Corsa e Diario di Bordo

Corsa e Diario di Bordo

Riccardo Mares

Caro diario, mi chiamo Riccardo e mi piace correre. Adoro correre in compagnia, ma raggiungo il mio massimo stato di rilassamento in preparazione di maratona, quando devo effettuare lunghi percorsi a un passo gestibile: la mia mente si sente libera. Non sono impazzito, tanto meno voglio diventare il nuovo Larry Shapiro. Non ho nemmeno intenzione […]

11 Luglio 2018

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Caro diario, mi chiamo Riccardo e mi piace correre. Adoro correre in compagnia, ma raggiungo il mio massimo stato di rilassamento in preparazione di maratona, quando devo effettuare lunghi percorsi a un passo gestibile: la mia mente si sente libera.

Non sono impazzito, tanto meno voglio diventare il nuovo Larry Shapiro. Non ho nemmeno intenzione di dirti che per correre hai bisogno di un diario personale, che solo a scriverlo mi sovvengono i piccoli diari rosa delle amichette delle medie, con tanto di lucchetto per custodire i più gelosi segreti.

Nella corsa, mantenere un diario è una cosa importante. Io lo tengo ormai da molti anni, precisamente da quando grazie a Garmin ho raggiunto il sogno di preparare una maratona: la Venice Marathon 2015. Il mio coach (da remoto) Emiliano aveva bisogno di avere informazioni in più rispetto alle rilevazioni strumentali. Tre anni fa gli sportwatch erano decisamente meno evoluti di quelli odierni e rilevazioni come potenza, virtualizzazione del VO2Max, analisi della frequenza di soglia, … praticamente non c’erano.

Anche oggi, nonostante la tecnologia ci dia moltissime informazioni, è comunque fondamentale in un percorso di crescita avere un monitoraggio delle sensazioni. Così da quel meraviglioso 2015 ho iniziato il mio diario. So che è poco romantico, ma alla carta scritta con penna stilografica ho sostituito un foglio di calcolo di Google Docs. Ogni riga è un allenamento o una gara, in cui annoto i dettagli del workout, le mie sensazioni, dei simboli per gli allenamenti futuri (frena, resta, aumenta, …) e il collegamento al Garmin Connect.

Uno dei campi importanti che segno nel mio diario, imparato dal maestro Fulvio Massini (in fresca uscita del suo nuovo libro Tipi che corrono), è l’indicazione della percezione dello sforzo tramite la scala di Borg (o scala RPE). Borg non è il tennista (Björn Borg) tanto meno un runner professionista, ma è uno psicologo: Gunnar Borg. Agli inizi degli anni 80 presentò questo sistema per permettere alle persone di auto-rilevare il livello di sforzo.

La sua applicazione è estremamente semplice in quanto la scala è un indice che va da 6 a 20 e i suoi valori si possono tradurre in: nullo, estremamente lieve, molto lieve, lieve, discreto, piuttosto intenso, intenso, molto intenso, quasi insopportabile, insopportabile (poi dipende dalle traduzioni).

Così a fianco di ogni allenamento inserisco il numero per identificare le mie sensazioni (più di uno nel caso di allenamenti multi-set). Legato al numero di Borg – senza scendere eccessivamente nel dettaglio – ci sono altri fattori da considerare:

  • in base al tipo di andatura prevista per l’allenamento, ci sono indicazioni sul livello di Borg consigliato: se più basso del previsto ci si sta allenando male, se più alto si è in sovrallenamento e il rischio è di fare un lavoro diverso da quello richiesto
  • studi successivi a quello di Borg hanno dimostrato la possibilità di legare ai livelli da 0-10 le metriche evolute di rilevazione dello sforzo come VO2max e FCmax.

Non ti nascondo che ogni tanto mi capita di aprire i file più vecchi e scorrere le note legate agli allenamenti che ancor oggi mi ricordo piuttosto che alle gare più belle. A volte nelle sensazioni mi scappa la mano (si… amo scrivere, si era capito?) e oltre alle sensazioni fisiche inserisco sensazioni emotive e qualche scivolone linguistico in slang, magari non proprio popolare, ma che rende benissimo l’idea. Così sorrido, a volte ho rimpianti, altre mi sento stimolato a fare di più.

Serve un diario per correre più forte? No, servono allenamenti fatti bene, tempo da dedicare alle attività complementari (stretching, propriocettività, nuoto, corsa, yoga, …), buona alimentazione e – bistrattatissimo tema – un buon coach che ti segua in grado di tradurre risultati strumentali e sensazionali in allenamenti. Poi – elemento fondamentale – per migliorare servono passione e gare: nulla come una gara è così “allenante” e permette di spingerci oltre ai limiti.

Caro diario, anche questa sera ho dedicato un po’ di tempo alla scrittura, sottraendolo dal tempo per dormire, ma sento che condividendo il mio percorso sto aiutando altre persone a innamorarsi del mondo della corsa o dello sport, specie chi non è proprio più adolescente e magari ha già una famiglia sulle spalle.

 

Photo Credits: terimakasih0

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