Come alimentare i dispositivi da viaggio in bici?
Bene, siamo arrivati all’ultima puntata di questo percorso che ci ha portati a metterci in sella della nostra bicicletta per compiere il primo viaggio di più giorni sulle due ruote. Tutto è pronto, ma ci siamo resi conto che la tecnologia, che ci è tanto d’aiuto soprattutto per le mappe da seguire, va alimentata. Come fare se non abbiamo la possibilità di ricaricare le batterie ogni sera (magari perché non abbiamo scelto un bike hotel ma dormiamo in tenda o in un bivacco o viaggiamo per molte ore)?
Ecco alcune pratiche soluzioni:
Powerbank
I powerbank hanno diverse capacità: in genere i più piccoli vanno dai 1.500 ai 5.000 mAh; mentre quelli più grandi vanno dai 6.000 fino anche ai 30.000 mAh. Lavorano con una tensione nominale in entrata (quando vengono caricati) di 3,7 V e in uscita (cioè quando vengono utilizzati per ricaricare un altro dispositivo) di 5 V.
I powerbank possono essere connessi al dispositivo da ricaricare anche quando quest’ultimo è acceso e funzionante. Per capire quante ricariche di batteria completa può sostenere un powerbank, occorre conoscere la capacità reale disponibile sulla porta USB di uscita del powerbank e la capacità della batteria del proprio dispositivo e dividere la prima per la seconda.
Facciamo un esempio: un powerbank che ha capacità totale 10.000 mAh, ha una capacità reale disponibile sulla sua porta USB di 7.400 mAh. Quest’ultima infatti è sempre inferiore alla capacità totale poiché la capacità nominale della porta in uscita (5V) è diversa da quella in entrata (3,7). Ipotizziamo che il proprio smartphone abbia una batteria da 2.500 mAh. Con il powerbank si potranno effettuare quasi tre ricariche complete del proprio smartphone (7.400/2.500=2,9).
Per sapere il vero amperaggio disponibile su un powerbank occorre dunque applicare la seguente formula, che mette in gioco le tensioni nominali in entrata e in uscita: 3,7 x [capacità totale powerbank in mAh dichiarata]/5.
Dinamo al mozzo
Le più recenti dinamo alloggiano all’interno del mozzo e producono energia al semplice ruotare della ruota, senza creare pressione sullo pneumatico. È una soluzione costosa ma che presenta una serie di vantaggi.
- Energia anche per i device: l’energia prodotta da una dinamo al mozzo può essere utilizzata anche per ricaricare i propri dispositivi elettronici, tramite appositi alimentatori.
- Bassa manutenzione: la dinamo al mozzo è un corpo chiuso quindi protetto dagli agenti atmosferici. Generalmente una dinamo non ha bisogno di alcuna manutenzione.
- Performance migliore: se utilizzate per accendere le luci della bici, le dinamo al mozzo garantiscono un’illuminazione più omogenea rispetto a una “vecchia” dinamo. Nel secondo caso, infatti, a volte l’aderenza allo pneumatico può non essere perfetta, soprattutto se il battistrada è sporco di fango o bagnato.
- Automatismo: alcuni tra i più recenti modelli di dinamo al mozzo hanno un sensore che accende automaticamente le luci della bici quando ci si trova in condizione di scarsa illuminazione (una galleria o al calare del sole).
- Resistenza minore: la dinamo al mozzo è assolutamente silenziosa e produce una resistenza minore rispetto a una dinamo tradizionale proprio perché non c’è attrito con la copertura. Tuttavia, la dinamo al mozzo è sempre attiva e questo genera costantemente un minimo di resistenza.
La dinamo al mozzo ha bisogno di un minimo di energia per essere attivata. Generalmente è sufficiente pedalare a una velocità di 12-16 km/h in pianura.
Pannelli solari portatili
I pannelli solari portatili sono un’altra soluzione per essere autosufficienti. Si tratta di un astuccio rettangolare pieghevole, sul quale alloggiano diversi pannelli che possono essere in pet o in microcristalli. I primi sono più leggeri, i secondi più efficienti e duraturi.
I pannelli solari permettono di accumulare molta energia e per questo si prestano a ricaricare dispositivi grandi, come un laptop, cosa che invece non si potrebbe fare con un powerbank. Possono essere la scelta migliore per chi ha in programma un lungo viaggio in zone remote e non si fa problemi di peso.
I pannelli solari si possono collegare direttamente al dispositivo da ricaricare oppure a una batteria esterna, che sarà ricaricata e che potrà essere utilizzata successivamente per ricaricare i dispositivi all’occorrenza. La prima soluzione è più efficiente, poiché ogni volta che si trasferisce energia da un dispositivo all’altro parte dell’energia va dispersa.
Nota finale: attenzione alla tensione e alla frequenza elettrica e al tipo di presa elettrica utilizzata nei paesi in cui si viaggia. Assicuriamoci di avere la presa giusta o un adattatore che ci permetta di utilizzare le prese locali. Possiamo consultare la tabella degli standard elettrici nel mondo in cui viene riportato per ogni nazione lo standard o gli standard elettrici presenti.
Per approfondire: Il manuale completo per viaggiare in bici di Silla Gambardella
Credits foto dinamo al mozzo: @The Radavist
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