Parigi-Brest-Parigi: una pedalata mitica

Parigi-Brest-Parigi: una pedalata mitica

Lorenza Bernardi

Abbiamo intervistato Stefania Brau, fresca finisher della famosa e antichissima randonnée francese Parigi-Brest-Parigi. E ascoltarla ci ha fatto venire voglia di iscriverci alla prossima edizione…

6 Settembre 2023

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‘Si vede che avevate imballato bene il lato B!’. Questo lo spiritoso commento che la mamma di Stefania Brau, triatleta, ciclista, dirigente d’azienda e responsabile del settore ciclismo di una società sportiva, le ha detto al termine dell’impresa portata a termine, ovvero la Parigi-Brest-Parigi (20-24 agosto). 
Perché effettivamente Stefania e la sua compagna di pedalata, Rachel Rabissoni, nei lunghissimi 1200 km non hanno sofferto di nessun disagio al sotto sella. Merito di una preparazione studiata e testata anche nei minimi particolari.

La folgorazione per la bicicletta, Stefania Brau, l’ha avuta da bambina, appena si è messa in sella su una bici.

Un innamoramento che poi si è trasformato in amore solido, sfociato in una carriera amatoriale da triatleta (predilezione per la frazione ciclistica), con all’attivo tre Ironman e diverse randonnée in giro per l’Italia e l’Europa.

Abbiamo incontrato Stefania giusto al rientro della Parigi-Brest-Parigi, la regina delle randonée, e ci siamo fatti raccontare a caldo la bellezza di questa avventura.
Solo per dare qualche numero: 1200 km, 12000 m di dislivello; 6600 partecipanti, di cui 430 italiani e 36 donne; bilancio consuntivo: 1400 ritirati e 500 arrivati oltre il tempo limite (90 ore).

Stefania, quando ti è saltata in testa l’idea di fare la Parigi-Brest-Parigi?

Dopo il mio secondo Ironman, nel 2019. Avevo voglia di compiere un’impresa lunga, ma senza la corsa, che di solito mi ‘spacca’. Siccome sono innamorata delle randonnée, mi sono detta perché non buttarmi sulla Parigi-Brest-Parigi, che ha un passato storico importantissimo. Pensa che la prima edizione risale al 1891 e questa del 2023 era la sua ventesima edizione.

Quindi, facendo un calcolo, mi pare di capire che è una randonée che non si tiene tutti gli anni…

Esatto. All’inizio si svolgeva ogni 10 anni e potevano partecipare solo i francesi, i randonneur uomini. A mano a mano l’hanno aperta anche agli stranieri e poi alle donne, che però potevano partecipare solo in tandem con un compagno. Come a dire: ‘siete in grado di pedalare così tanti chilometri solo se accompagnate’. Ora si tiene ogni 4 anni.

Adesso per fortuna è aperta anche alle donne. C’è qualche altra limitazione?

Sì, che però riguarda tutte e tutti. Nel senso che per partecipare devi attestare di avere brevetti da 200, 300, 400 e 600 km. Io nel 2022 ho fatto brevetti da 200 km, 300, 400 e 600 km e anche 1000 km, a ottobre. Più lunghi sono i brevetti (che semplicemente sono diplomi di partecipazione a randonnée) più possibilità hai di essere preso alla Parigi-Brest-Parigi e soprattutto di scegliere il monte ore per portarla a termine: 80, 85 o 90 ore. Rachel e io abbiamo ovviamente scelto la 90 ore, per stare più tranquille e viverci questa avventura nel suo senso più puro.

Come si è svolta la tua preparazione?

Sono stati due anni intensi. Il calendario delle randonnée inizia ogni anno con i brevetti da 200 km, poi da 300 km e così via, quindi si riesce a calendarizzare la propria preparazione con gradualità, così da crearsi nel frattempo le proprie statistiche di passo, testare l’attrezzatura, conoscere le proprie esigenze.
Nel 2022, il primo anno di preparazione, ho partecipato a pochi eventi, ma molto lunghi. Quest’anno invece ho usato una strategia diversa, in accordo con il mio allenatore (Valerio Patané. ndr): fare allenamenti frequenti, non troppo lunghi, ma di qualità, per aumentare la velocità del mio passo. In questo modo, in gara, sarei stata più veloce e avrei potuto concedermi riposi più lunghi. Quindi, sostanzialmente, ho pedalato sempre con costanza, tutti i giorni, facendo anche solo un’oretta sui rulli; poi allenamenti di qualità e nel fine settimana il cosiddetto ‘lungo’. Questo mi ha consentito di arrivare all’appuntamento di agosto con una buona dose di energie.

