Yoga per il nuoto: tutti i benefici
È noto che lo yoga si pratica sul tappetino; ma non tutti sanno che questa attività è in grado di sorprenderci davvero una volta scesi da lì. Lo fa quando ci aiuta ad ascoltare le nostre emozioni e le nostre sensazioni. Lo fa quando cerchiamo il suono del nostro respiro per ritrovare il centro. Lo fa quando siamo nel traffico o su una pista di atletica, al supermercato o mentre nuotiamo.
Ed è proprio di questo che parliamo oggi, dei benefici dello yoga per il nuoto, e di tutto ciò che il flow sul tappetino può insegnarci per scivolare in acqua.
Yoga e nuoto: scapole, colonna vertebrale e collo
Innanzitutto lo yoga ci insegna a focalizzarci su una parte del corpo che tendiamo a usare poco: le scapole. Imparare a prendere coscienza delle scapole e dello spazio che le separa ci permette di iniziare a muoverle meglio (e di più). Scapole più mobili = spalle più felici e braccia più performanti.
Quando impariamo a muovere le scapole, in particolare modo ad avvicinarle l’una all’altra (foto), ecco il petto aprirsi come per magia e, come sono solita dire, ‘se il cuore arriva prima, noi arriviamo più lontano‘. Quando lavoriamo sull’aprire e chiudere le scapole vale la regola: scapole vicine inspiro, scapole lontane espiro.
Le flessioni laterali della colonna (foto) sono un altro elemento che ci torna molto utile.
Quando flettiamo la colonna lateralmente, percepiamo il fianco allungarsi. Dall’anca alla punta delle dita della mano è tutto un susseguirsi di millimetri che spuntano come per magia, probabilmente nascosti tra le coste.
Veniamo al dunque: quell’allungarsi sarà lo stesso che andremo a cercare in vasca, quando allungheremo il fianco proprio partendo dall’anca, fino ad arrivare il più in là possibile con le nostre dita e solo allora saremo pronti a immergere la mano afferrando l’acqua.
Ogni millimetro di lunghezza guadagnato si trasformerà in centimetri di vasca percorsi in più per bracciata, che a loro volta si trasformeranno in secondi (se non in minuti, sulle lunghe distanze) strappati al vostro pb.
Nello stile libero il collo è sottoposto a continue rotazioni, quindi prepararlo con dolcezza e con il supporto delle mani è indispensabile (foto).
Quando e come praticare questi esercizi?
Sul ‘come’ non ci sono dubbi: con ascolto e dolcezza. Concentriamoci sulle percezioni e su quello che il nostro corpo ci trasmette. Vogliamo creare spazio e sviluppare consapevolezza. Per quanto riguarda il ‘quando’, l’ideale sarebbe svolgerli prima di entrare in vasca. A dirla proprio tutta, sarebbe ottimale inserirli nella routine mattutina.
Eseguirli almeno un paio di volte alla settimana. Rimaniamo nella posizione di apertura e allungamento una decina di respiri per parte e ripetere 2 o 3 volte.
L’importanza del respiro
Non esiste pratica senza il respiro, ma in effetti non esisteremmo neanche noi senza il respiro.
L’attenzione che lo yoga pone sulla respirazione, ci insegna a trasformarla in un’alleata quotidiana. Imparare a respirare con il diaframma, imparare a respirare abbastanza (quanta gente non respira abbastanza!), imparare a osservare inspiro ed espiro, ci rende padroni dell’ossigeno, il vero motore dei muscoli.
Inspiriamo, lasciando l’ombelico allontanarsi dalla colonna e mantenendo l’addome rilassato, il petto e il costato immobili, poi espiriamo. Portiamo una mano sul petto e una sull’ombelico per ascoltarci meglio e soprattutto, se all’inizio lo troviamo particolarmente complicato da seduti, sdraiamoci e rilassiamoci, mentre, sempre con una mano sul petto e una sull’ombelico, osserviamo la magia.
Buona immersione!
Anna Ghiraldi - 2023-03-10 10:02:44