Pronazione del piede non è un problema
La pronazione del piede è il movimento di rotazione verso l’interno in fase d’appoggio.
Le mode degli ultimi anni, specialmente con l’arrivo delle calzature da Running minimaliste con l’idea della corsa naturale (barefooting) hanno creato le condizioni per sottovalutare le gravi conseguenze che ha un appoggio in pronazione non corretto sugli arti inferiori fino a compromettere anche il rachide.
Come tecnico ortopedico, specialista in ambito sportivo, non passa giorno in cui non veda un runner infortunato perché non ha controllato la sua pronazione del piede in modo opportuno con l’acquisto di una calzatura adeguata con l’inserimento di un plantare su misura.
L’appoggio al terreno avviene sempre con il bordo esterno del piede (parte della calzatura maggiormente usurata nella maggior parte dei runner) ed è seguito dalla pronazione del piede che è utile, quando limitata, per ammortizzare l’impatto.
Se la pronazione del piede risulta eccessiva ed inizia troppo precocemente nel passo, il carico si trasmette tramite la parte interna del piede all’arco longitudinale che si abbassa e crea una cascata di modificazioni biomeccanicche con l’eversione (rotazione verso l’esterno del calcagno e la rotazione interna di tibia ginocchio).
Le cause dell’eccesso di pronazione sono svariate
– il piattismo plantare
– il deficit di flessibilità di tricipite surreale e del tendine di Achille
– il valgismo delle ginocchia
– l’insufficienza degli abduttori dell’anca e del tibiale posteriore
– il sovrappeso
E’ davvero importante controllare l’eccessiva pronazione poiché può contribuire a causare svariati infortuni agli arti inferiori.
Innanzitutto al tendine d’Achille che, se la pronazione è esagerata, è sottoposto ad uno stress importante in torsione causato da conflitto fra la rotazione interna della tibia appoggio e la rotazione esterna nella fase di spinta del piede con il risultato di una tendinosi dell’achilleo.
L’eccessiva pronazione è inoltre causa di svariati problemi alle ginocchia poiché, cambiando il carico biomeccanico di distribuzione delle forze di ritorno dovuta all’impatto (terreno-arto inferiore), possono usurare maggiormente le cartilagini nella regione mediale.
Frequentemente viene interessato anche il tendine rotuleo con conseguente sovraccarico nella parte mediale della tibia (periostite).
I piedi eccessivamente pronati sono soggetti a tendinopatia del tibiale posteriore, fascite plantare, metatarsalgia e fratture da stress di astragalo, scafoide, metatarsi (in particolar modo alla testa del I raggio) perone e tibia.
A livello attivo, il runner può cercare di aumentare la muscolatura di compenso per ridurre la pronazione con il rinforzo della muscolatura del polpaccio e quella intrinseca del piede.
Rivolgersi ad un terapista potrebbe essere un’ottima scelta per imparare degli esercizi da eseguire quotidianamente anche fra le mura di casa.
Non bisogna mai sottovalutare l’importanza dello stretching: quando il tricipite surale ed il tendine di Achille sono poco estensibili si creano le condizioni biomeccaniche per l’eversione del calcagno ed il carico mediale su astragalo, metatarsi e scafoide diventa non più fisiologico con conseguente tendenza, in fase di corsa, a staccare prima nell’appoggio il calcagno dal terreno con inevitabile sovraccarico all’avampiede.
Le calzature da running presentano una così varia offerta per ogni podista. Troppo facilmente, quando ci si reca in negozi specializzati nel podismo, vengono consigliate calzature antipronanti (A4) che personalmente suggerisco soltanto ad iperpronatori o a pazienti con piede piatto conclamato.
Non si tiene conto che nessun individuo presenta, a destra ed a sinistra, il medesimo quadro pronatorio e di conseguenza una calzatura che potrebbe andare bene al piede sinistro, potrebbe creare delle problematiche alternative al controlaterale creando un’eccessiva supinazione con conseguenti fenomeni infiammatori a livello del gastrocnemio e gonalgie laterali (bandelletta, zampa d’oca).
Tendenzialmente preferisco correggere la pronazione ad hoc.
Per poter procedere in questa direzione è opportuno eseguire una valutazione baropodometrica dinamica comprendente anche test di corsa e progettare un plantare su misura scegliendo accuratamente la densità del materiale sportivo e creando correzioni asimmetriche tra destra e sinistra trovando un equilibrio tra il controllo, nella fase d’appoggio, del calcagno ed il sostegno antipronatorio.
Una volta confezionata un ortesi su misura accuratamente consiglio utilizzo in calzature neutre.
Raramente ho consigliato l’unione di plantari su misura e scarpa “stabile” antipronante.
Molti runner pensano che l’utilizzo di un plantare su misura, accoppiato ad una calzatura antipronante, limiti i miglioramenti tecnici della corsa ma bisogna mettere “sul piatto della bilancia” i benefici con i limiti.
Ritengo che risolvere una sintomatologia o evitare di incorrere in un infortunio sia meglio che fermare la propria attività sportiva.
La corsa è uno sport stupendo e molto competitivo. Una competizione che spesso è con se stessi per vedere se si riescono a superare dei limiti che il mese precedente sembravano insormontabili.
Non tutti i podisti corrono per una medaglia ma per stare bene!
MATTIA LUCA CASTELLANI
Dott. in Tecniche Ortopediche
Università degli Studi di Pavia
Studio: v. Fratelli Carle 7, 10128 Torino
Tel. 011 0371651 Mobile 3279334124
E-mail: info@plantaricastellani.it
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