Alla scoperta delle Alpi Orobie e del Rifugio Benigni

Nasce “idee di viaggio”, una nuova rubrica per scoprire itinerari suggestivi raccontati da persone locali.

Redazione ENDU

Nasce “idee di viaggio”, una nuova rubrica per scoprire itinerari suggestivi raccontati da persone locali. Il primo ospite è Luca Gherardi, un ragazzo nato e cresciuto a Costa Serina, un paesino della Val Brembana in provincia di Bergamo.

Le montagne davanti casa sono sempre state un grande richiamo, ma adesso ha deciso di dedicare al trekking anche la sua vita lavorativa. Oggi ci racconta un percorso sulle Alpi Orobiche e al Rifugio Benigni. E attenzione: ci sarà una parte di racconto molto “selvaggia”!

Per un ragazzo cresciuto in Val Brembana, e che da sempre sente forte dentro di sé il richiamo della foresta, era abbastanza naturale andare sulle montagne che vedeva dalla finestra.

Ma com’è stato il suo approccio al trekking, che adesso si è trasformato anche nel suo lavoro a tempo pieno?

Da sempre è appassionato di fotografia e di video, con cui riprendeva le sue escursioni. Era solo un hobby, poi circa 3 anni fa ha deciso di iniziare a filmarsi in maniera più strutturata, aprendo un canale YouTube dove carica i video dei suoi percorsi.

Spesso la gente gli chiedeva informazioni tecniche sul percorso, per questo i suoi video di YouTube hanno sempre dei consigli pratici, oltre a condividere la parte più esperienziale. Cerca di portare sempre le persone insieme a lui, consentendo così anche a chi per età o condizioni fisiche non può più andare in montagna, e adesso ha deciso di lasciare il suo lavoro da operaio e dedicarsi a tempo pieno al ruolo di guida.

E quindi oggi Luca ci porterà in montagna con sé. In particolar modo, ci racconta del percorso fino al rifugio Benigni, inserito all’interno del Sentiero delle Orobie occidentali, in provincia di Bergamo.

Come si è visto dal suo racconto del percorso verso il Rifugio Benigni, la grande passione di Luca è cercare di avvistare più animali selvatici possibile.

Come avvicinarsi e fotografare un animale selvatico?

Gli animali hanno tutti un cerchio all’interno del quale non permettono all’uomo di avvicinarsi, ma cambia da animale ad animale. Ci sono modi giusti per osservare gli animali, Luca ci spiega quali, e come lo fanno sentire questi incontri. Ma i consigli che Luca è pronto a dispensare non si limitano a come fotografare un animale selvatico.

I tre accessori fondamentali che Luca consiglia sono:

  • Sacchetto per raccogliere rifiuti
  • Borraccia (sempre per questione ecologista)
  • Binocolo

Il binocolo inserito tra gli oggetti immancabili ci svela i motivi profondi che hanno spinto Luca al cammino: osservare gli animali selvatici e tutto quello che consente di connettersi ancora di più con la natura, vero motivo per cui Luca si è messo in cammino.

E quindi, perché si è messo in cammino?

“È il richiamo della natura. Siamo abituati a ritmi folli, anche a lavoro in fabbrica ero martellato. Quando sono in mezzo alla natura invece è l’opposto: sono al silenzio, nella tranquillità, riesco a sentire gli odori. A casa è tutto accelerato, rumoroso, si perde il senso del presente. In natura invece, in base alle stagioni vedi cose diverse. Ti senti collegato a tutto, ti senti piccolo (visto dal drone ad esempio): il nostro ego si sgonfia, torni a una dimensione più umana, più integrata nella natura, importante come tutto il resto che è collegato a ciò che hai attorno. Noi stessi abbiamo una nostra motivazione per essere qui, ma dobbiamo rispettare il cerchio naturale: basta un piccolo danno e possiamo creare conseguenze devastanti.

Tutto ciò è nata come una passione, diventerà forse un lavoro, ma io lo faccio perché sto bene: quando vedo un animale selvatico, tutto il resto si annulla. In quei momenti capisci cosa è veramente importante: siamo felici quando non abbiamo nulla di materiale, ma ci possiamo godere la natura”. 


In collaborazione con: Volkswagen veicoli commerciali

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