Una bici da Gravel non è una bici da Ciclocross
Non fatevi ingannare dalle ruote larghe e dall’estetica apparentemente molto simile.
Una bicicletta gravel non è una bici da ciclocross. Tra le due categorie di bici, ci sono differenze sostanziali che le rendono uniche e votate al loro scopo preciso. Ce lo siamo fatti raccontare da Alessandro Guerciotti, figlio di Paolo, e insieme titolari del marchio di biciclette che porta il loro nome. Alessandro svolge anche il ruolo di amministratore delegato.
La storia di Guerciotti nasce nel 1964 quando Paolo e il fratello Italo, rinomati ciclocrossisti, aprono a Milano un’officina di appena 20 mq per la vendita e la riparazione delle bici. Nel 1975 il negozio si amplia e cambia sede, mentre le bici Guerciotti conquistano fama anche all’estero, soprattutto gli USA, dove Guerciotti rifornisce e sponsorizza la squadra americana Ten Speed Drive-Guerciotti. È la prima di una lunga serie di sponsorizzazioni nel ciclismo professionistico.
Il 1983 è un altro anno importante per il marchio. Paolo fonda la Guerciotti Export e distingue l’azienda in due rami: al reparto corse si affianca per la prima volta il commerciale.
A partire dal 2010 Guerciotti è sponsor del Team Selle Italia Guerciotti, che diventa punto di riferimento della disciplina. Nel frattempo, su strada corrono con le bici Guerciotti diversi team professionisti: LPR, Serramenti PVC Diquigiovanni, Androni Giocattoli, CCC Sprandi, Team Bardiani CSF e Caja Rural.
Alessandro, perché è nata la bici gravel?
La gravel non è una meteora o una moda del momento come lo è stato la fatbike. La gravel ha creato una nuova categoria di bici e anche di prodotti, tant’è che oggi ci sono gruppi dedicati al gravel. Dapprima la gravel ha appassionato i biker, che dalla mtb sono passati a divertirsi sulla ghiaia: un modo per continuare a pedalare nella natura ma evitando i track più tecnici.
Dall’altra ha conquistato gli stradisti che in inverno vogliono fare qualcosa di diverso dall’asfalto, o misurarsi su percorsi come le Strade Bianche. Infine, la gravel ha trovato impiego anche tra i commuter urbani che possono muoversi tra rotaie, pavè e marciapiedi sfruttando la comodità delle ruote più larghe, pur godendo di una bici veloce che possono impiegare anche nel weekend per qualche gita fuori porta. Questo fenomeno è esplodo decisamente dopo la pandemia.
Analizziamo ora le differenze tra una gravel e una bici da ciclocross. Partiamo dalla geometria.
La ciclocross ha geometria racing, per competizione, che la porta ad essere scattante e adatta ai cambi di ritmo.
La gravel ha una geometria più endurance, più confortevole. La posizione è più rialzata e il tubo piantone ha un angolo più chiuso, quindi meno perpendicolare al terreno, per attutire meglio i sobbalzi della strada.
E i materiali?
Se parliamo di carbonio, entrambe utilizzano carbonio ad alto modulo (almeno i nostri modelli!). I telai gravel però sacrificano un po’ di leggerezza (poco importante per chi viaggia su sterrato) e sono rinforzati in alcuni punti chiave per essere più resistenti e anche per aumentare il comfort su pietraie, buche, radici.
Ha senso l’alluminio per una bici gravel?
Per il neofita o per chi usa la gravel in città, sì.
Noi abbiamo tre bici gravel in catalogo. La Escape G e la Breda hanno il telaio in carbonio e sono i modelli più votati al racing e a chi fa molti chilometri. La Greto ha invece un telaio in alluminio ed è un ottimo compromesso per chi vuole iniziare e avere una bici di qualità a buon prezzo. Tuttavia molti ciclisti che iniziano a pedalare con l’alluminio, appena si appassionano alla disciplina e cominciano a fare più chilometri virano sul carbonio. Le qualità del composito sono impareggiabili.
Coperture?
Le due bici hanno ingombri diversi. Nel ciclocross, per regolamenti UCI il massimo che si può montare è un tubolare da 33mm di larghezza. Perciò forcella anteriore e forcellini posteriori sono sviluppati per ospitare questa larghezza, non di più.
Sulle bici gravel invece gli ingombri sono maggiori perché generalmente si montano ruote da almeno 38mm, o anche più larghe. Oggi si è arrivati a montare anche coperture da 47mm.
Cerchi?
Le bici da ciclocross utilizzano ruote da strada, quelle dei pro sono ruote per montare i tubolari. Nel gravel invece si usa il copertoncino per questione di praticità e si ricerca una ruota più resistente. Noi montiamo sulle nostre gravel una ruota tubeless ready, che può essere quindi impiegata sia con copertoncini che con tubeless.
Rapporti?
Nel ciclocross sono un po’ più specifici per il tipo di percorso. Nel gravel si predilige una gamma più alta di rapporti, con rapporti anche molto agili, utili sulla distanza o con la bici carica di borse. Per fare un esempio: le ciclocross degli Elite montano una doppia 46/36 oppure un monocorona 42 o 44 (a seconda delle caratteristiche del tracciato) con pacco pignoni fino a 11/32. Nel gravel le bici a doppia corona montano un 50/34 e pacco pignoni 11/36 o anche 11/42.
Manubrio?
Nel ciclocross si monta lo stesso manubrio della bici da corsa. Nel gravel si utilizza sì una piega simile a quella stradale, ma più larga nella parte bassa, per avere più stabilità sul brecciolino. Per quanto riguarda l’attacco manubrio, sulle gravel si utilizza spesso un angolo positivo per alzare la posizione del manubrio e poter pedalare in posizione più rilassata.
Freni?
A disco su entrambe, ma nel ciclocross si usa solo l’idraulico.
Le gravel entry level montano freni a disco meccanici che permettono di abbassare il prezzo della bici e facilitano anche la manutenzione “fai da te” a chi usa la bici in viaggio.
La bici gravel è l’ideale per viaggiare?
Sicuramente. Si trova a suo agio su ogni terreno. Alcune gravel non hanno fori per il portapacchi ma si possono usare per il bikepacking. Altre hanno la predisposizione ai portapacchi, perciò puoi montare anche le borse pannier.
Può essere la gravel una bici per tutto?
Per molti stradisti lo sta diventando. Soprattutto i modelli gravel più racing, come la nostra Escape, che ha un telaio dalle forme aerodinamiche, manubrio integrato e passaggio cavi interno. Su una bici del genere, è sufficiente avere due coppie di ruote, una da gravel e una da strada, e il gioco è fatto.
Silla Gambardella
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