Marco Vanetti, quattro volte finisher allo Stone Brixia Man
Ci sono diverse gare nel mondo dell’extreme Triathlon ma io ho scelto Stone Brixia Man (3.8km di nuoto, 175 km di bici con 4.700m di dislivello, 42 km di corsa con 2.350m di dislivello.) perché la parte in bicicletta la conoscevo, avendo fatto quelle salite nelle granfondo ed ero rimasto affascinato dal paesaggio.
Il primo anno avevo una paura pazzesca di nuotare di notte e invece è stata un’esperienza fantastica. Solo le luci della riva e delle nostre boe nel buio più assoluto. Sembrava più una seduta di training autogeno che una nuotata, in quei momenti sono entrato in contatto con il mio corpo e il mio spirito.
La bicicletta è assolutamente splendida, si parte dal Lago d’Iseo e si attraversa tutta la Valcamonica fino ad arrivare all’Aprica per affrontare il Mortirolo da un lato più facile che da Mazzo ma altrettanto impegnativo. Dopo la discesa si arriva a Ponte di Legno e da lì si parte per la sofferenza, sua Maestà il Gavia, salita che non perdona e affrontato nelle ore più calde della giornata non aiuta. La strada sale e sembra non finire mai, sai che dopo la galleria è finita ma non scorgi l’arrivo e sembra essere veramente interminabile, ma finalmente quando arrivi in cima, bevi ,mangi ti copri e scendi a velocità fotonica a Ponte di Legno. Di nuovo in Piazza dove c’è sempre un tifo spettacolare e i vari supporter e compagni.
Cambio veloce e si parte per un trail abbastanza impegnativo fin da subito, poco asfalto e belle salite toste dove in pochissimi corrono soprattutto dopo nuoto e bici.
Si corre nei boschi e nelle frazioni intorno a Ponte di Legno dopo circa 21km sei di nuovo in piazza e questa volta si parte attraverso la pista da sci in direzione passo del Tonale. Una volta al Tonale l’ultimo check, controllo materiali e partenza con il proprio supporter che negli ultimi 8 km è fondamentale più per lo spirito che per la reale pericolosità del percorso. Anche qui l’arrivo non si vede fino all’ultimo, si deve arrivare in cima per vedere sotto il rifugio e l’agognato traguardo.
Attraversare quel gonfiabile mi fa sempre commuovere, ho fatto tutte e quattro le edizioni e le ho finite tutte, ma ogni volta è un’emozione diversa. Mi sento come un bambino che scarta i regali che voleva sotto l’albero di Natale.
All’arrivo ci sono parenti, amici e gli organizzatori che ormai sono come una famiglia. È bellissimo ritrovarsi con gli occhi gonfi di lacrime per l’emozione e poter abbracciare la persona che ti aspetta dalla partenza che è avvenuta alle 4 del mattino.
Penso che fino a quando avrò forze, questa sarà la gara che farò ogni anno.
Dovete provarlo, potrebbe essere la cosa più bella che vi è capitata nella vita.
Marco Vanetti
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