La prima gara “seria”: 5 consigli per un runner sorridente
Siamo abituati a lottare per tutta la vita. Per tutta la vita, più di 10 ore al giorno lottiamo. Lottiamo sicuramente contro il tempo: facciamo mille attività, incastriamo eventi come un lego (anche se alle volte sembra di incastrare tasselli del Duplo, il Lego sotto i 3 anni), ci arrampichiamo su inconsistenti appigli sperando che […]
Siamo abituati a lottare per tutta la vita.
Per tutta la vita, più di 10 ore al giorno lottiamo.
Lottiamo sicuramente contro il tempo: facciamo mille attività, incastriamo eventi come un lego (anche se alle volte sembra di incastrare tasselli del Duplo, il Lego sotto i 3 anni), ci arrampichiamo su inconsistenti appigli sperando che non crollino sotto al nostro peso.
Lottiamo al lavoro, lottiamo per non farci mettere i piedi in testa dal capo, come dai figli adolescenti, che sono già troppo professionali per i loro pochi anni – ci chiamano per nome al posto di chiamarci mamma per darsi un tono e un ruolo.
Lottiamo con mogli, mariti, amanti, cuore e rimpianti.
Lottiamo contro cani viziati, gatti arrabbiati, automobilisti isterici e bambini urlanti nei passeggini.
Lottiamo contro la pioggia, contro le code in autostrada, contro le pagelle con le insufficienze. Lottiamo contro malattie, nostre o di chi amiamo, vere o immaginarie. Lottiamo contro noi stessi.
Lottiamo così tanto per tutto, che lottare anche per correre alle volte ci rende ansiosi.
Per cui, quando arriva il momento fatidico, che prima o poi arriva per – quasi – tutti, di iscriversi ad una gara “vera”, crolliamo davanti ad un muro alto 1 centimetro.
Dopo aver accompagnato tante persone nella magica avventura della corsa, so bene che questo momento arriva, naturalmente dal profondo dei muscoli, o indotto dalle parole di altri.
“Che ne pensi di fare la StraAsti?” – “E se tra un paio di mesi mi iscrivessi alla Turin Half Marathon?”
oppure
“Dai, corri da molto, perchè non ti iscrivi con me alla Wings For Life?”
Poco importa se si tratta di una gara competitiva o di una “tapasciata” benefica tra amici, devi ATTACCARTI IL PETTORALE.
E quindi, amici neo-runners-competitors lasciate che vi dia 5 consigli per partire dallo start con lo spirito giusto.
1- Iscriviti. Sembra banale, ma questo è il primo scoglio. Non pensarci, iscriviti, subito, ora. Clicca sul link, compila i moduli, fallo fare a qualcun altro, fai ciò che vuoi, ma iscriviti. Non pensare a se e ma, tanto prima o poi dovrai farlo, quindi fallo. Il peggio che ti può succedere è che scopri che non fa per te. Avrai speso 2 ore del tuo tempo e sarai stato con gli amici. Sai che tragedia…
2- scegli la gara col cuore: scegli una gara che ti ricorda qualcosa, fallo per un motivo. Se non ti interessa nulla della maratona di NY, è inutile che tu vada a fare la NYC Marathon, solo “perchè la fanno tutti”. Spenderai una amrea di soldi e non riuscirai mai a capire perchè lo stai facendo. Prendi ad esempio me: la mia Maratona preferita è quella di Nizza – Francia, perchè Nizza mi ricorda le estati felici e le cozze alla marinara, ma amerei molto la Maratona del Riso a Vercelli, che sono 42 km con una manciata di iscritti, perchè è nelle risaie che la mia famiglia ha le radici… Mi chiedessero di fare NY, la maratona più ambita del mondo, non so se andrei… devi correre la gara che parla al tuo cuore, fregatene se non è “di moda”.
3- parti contento: lo so che stai per massacrarti le gambe e farai una gran fatica, ma parti contento! Quante altre persone conosci che la mattina di domenica sono tra migliaia di persone, hanno un fisico sano come il tuo, sono pronti a passare qualche ora soli con se stessi senza nessuno che disturba, magari si godono pure una bella giornata? Pensa a chi è costretto a stare a casa per qualche motivo, pensa a chi non può correre perchè non è in salute, pensa a chi è solo… tu no, tu sei lì pronto a sgambettare felice. Sii felice allora.
4- competi: non mi piace chi parte dicendo che tanto a lui non importa di arrivare bene. Competere non significa odiare l’avversario, voler distruggere il vicino e massacrarsi di fatica. Competere significa darsi un obiettivo – sano -e cercare di raggiungerlo. Sono stufa di sentire chi dice “ma sì, alla fine l’importante è farla… Io non ho ambizioni… Non mi importa…” No! Sii ambizioso, dai il meglio di te, fa’ tutto quello che puoi per essere l’immagine della forza e della grinta. Questa è una gara, raggiungo i tuoi obiettivi. Qualsiasi essi siano. E fallo per te stesso.
5- ringrazia: quando arriverai al traguardo è probabile che ci sia qualcuno ad aspettarti. Abbraccialo anche se sei sudato, amalo, ringrazialo, perchè nei suoi occhi vedrai riflessa la bella persona che sei. Ringrazialo per la pazienza, ringrazialo perchè ha creduto in te.
E ringrazia il tuo, bellissimo, corpo, quello che ti aiuta e ti sostiene sempre.
E ringrazia di poter essere lì invece che a lavorare, invece che ammalato, invece che a piangere, invece che in 100milioni di posti brutti. Se lì e sei felice.
Grazie!
Lascio i consigli sul training e sulle tabelle a chi ne sa. Io vi consiglio solo di provare una gara, una sola. Di onorarla, di godervela e di apprezzare l’opportunità di essere lì.
Ci vediamo presto a Tuttadritta a Torino il 10 aprile!
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