Corsa e Sacrificio
Dopo che ho letto questo aforisma avevo deciso di non proseguire più nella scrittura di questo post, perché temevo di avere già totalmente perso di credibilità.
Poi mi sono chiesto: in quanti conoscono Joan Fuster (scrittore spagnolo 1922-1992)? Dai su le mani in sala per favore. In attesa delle risposte meglio provare a cercare stimoli in qualcosa di più vicino ai nostri tempi, qualcosa di più cult, più grunge, più… Fight Club:
Il primo sapone fu fatto con le ceneri di eroi, come le prime scimmie mandate nello spazio. Senza dolore, senza sacrificio, non avremmo niente.
Sacrificio. Altra domandina per te: quante volte ti sei guardato dentro e chiesto “PERCHÈ”? A me un po’ di volte è successo, nei momenti più difficili. Mi è successo giusto qualche settimana fa, durante un lungo in preparazione della Firenze Marathon.
I lunghi li faccio praticamente sempre da solo: un po’ per scelta, un po’ per condizione. Quest’anno mi sono fatto accompagnare dalla musica. Però un particolare lungo me lo ricorderò nel tempo che sarà. Sono partito che stavo molto bene: buon feeling con le gambe, buon umore in testa. Dalla partenza sento subito che le gambe girano e non ho bisogno di scaldarmi troppo (e dopo gli anta, caro amico, sono cose con cui devi fare i conti!).
Al 17° km ho iniziato a sentire un po’ di stanchezza, ma non preoccupante. Ho usato la famosa “Tecnica della Panda” (quella vecchia) ovvero ho alzato la musica, ho alzato il mio livello di auto-convincimento. Al 20° un muro, un freno a mano, zavorre alle gambe. Ancora oggi mi chiedo cosa mi sia successo. Ai voglia ricorrere alle sacre tecniche della gestione della crisi. Le gambe non giravano più, la cadenza (che controllo sempre come elemento di qualità con il mio 645 con HRM) in discesa libera.
Le ho provate un po’ tutte: corpo avanti, corpo indietro, rullata diversa, stringi i denti. Niente. E la cosa peggiore era pensare che ne avevo almeno altri 15 da fare in quelle condizioni. La chiamata a casa era assolutamente tra le opzioni escluse. Quindi? Quindi si stringono i denti pensando all’unica cosa positiva che si può pensare: è allenante (cit. The Running Pitt).
Non so se era più alta la frequenza dei mei passi o quella della frase in testa “Chi ca**o te lo sta facendo fare”. Un tam tam continuo del più classico stereotipo dei puppazzetti Angel & Demon posati sulle spalle che litigano, manco fossi Will Il Coyote che almeno avrei avuto Beep Beep da seguire.
Sacrificio. Un esempio plateale. Sono arrivato a casa, con le mie gambe. Sfinito. Non stavo in piedi. Ma sentivo qualcosa crescere in me, qualcosa di più grande di quando faccio un bel tempo o un personale. Avevo superato la crisi, anzi l’avevo battuta: ero riuscito a sacrificarmi per chiudere la partita (conscio che non stavo mettendo a repentaglio la mia salute!!!).
Sacrificio che è alzarsi a orari immani, affinché la tua passione non diventi sacrificio per la tua famiglia, anche se purtroppo qualche volta lo è. Sacrificio che è non guardarti i filmetti di NetFlix la sera perché devi andare a nanna un po’ prima. O anche solo il sacrificio di controllare mangiare e bere, perché mancano 2 settimane alla gara e il rischio è compromettere tutti i sacrifici di prima. Sacrifici di sacrifici.
Sacrifio o investimento? Cosa mi sta dando quello che ottengo? E’ più o meno, sempre fosse quantificabile, di quanto mi porto dentro? Ma allora il sacrificio in realtà è solo un anticipare qualcosa con un fine più grande?
Attendo tue. Ciao caro amico e grazie di essere arrivato sino a qui. Ti lascio una frase di uno che di corsa e sacrificio ne sa a pacchi enormi, sua maestà Kilian Jornet in “Correre o Morire”:
Lo sport è egoista, perché bisogna essere egoisti per saper lottare e soffrire, per amare la solitudine e l’inferno.
Wroom!
Photo by Tomasz Woźniak
Riccardo Mares - 2018-12-05 00:15:06