HOVR Machina Under Armour, quanta tecnologia!

HOVR Machina Under Armour, quanta tecnologia!

Andrea Toso

Normalmente quando si testa una scarpa si recensisce solo quella, un solo attrezzo ma nel caso della nuova scarpa di Under Armour HOVR Machina ci troviamo invece a scrivere di scarpa, tecnologia contenuta e una app che fa da trainer.

17 Aprile 2020

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Normalmente quando si testa una scarpa si recensisce quella, un solo attrezzo ma nel caso della nuova scarpa di Under Armour HOVR Machina ci troviamo invece a scrivere di scarpa, tecnologia contenuta e una app che fa da trainer.

Aggiungiamo il fatto che una recensione in cattività non è semplice da fare volendoci correre qualche giorno consecutivo, e ci sono arrivate il 5 marzo, 3 giorni prima del lockdown che in Veneto è stato immediato, scuserete le foto in condomino, ma il mondo va avanti anche da casa.
La abbiamo vista in anteprima alla presentazione a ISPO Monaco durante il simposio organizzato da Runner’s World e una volta entrati in possesso la curiosità di testarla era tantissima: una scarpa da running normalmente va solo calzata, allacciata e valutata nella corsa, mentre in questo caso troviamo un chip interno alla scarpa destra che si collega via Bluetooth allo smartphone o ad alcuni smartwatch, attualmente Samsung ed Apple, nel 2020 si uniranno Garmin e Suunto.

Da dove partiamo quindi?

Partiamo dalla scarpa come fosse una recensione tradizionale: la HOVR Machina di Under Armour è una scarpa inseribile nel mondo “ammortizzate” frutto di 5 anni di studi mirati a ottimizzare l’ammortizzazione seguenti alla scelta di abbandonare l’EVA, il materiale storico di cushioning, per abbracciare la schiuma UA HOVR la cui filosofia racconta l’adattamento al movimento del runner dando l’impressione di correre in assenza di gravità. Ma cosa comporta questa nuova mescola?

Beh, il peso della scarpa di è ridotto circa di un 10% (23 gr) rispetto alle Infinity uscite un anno fa, aumentando del 20% la capacità di ammortizzazione, e già qui sarebbe una bella resa, ma non si ferma qui la novità proposta nella Machina.

La novità vera si potrebbe individuare nella piastra in Phebax con un’anima in carbonio ispirata alle scarpe da pista, quindi con uno spunto di propulsione, non estrema ovviamente, ma che garantisce già un primo gain dato che la famiglia di appartenenza è quello delle ammortizzate, delle scarpe per allenamento quotidiano e non intermedie né gara come il resto delle “addizionate” presentate ad oggi.

Passando alla calzata della Machina la pianta ha una buona ampiezza ma non esagerata, la tomaia avvolge bene il piede in un mesh traspirante, con ampi spazi di aereazione, ma che avvolge molto bene il piede grazie all’allacciatura in cui i 3 fori centrali dei 5 totali sono rinforzati da una gommatura ben studiata, ma soprattutto dal doppio passante nella linguetta (a destra e a sinistra) prima del foro  da cui far partire l’asola. La linguetta ha un taglio asimmetrico di nuova concezione, più alto all’interno del collo del piede a scendere verso l’esterno così da non infastidire il movimento ed evitare lo spostamento, aiutata anche dalla calza che crea con una parte interna elastica che rende super stabile il piede, nonché più che confortevole correndo senza calze in triathlon fino alla distanza olimpica.

Studiando la suola vediamo in rilievo il disegno creato dal battistrada, con una parte sotto le dita maggiorato in zona dell’alluce, una seconda in zona metatarsiale suddiviso in 3 ulteriori, interno centro esterno, quest’ultima ad allungarsi quasi all’attacco con il tallone con una gomma della stessa mescola della zona frontale, mentre quella centrale risulta più morbida per aumentare l’effetto cushioning, garantendo un ottimo grip su asfalto e fondi di sterrato cittadino per cui sono state ideate. La piastra in Phebax/carbonio si può vedere oltre che al centro della suola anche sullo stacco tra dita e zona centrale con due diramazioni che fanno capire quanto possa agire nella fase di spinta.

Il drop è di 8 mm, il peso nelle misure standard è di 283 gr per la versione uomo e 241 per quella donna.

Come dicevamo in apertura però la recensione da fare è doppia, perché immerso nella suola destra di ogni Under Armour Machina abbiamo un chip che rileva i dati di appoggio, frequenza, tempo di contatto al suolo, angolo di impatto al terreno etc… e collegandosi via bluetooth al nostro cellulare e alla app Under Armour, come ai nostri sportwatch, rimanda informazioni in tempo reale completando le notizie ricavabili dal GPS, creando una marea di dati utili a definire la nostra efficienza di corsa e grazie all’ausilio del  (opzionale) della app a migliorarla. Come nelle app degli sportwatch possiamo creare allenamenti e sentirli in cuffia mixati anche ai consigli del coach virtuale, o seguire uno dei piani standard che si trovano nella app aumentare la distanza di corsa, quindi da principianti ad avanzati.
Abbiamo anche la condivisione anonima degli itinerari della community Under Armour da cui pescare, per cui vediamo dove e come ci si può allenare attorno a casa quanto in viaggio partendo dal proprio albergo, davvero interessante!

Sarebbe già tanto, in realtà c’è ancor di più e possiamo goderne ancor di più inquesto periodo di isolamento, dato che anche in assenza della app con GPS la Under Armour Machina rileva il movimento e conta i passi e le attività, riversando poi al primo collegamento i dati rilevati in distanza, volume e kcal, avendo inserito i dati antropometrici, sesso età peso etc… Per chi ama cimentarsi in scale o corse attorno a casa senza voler per forza portarsi il cellulare o non possieda uno sportwatch.

Avevamo avvisato che la recensione sarebbe stata complicata, speriamo di essere stati più completi possibili, ma davvero scavando nella tana del Bianconiglio di Machina Under Armour non si finisce più di scoprire qualcosa di nuovo ed interessante, ora spetta a voi testarle e aggiungere qualcosa di vostro, oltre a tanti km, per adesso in casa o in prossimità, speriamo presto di nuovo su strada.

 

 

 

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