Il Re Mida delle Strade Bianche
Anche che sono passati ormai dieci giorni dall’edizione 2017 della Granfondo Strade Bianche, voglio condividere la mia esperienza. Premetto che l’avevo già fatta l’anno scorso: non c’era il sole, abbiamo preso anche un po’ di pioggia, ma niente a che vedere con le condizioni di quest’anno. Premetto anche che ho partecipato, gli anni scorsi, alla Liegi […]
Anche che sono passati ormai dieci giorni dall’edizione 2017 della Granfondo Strade Bianche, voglio condividere la mia esperienza. Premetto che l’avevo già fatta l’anno scorso: non c’era il sole, abbiamo preso anche un po’ di pioggia, ma niente a che vedere con le condizioni di quest’anno. Premetto anche che ho partecipato, gli anni scorsi, alla Liegi Bastogne Liegi e al Giro delle Fiandre: sarò stato fortunato in quelle occasioni, ma sono passeggiate in confronto con le Strade Bianche 2017.
Scelgo il lungo, nonostante la pioggia
Quest’anno, salvo gli ultimi chilometri, ha sempre piovuto. Pensavo di fare il medio, però poi arrivato al bivio inizio a pensare: ma dai, sono venuto fin qui, cosa vuoi che sia un po’ d’acqua…. e così lascio il percorso corto sulla mia sinistra e proseguo dritto. A occhio direi che metà di quelli che vedo fanno la mia scelta.
Il Re Mida del fango
Macino chilometri (e macino ingranaggi, catena, freni e tutto il resto della bici), e arrivo al ristoro dei 70 km dove cerco di mangiare. Però sono diventato una specie di Re Mida, tutto quello che tocco diventa fango (purtroppo non oro), per cui mangio qualche banana al sapor di terra, un paio di barrette (stesso gusto) e bevo dalla borraccia (mangio e bevo dalla borraccia). E via di nuovo, mentre la pioggia fortunatamente si attenua un po’.
Un sorriso per i fotografi
Gli ultimi chilometri li ricordavo bene già dall’anno scorso: non passano mai. Sull’orizzonte si stagliano il Duomo e la torre del Mangia, ma sai già che sarà ancora lunga. Per farla breve, quando arrivo all’inizio della salita di Fonte Branda ha smesso di piovere e allora, già che ci ho messo una vita, tanto vale farla rotonda: a beneficio del servizio fotografico mi fermo per togliermi l’antiestetico giubbino giallo e lasciare in vista i colori del team. Operazione laboriosa viste le condizioni pietose in cui sono. Alla fine ci riesco e affronto la rampa fra gli incitamenti del pubblico.
Un traguardo da vero campione
Arrivato in cima è un attimo e mi proietto in Piazza del Campo dove, a dispetto delle oltre 5 ore e mezza che ci ho impiegato, non rinuncio all’arrivo a braccia alzate (a rischio caduta in eurovisione date le condizioni del selciato).
Che dire? Ci ho impiegato 50 minuti più dell’anno scorso, probabilmente dovrò cambiare mezza bici (meno male che ho usato il muletto), butterò via l’abbigliamento che ho usato, ho mangiato una tonnellata di terra.. però alla fine… mi sono divertito.
Prossimo anno? Vediamo il meteo!
di Giorgio Franzoni
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