Queste imprese sono già difficili di per sé, dovendo fare i conti con le proprie esigenze. Com’è stato condividere tutto con Rachel? È stato difficile far combaciare necessità diverse, magari riguardo al riposo?

Hai proprio centrato il punto: io ad esempio ho bisogno di riposare tanto e sono una dormigliona, Rachel invece… non ha esigenze! A lei sarebbero bastati dei microsonni; per me invece non sarebbero stati altrettanto produttivi, non riuscendo ad addormentarmi a comando, in poco tempo. Così, di comune accordo, abbiamo deciso di fare un piano di recupero andando incontro alle mie esigenze: abbiamo programmato una sosta lunga dopo le prime 30 ore di gara, facendo ben 5 ore di sonno (sul camper di un amico che ha prestato loro assistenza, ndr) e devo dire che quella strategia ci ha resettate entrambe. Poi, dopo quella super sosta, ne abbiamo fatte altre tre: una di 2 ore, un’altra di 1h e mezza, infine l’ultima di appena mezz’ora, prima dell’arrivo a Parigi.

Come ti sei alimentata?

C’erano ristori ogni 90 km circa, ma in questa gara si paga tutto, dai pasti alla possibilità di dormire sulle brande. Avrei e ho mangiato qualunque cosa ma in tasca non potevano mancare i mustaccioli (ride, ndr), dolcetti sardi che adoro e che tolleravo bene, anche perché, con i loro zuccheri, contribuivano ad allontanare pensieri negativi.

È normale chiederti se ci sono stati momenti di sconforto, dove hai visto l’obiettivo farsi poco nitido…

Proprio a metà gara, tra i 700 e gli 800 km: lì mi sono scoraggiata. Era come essere al 32° chilometro della maratona: il traguardo sembra ancora così lontano e nello stesso tempo le gambe cominciano a patire tanto. Ho dovuto impormi di tornare in un flusso positivo. Per questa impresa, infatti, mi ero preparata anche mentalmente: in passato ho fatto meditazione e training autogeno. E poi avevo degli angeli custodi a cui affidarmi, persone che sento vicine e a cui dedico delle parti del percorso, quelle più difficili.
Ho comunque scoperto che il segreto è focalizzarsi su sé stessi, ma bisogna anche ‘uscire da sé’ e godere ad esempio dei posti che si sta attraversando, aprirsi agli altri. Insomma, un sapiente equilibrio tra interno ed esterno.

Invece, qual è stato il momento più bello?

Ce ne sono stati tanti… L’arrivo a Brest, perché è davvero una cittadina bellissima; poi subito dopo l’ultimo controllo della tappa finale con arrivo a Parigi, dove ci ha sorprese un’alba meravigliosa, tanto che abbiamo rallentato apposta per goderci appieno il sole che sorgeva. E poi in generale l’atmosfera della gara: l’accoglienza dei francesi è stata mitica, a ogni tappa sembrava di essere al Tour de France. C’erano famiglie intere a bordo strada, con le loro sedie, pronte ad applaudirci, banchetti pieni di the caldo, caffè, frutta secca, torte… E questi banchetti rimanevano imbanditi anche di notte, illuminati da una lampada.

Rifarai la Parigi-Brest-Parigi?

È difficile dirlo ora, sono tornata da troppo poco… Ma sì, credo proprio di sì.

Per la cronaca: Stefania e Rachel avevano previsto di arrivare in 88 ore.

Ce ne hanno messe 87.

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commenti

Mitica Ste!!! SUPER!!! e mitica Rachel!!

Sergio Manca - 2023-09-11 18:26:29

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