La dura vita del ciclista
Dal “Potrebbe piovere” del parodistico Frankenstein Junior al “Non può piovere per sempre” del tormentato Il Corvo, lo sconfinato mondo delle citazioni cinematrografiche ce ne offre due di stampo meteorologico con cui tanti atleti si sono immedesimati durante la loro carriera.
Il ciclista nella fattispecie è uno degli esempi più lampanti dello sportivo che vive un sottile equilibrio – non solo in sella alla propria bici – tra esaltazione e depressione, date rispettivamente da risultati, forma psicofisica e riscontri esterni. Il tutto può condizionare, nel bene o nel male, anche i rapporti professionali e, non meno importanti, quelli famigliari o personali.
Bene, poi arrivano gli ultimi giorni di febbraio 2020, con in dote il Covid 19 o coronavirus se preferite, e la storia la conosciamo tutti. Un’epidemia che ci saccheggia della propria routine, che non guarda in faccia nemmeno i campioni più fortunati e che dopo più di almeno un mese mina la nostra stabilità economica e mentale.
Quindi tutto sospeso, rinviato o annullato: il ciclismo fa la conta dei danni benchè stia cercando in maniera propositiva di trovare una nuova disegnazione del calendario nella seconda parte della stagione, anche alla luce del rinvio al 2021 delle Olimpiadi di Tokyo.
Tuttavia il mondo del ciclismo professionistico (e categorie sotto) non è l’eldorado monetario di qualche altro sport più ricco, quanto meno per quello che riguardano i contratti di tantissimi corridori o gli investimenti di molti sponsor. E nel campo femminile o giovanile la situazione è ancora più accentuata.
Nel pieno di questa emergenza sanitaria e in un clima sportivo di incertezza generale, per citare qualche esempio sparso nel mondo, c’è Egan Bernal del Team Ineos, re del Tour 2019, che ha dichiarato di non avere stimoli per allenarsi come fino a qualche settimana fa nemmeno sui rulli, oppure c’è Remco Evenepoel delle Deceuninck che si può allenare in strada (in Belgio ci sono restrizioni diverse rispetto ad altri paesi) o infine c’è Sacha Modolo della Alpecin-Fenix che vorrebbe poter uscire in bici ma non può. Se i primi due, rispettivamente di 23 e 20 anni, hanno contratti che scadono per entrambi nel 2023 facendo parte di team tra i più ricchi del World Tour, il velocista italiano invece è in una situazione più complicata avendo il termine del contratto con la sua formazione Professional a fine 2020.
I corridori, abituati a ben sopportare e poi recuperare le fatiche sui pedali, si trovano ora in una circostanza inedita e pertanto per avere una visione più ampia di questa complessa vicenda abbiamo coinvolto Alessandra Cappellotto, vicepresidente dell’Accpi ed Elisabetta Borgia, psicologa clinica-sportiva, docente della Federciclismo e consulente esterna della Trek-Segafredo Women.
“Da quando – spiega Alessandra Cappellotto, ex iridata nel ’97 ed anche responsabile del CPA Women – è iniziata questa quarantena innanzitutto abbiamo sensibilizzato i nostri tesserati, malgrado il DPCM del 9 marzo lo permettesse, di non allenarsi in strada e restare a casa, anche perchè stavano venendo ingiustamente presi di mira con insulti dagli automobilisti. Abbiamo avuto un’ottima risposta da parte dei corridori, tant’è che abbiamo riscontrato come avessero fatto ulteriormente gruppo davanti a queste difficoltà.
C’è stata molta solidarietà di tanti capitani verso i gregari sul discorso contrattuale, ma anche team manager e direttori sportivi hanno mostrato tanta comprensione proponendo tante idee. Una sarebbe quella di allungare la stagione agonistica fino a novembre ma è ovvio che ora la priorità è sapere quando si tornerà a correre. Sarà come rinascere e tutti i nostri ragazzi sentono che stanno facendo parte dello stesso dramma, di una situazione epica per la società moderna.
Inoltre abbiamo fatto tante conference call con UCI (Unione Ciclistica Internazionale), CPA (Associazione internazionale Ciclisti Professionisti), AIGCP (Associazione Internazionale dei Gruppi Ciclistici Professionisti), AIOCC (Associazione Internazionale degli Organizzatori di Corse Ciclistiche) dove stiamo cercando di ovviare ai tanti problemi che stiamo vivendo. Ci saranno tante proposte sul tavolo, tra cui i contratti dei corridori e perchè no, anche un supporto psicologico da fornire agli atleti perchè anche loro, che qualcuno pensa siano dei privilegiati, stanno patendo tantissimo questa situazione.”
Sostanzialmente ‘contestualizzare’ è la parola d’ordine per cercare di vivere al meglio questo periodo anche se la ricetta è quantomai difficile da trovare per la solidità della propria salute mentale.
“Ogni singolo atleta – analizza Elisabetta Borgia, ex ciclocrossista Elite e tre volte campionessa italiana tra juniores e Under 23 – merita un consiglio specifico e posso capire sia uno che pensa alla salute forte di un contratto già garantito sia quello che invece deve pensare al suo futuro lavorativo perchè in scadenza a fine stagione. Non c’è una soluzione, ma se devo fare un discorso più generale mi sento di consigliare di trovare un proprio equilibrio.
Credo molto nel concetto di ‘mindfulness‘, un concetto di riuscire a rimanere nel ‘qui ed ora’ senza giudicare o modificare il presente, anche se è qualcosa di non piacevole, come questo periodo. Diventa fondamentale riuscire a sviluppare dei propri obiettivi quotidiani, non legati a prestazioni o competizioni ma realizzabili e realistici nel breve, medio o lungo termine e che comunque a fine giornata ci rendano soddisfatti. E’ importante mantenere anche una propria routine, simile a quella che avevamo fino ad un paio di mesi fa. Dalla colazione alla sera passando per l’allenamento indoor, dobbiamo cercare di mantenere uno stile di vita attivo, anche perchè ci deve mantenere allenati a livello psicofisico per quando riapriranno i cancelli della vita normale. Non avendo ancora certezze sulle date delle gare sarà difficile pianificare gli allenamenti però resta importante per il ciclista mantenere il rapporto col proprio preparatore per restare in forma e farsi trovare pronto in anticipo quando si potrà riprendere.
In questo momento di attesa, la cosa fondamentale tuttavia è l’approccio che si ha e che può fare la differenza sapendo che può sviluppare o aumentare anche situazioni di disagio o addirittura patologie. I fattori di vulnerabilità legati all’emotività di questo momento ce li abbiamo tutti e questo richiede una forte flessibilità e una crescita personale. Credo che se riusciremo a ‘stare dentro’ a questo disagio ne usciremo cresciuti e i ciclisti si troveranno ad esprimere tutto quello che gli è mancato finora. Ci faranno godere e saranno super gasati, vogliosi di dimostrare quello che non hanno potuto tirare fuori in questi mesi.”
In fondo, dopo una salita, seppur lunga, tortuosa e dura, c’è sempre una discesa e tutti speriamo di iniziare molto presto lo scollinamento.
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