici uniti in fase di distensione stile rana

  • il dorso può essere utilizzato per impostare un ritmo della respirazione coordinato con quello della bracciata.
    Se ad esempio a stile libero si respira con preferenza sul lato destro, durante lo stile a dorso effettuare l’inspirazione ogni volta che il braccio destro esce dall’acqua, ed effettuare l’espirazione ogni volta che il braccio sinistro esce. L’obiettivo è rendere la respirazione continuativa e senza blocchi, in modo che anche la bracciata sia continuativa e senza pause.
    È la respirazione, dunque, a determinare il ritmo della bracciata.

La respirazione nello stile libero

Una volta compreso quello che si riesce e soprattutto quello che non si riesce a fare, si può provare ad applicare allo stile libero qualche accorgimento elaborato negli esercizi precedenti.
Un piccolo suggerimento può essere quello di effettuare a stile libero un’inspirazione molto breve a fronte di un’espirazione più lunga. Se si respira ogni 2 bracciate, l’aria da immagazzinare sarà solo quella necessaria per arrivare all’inspirazione successiva: non ne serve di più.

La respirazione diventa il metronomo che dà il ritmo alla bracciata e aiuta nella coordinazione dei movimenti. Quando l’inspirazione è eccessiva, il meccanismo si inceppa. Se ad esempio si pensa di inspirare esageratamente mentre si corre, la conseguenza risulta subito evidente. La stessa cosa avviene quando si nuota: il risultato sarà l’affanno. L’affanno è la conseguenza di una respirazione inefficace e rappresenta quindi una risposta che richiede fortemente che si formuli una domanda (o più di una…).
Esistono 2 strade da percorrere a questo punto:

  1. perseverare a ‘nutrire’ il problema limitandosi semplicemente a rallentare ritmi ed intensità per sopravvivere, riconoscendo il ‘sotto ritmo’ come naturale;
  2. intervenire e sconvolgere le abitudini affrontando il problema e cercandone la (o le) soluzioni.

Una delle due ha un futuro, l’altra no.

Prendere nota delle risposte e trovare poi le domande è un percorso a ritroso. Una volta strutturata una sorta di tranquillità interiore, la logica di domanda-risposta dovrebbe trovare il giusto equilibrio, permettendo il sorgere di curiosità e approfondimenti derivanti da una conoscenza di sé sempre più approfondita.


Cover: katacarix / Shutterstock.com; stile rana: Real Sports Photos / Shutterstock.com; 

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commenti

Proprio vero ,Trauma da bambino quando i corsi erano direttamente nell'acqua alta o nuoti o nuoti, ora a 50anni suonati mi arrangio a stare a galla e a nuotare però sempre con la paura , non bello sciolto come i miei figli che non hanno avuto lo stesso avvicinamento che ho avuto io.

Stefano Miori - 2023-08-25 13:45:10

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