Agonista o Amatoriale? Non riscaldarti troppo che il clima cambia
La conferma arriva dal W.M.O. l’organizzazione meteorologica mondiale, che archivia il 2020 come secondo anno più caldo di sempre tra quelli registrati dal 1850, secondo solo al 2016.[1]
Un trend in preoccupante stabilizzazione, evidente già da un paio di decenni nelle manifestazioni outdoor & endurance con il progressivo allungarsi da settembre fino a metà novembre della Stagione sportiva italiana di corsa e ciclismo.
E in attesa di poter tornare a vivere, anche sportivamente, uno spiraglio di normalità, ENDU sta promovendo un massiccio coinvolgimento della comunità scientifica. L’obiettivo è ambizioso ma sempre più improrogabile: favorire quelle pratiche che rendano armonioso il binomio Sport & Ambiente, come testimoniato alla recente conferenza dell’Italian Society for Climate Sciences (SISC) in cui il gruppo di ricerca promosso da ENDU e coordinato dal Prof. Dario Battistel del CINSA (Consorzio Interuniversitario Nazionale Scienze Ambientali), ha presentato il provocatorio lavoro “Sustainable sport in a warmer world”.
“Anche se gli sport invernali possono apparire più vulnerabili al cambiamento climatico, tutte le attività sportive outdoor ne sono interessate”- ricorda Battistel – “Nel 2017, la competizione ciclistica internazionale Cycle Oregon è stata annullata in seguito agli incendi boschivi che hanno devastato la California, l’Oregon e lo stato di Washington”. Ma non solo: “Anche negli sport di endurance, o comunque in tutti quegli sport che richiedono un considerevole sforzo fisico, la salute e la sicurezza degli atleti può essere messa a rischio se persiste un eccessivo tasso di umidità e temperatura. Umidità e temperature eccessive, ad esempio, hanno comportato notevoli ritardi nello svolgimento degli Australian Open di tennis nel 2014 e alla cancellazione della Rock’n’Roll Marathon, che avrebbe dovuto svolgersi a Montreal nel settembre 2017”.
Impatto del clima sulle attività sportive e viceversa: a misurare la “carbon footprint” di 20 discipline sportive, l’Università di Colonia (Wicker, 2019), che ha misurato l’impatto sull’ambiente di più di 7.000 sportivi tedeschi in termini di tonnellate di anidride carbonica prodotta. A contendersi il primato delle attività più impattanti quelle subacquee e quelle relative al golf: con una produzione di CO2 pari a circa il triplo di quella rilevata per corsa e triathlon.
E’ curioso vedere come al carbon footprint cambi in funzione della modalità con cui uno sport viene praticato, a seconda lo sportivo sia Amatoriale, Agonista, a Circuito, Giornaliero e Turista sportivo, come sintetizzato nella tabella seguente:
Abbiamo chiesto un commento a Stefano Caserini, direttore della rivista “Ingegneria dell’Ambiente” e docente di Mitigazione dei Cambiamenti climatici al Politecnico di Milano:
“Il problema del surriscaldamento globale è che è causato da tantissime attività umane, legate principalmente alla produzione e al consumo di energia e alle attività agroforestali e di produzione del cibo. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di contenimento delle temperature, come quelli approvati con l’accordo di Parigi 2015, serve quindi una drastica riduzione delle emissioni in tutti i settori. Tutti devono fare la loro parte, a tutti i livelli, comprese quindi le attività sportive e amatoriale. Servono quindi sia grandi scelte e azioni a livello alto, nelle decisioni sugli investimenti e le strategie industriali verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica; ma anche come persone e atleti abbiamo un quotidiano compito da svolgere, e che ci può far sentire parte della soluzione e non solo del problema.”
Per i lettori di ENDUmag che vogliono approfondire, segnaliamo sulla rivista diretta da Caserini, l’articolo “Sostenibilità ambientale, cambiamenti climatici e attività sportive: una review sul tema”
Il traguardo? Ripensare il mondo sportivo, modellare uno scenario in cui sport, uomo e natura possano convivere in equilibrio, con azioni concrete per abbattimento delle emissioni di CO2, progettazione di impianti a ridotto impatto ambientale, di eventi che integrino efficienza energetica, impiego di materiali e prodotti biodegradabili.
Che lo Sport possa guidare la Società non v’è dubbio, e lo dimostrano iniziative come quelle segnalate da Marco Benedetti, direttore di ENDUlab “Trovo suggestivi gli scenari del report Sport for climate action, il cui intento è quello di coinvolgere quanti più cittadini possibili in azioni di contenimento dei gas serra. E proprio agli sportivi ENDU vorrei chiedere di fare il primo passo/pedalata: riscaldate bene i muscoli… ma attenzione a non surriscaldare il pianeta!”. [2]
Photo by Patrick Hendry
[1] https://public.wmo.int/en/media/news/2020-closes-decade-of-exceptional-heat
[2]D. Battistel, M. Benedetti, P. Cescon, G. Finotto, A. Gambaro, A. Pecci, O. Rossi, “Sostenibilità ambientale, cambiamenti climatici e attività sportive: una review sul tema” in Ingegneria dell’Ambiente Vol. 7 n. 4/2020
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