Scarpe da triathlon, preparazione ed uso per il running
Il look delle scarpe da triathlon è uno dei segnali che si lanciano al mondo della trasformazione in corso.
Ammettiamolo, i lacci elastici e l’assenza di calzini sono un trademark, il segnale che spiega che non si è (più) semplici runners, ma triathleti.
Partiamo a monte della necessità: nelle gare in cui la transizione è velocissima e 20″ possono fare la differenza sul risultato, e magari per qualcuno di podio, il tempo di calzata fondamentale. Su gare con distanze di corsa di 21 o 42 km i calzini e l’allacciatura tradizionale possono invece garantire qualità di corsa per tutta la gara.
Bisogna anche sottolineare che gli stessi professionisti del World Triathlon come pure Ironman, non si allenino sempre e comunque in body e scarpe da triathlon con lacci elasticizzati, ma utilizzino la dotazione da gara per combinati o allenamenti specifici. Come segnalato più volte, le scarpe gara o intermedie, ex A1 o A2 per noi mortali, sono da utilizzare per circa un 30% del tempo/distanza settimanale, ma in periodo di off season si possono anche riposare.
Il grosso del volume va svolto con scarpe da running tradizionali, ammortizzate o stabili a seconda della propria dinamica di corsa e postura.
Di conseguenza, quando sia possibile economicamente, bisognerebbe possedere almeno due paia di scarpe da running. “Scarpe da triathlon”, più leggere e reattive per gara e allenamenti veloci, da dotare di lacci elastici, ed un paio di “quotidiana” ammortizzata per il fondo.
Le scarpe running leggere in periodo di gare sprint e olimpici sarà da trasformare in allacciatura elastica, bando alla pigrizia!
Esiste anche un terzo mondo di allacciatura possibile, con Boa che garantisce piede fermo e veloce chiusura, anche se bisogna essere fortunati a impattare modello e calzata, per adesso sono ancora pochissimi.
Correre senza calze e con lacci elastici richiede abitudine sicuramente, e soprattutto un po’ di esperienza.
Il consiglio per calzare le scarpe da triathlon è l’utilizzo di talco per assorbire il sudore e per quanto possibile eliminare frizioni con cuciture che creerebbero vesciche o taglietti: che siano 5 o 10 km l’obiettivo è correre al meglio, giusto?
Anche i lacci elastici per altro possono, anzi, devono ottimizzare la calzata.
Per metterle in zona cambio bisogna assestare, se non altro, i 3 passanti verso la punta in maniera definitiva e lasciare gli ultimi 2 (ad esempio) da stringere in zona cambio, così da rendere velocissima la calzata ma anche stabile il piede.
Questo bilanciamento va provato a casa prima di un allenamento in cui si useranno.
La scelta delle scarpe da triathlon deve essere mirata sì alla performance, ma anche tenendo conto anche della protezione. Se il passo gara previsto fosse 5′ per km, probabilmente una scarpa intermedia non avrà grossi benefici sul ritmo gara, magari una ammortizzata più leggera o con tomaia più traspirante sarà una scelta ottimale! Al contrario se il passo gara fosse under 4′ una scarpa con intersuola in carbonio potrà garantire qualche secondo di marginal gain con una fatica minore
Andando a guardare le scarpe da triathlon ai piedi dei pro, ne abbiamo parlato con Kristian Blummenfelt a Cannigione in occasione della gara sprint di World Triathlon scoprendo che rinunciano a potenziali sponsor tecnici per poter indossare le Nike Alphafly o Vaporfly, andando poi a “demolirle” per avere una calzata velocissima, come si vede da foto, sebbene in tutta la parte di allenamento lo si sia visto con una ammortizzata. Idem per Vincent Luis e tutti i professionisti.
E vedendo la zona cambio… beh si! A parte pochissimi atleti, tra cui Flora Duffy con ASICS e Verena Steinhauser con ON, la casa di Beaverton Oregon era ai piedi di tantissimi atleti.
Anche Alessandro De Gasperi ci spiegò, durante una diretta di ENDU Training Channel, come cambi l’allacciatura tra scarpa distanze brevi, lacci elastici, o long distance in cui ha avanpiede con lacci tradizionali ed elastici negli ultimi due passanti.
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