10 consigli per pedalare asciutti e caldi

10 consigli per pedalare asciutti e caldi

Andrea Toso

Pescare l’abbigliamento giusto per lo sport all’aria aperta è un sempre terno al lotto, se non una tombola, ammettiamolo, e più ore si sta fuori e maggiore è la sudorazione, più è delicata la  scelta dei capi da indossare.

12 Dicembre 2018

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L’esperienza altrui ci può venire in aiuto, unita a un po’ di buonsenso e tecnologia per pedalare pedalare asciutti e caldi. Proviamo quindi a stilare un decalogo in 10 punti per matchare le temperature alla nostra prossima uscita in bicicletta!

1) Parto con un’ovvietà scritta sulla carta (ehm monitor), ma fondamentale.
Esiste abbigliamento estivo e invernale, che si differenziano in materiali e trasportabilità. Io stesso nei primi periodi ho utilizzato pantaloncini estivi 12 mesi, utilizzando magari intimo da sci o pantaloni running lunghi sotto, inficiando o mettendo a rischio la qualità di protezione del fondello. I capi estivi si differenziano per traspirabilità e  termoregolazione, cosa inutile in uno invernale che deve trattenere il corpo in temperatura da aria fredda, e non raffreddare da aria calda e sudorazione abbondante.

2) Più che mai nelle mezze stagioni vestirsi a strati/cipolla funziona al massimo, e manicotti e gambali, uniti con uno smanicato, possono completare l’abbigliamento estivo per partire con temperature fresche ma arrivando a ora di pranzo con una differenza importante in gradi. Molto utile anche per granfondo con grandi dislivelli e partenza in primissima mattinata! Personalmente le gambe vengono coperte più tardi possibile visto che essendo sempre in movimento producono più calore e preferisco un pelo di fresco al caldazzo!Poi a un certo momento bisogna cedere al lungo leggermente felpato! Attenzione solo al peso di manicotti e gambali, ne esistono di varie “grammature” per usare un termine sartoriale, con diversi livelli di calore ed impermeabilità.

3) Vestirsi troppo diventa una dipendenza irreversibile, sicuro appena usciremo in pianura padana, ad esempio, avremo l’inevitabile sensazione di freddo più dovuta all’umidità che alla temperatura, ma dopo pochi km, non per niente detti “di riscaldamento” ci troveremo a tutt’altra , e se non avremo sofferto quel brividino iniziale staremo sudando ben più del dovuto, terribile conseguenza di sentire troppo schiena bagnata e doverci coprire ulteriormente.

Un cane che si morde la coda.

4) Le ghette sono una protezione fondamentale per avere garanzia di riuscire a pedalare asciutti e caldi, da vestire progressivamente e, quando presente, mirando il peso ideale per la temperatura prevista. Fino a 5 gradi tendo ad usare copri punta, in neoprene sottile, per poi passare alla ghetta intera più grossa. Attenzione! Come nel caso precedente un eccesso di copertura porterà a ultra sudorazione, bagnato e a sensazione di freddo.

5) Collegato al discorso ghette/puntali c’è l’argomento calze, per climi freddi ancor di più che per i caldi la tecnologia serve a spostare l’inevitabile sudore lontano dalla pelle, e mappature a parte, il materiale da preferire sembra essere la lana Merino, con una enorme e tipica igroscopia, ossia capacità di assorbire liquidi. Quindi i passaggi possono essere:

Scarpa calzino leggero->scarpa calzino merino-> scarpa calzino leggero puntale->scarpa calzino merino puntale-> scarpa calzino merino ghetta neoprene. Ovviamente ho tralasciato abbinamento calzino leggero ghetto pesante perché una struttura di isolamento del genere produrrà grande calore quanta protezione e assorbire il sudore diventa fondamentale!

6) I guanti in molti li usiamo 12 mesi l’anno per aumentare il grip e proteggerci dai morsi dell’asfalto, a discapito dell’eleganza delle mani con palmo candido e dita scure! Un primo passaggio autunnale va a coprire le dita, per poi passare a materiali anti vento fino al neoprene. Utile in caso di guanti in neoprene un “sottoguanto” in seta o materiale assorbente per mantenere asciutta la mano e avere una protezione base quando si togliesse il neoprene, visto che diventa difficile anche agguantare la borraccia talvolta! Spesso torna utile partire con un secondo peso in tasca, nel caso rannuvoli e cali la temperatura o si preveda un aumento delle temperature. Tasche capienti ne abbiamo, no!?!

7) Il corpo è quasi salvo, ma da ciclisti sappiamo che il windchill non perdona, quindi nonostante si sia ben coperti uno strato aggiuntivo per la discesa o per il riscaldamento è una soluzione ideale, e lo smanicato in genere è la soluzione ideale.

8) la testa e le orecchie sono punti delicati, sappiamo che dal capo si può dissipare una gran quantità di valore, non per niente d’estate una spruzzata d’acqua ristora tutto il corpo, no? Quindi prima di arrivare a materiali anti-vento il passaggio ideale sembra essere il cosiddetto “Buff” che oltre ad esser un brand è un tubo di stoffa più o meno pesante che possiamo usare tanto per il capo quanto per il collo, arrivando addirittura a fare da passamontagna, aka “bataclava”, in un’unica soluzione. Esistono poi cuffie antivento per coprire fronte e orecchie, sempre da valutare in base alla temperatura, più che mai l’eccesso di sudorazione darà la sensazione di freddo! Alcuni caschi hanno diverse possibilità di chiusura delle prese di ventilazione, d’inverno diventa un’interessante scelta.

9) Sottinteso ma necessario, sotto alle giacche invernali o autunnali (utilissimi i tagli con maniche corte da completare con manicotti e smanicabili per le lunghe uscite di mezza stagione!) bisogna scegliere un intimo caldo e igroscopico che tenga più possibile asciutta la pelle, la lana merino torna ovviamente in auge, quanto le aziende con disegni mirati al dissipamento del sudore. Credo di essere stato fin pedante (e pesante!) vestirsi troppo ci farà sentire più freddo!

10) Chiudo il decalogo con la protezione finale del volto, già ho accennato del buff, anche un secondo per il collo, anche io pile semmai può essere utile, ma vi richiamo alla tutela degli occhi, tanto dall’aria fredda quanto da insetti e pulviscoli. Socchiudere gli occhi diventa un rischio alla circolazione per cui meglio una lente trasparente o fotocromatica per essere tranquilli.

Le app meteo ci sono sempre utili, ognuno si fida di una diversa, io cerco sempre notizie di umidità e vento che come sappiamo muteranno la sensazione di comfort, specialmente se saremo da soli e non protetti da un gruppo. Il windchill è calcolabile come da tabella che abbiamo già usato nel running, ma in bicicletta con discese a potenziali 50/60 km/h sappiamo quanto diventi fondamentale avere un capo di emergenza.

Photo by Victor Xok

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