Filippo Rinaldi, primo all’Iron Tour Cross 2018

Filippo Rinaldi, primo all'Iron Tour Cross 2018

Redazione ENDU

Filippo Rinaldi è il vincitore dell’Iron Tour Cross 2018. È un giovane triatleta della nazionale, da quest’anno professionista e arruolato ufficialmente nel Team Scott di triathlon. È parmigiano, come noi di ENDU. Anche per questo abbiamo deciso di sostenerlo. E abbiamo fatto bene a scommettere su di lui. Dopo la vittoria del Tour all’Isola d’Elba, […]

27 Aprile 2018

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Filippo Rinaldi è il vincitore dell’Iron Tour Cross 2018.
È un giovane triatleta della nazionale, da quest’anno professionista e arruolato ufficialmente nel Team Scott di triathlon.
È parmigiano, come noi di ENDU. Anche per questo abbiamo deciso di sostenerlo. E abbiamo fatto bene a scommettere su di lui.
Dopo la vittoria del Tour all’Isola d’Elba, lo abbiamo intervistato in esclusiva.

 

Filippo, cosa rappresenta per te questa vittoria?
È una grande soddisfazione. Per me questa gara ha un significato particolare. Esattamente un anno fa è stata la mia prima gara di triathlon cross. Dopo anni di triathlon su strada, è stata mia mamma a suggerirmi di partecipare.
Ho accettato subito: per curiosità, per la voglia di mettermi alla prova in una sfida nuova. D’altra parte il mondo del cross mi è molto famigliare (lo zio, Michele, è stato campione mondiale di motocross e anche il papà, Carlo, è del settore, ndr.), con l’offroad ci sono cresciuto ed è stato naturale per me prendere confidenza con questo ambiente.

Un anno fa, il primo Iron Tour, che ti è valso un terzo posto e non solo.
Già. Oltre al podio, è durante questa gara che i talent scout della nazionale di triathlon cross mi hanno notato, chiedendomi di entrare a far parte Progetto Talento. Con la maglia azzurra ho partecipato ai mondiali in Canada, conquistando un 11° posto. Per me è stata un’esperienza importante: mi ha fatto capire che era il momento giusto per provare ad affrontare il triathlon da PRO. Fino ad allora avevo sempre fatto gare di triathlon, ma mi ero preso una pausa per studiare (oltre a quella in Scienze Motorie, Filippo ha ottenuto anche la laurea in Fisioterapia, ndr.) e poi mi ero dedicato al mio lavoro di personal trainer e fisioterapista. Dopo l’esperienza in Canada, a fine 2017 ho deciso di mettere in stand by il lavoro e provare a fare le cose seriamente. Ho iniziato ad allenarmi da professionista, dedicandomi a tempo pieno a questo sport. Mi sono circondato di un team di professionisti che mi seguono dal punto di vista della preparazione atletica ma non solo. Sono molto legato alle realtà del territorio, tra cui ENDU, perché è qui che sono nato e cresciuto, ma ho avuto la fortuna di attirare l’attenzione anche di aziende internazionali. Oggi sono ufficialmente un atleta del Team SCOTT di Triathlon. Per SCOTT è un progetto nuovo, ma l’entusiasmo è tanto, così come la voglia di fare bene, sia per me che per loro.

Si può dire che in questi primi mesi dell’anno tu sia riuscito a ricambiare la loro fiducia con ottimi risultati.
Sì. Da gennaio sono tornato alle gare, pianificate insieme al mio allenatore, David Morelli. Ne ho vinta più di una ma è innegabile che il primo obiettivo importante della stagione fosse l’Iron Tour. Anche perché era in concomitanza con il ritiro della nazionale di Triathlon Cross, di cui faccio parte. Tutti mi davano per favorito, ma sapevo che me la sarei dovuta vedere con gli atleti italiani più forti e nessuna vittoria è mai scontata.
Un anno fa ho gareggiato così, buttandomi in un’avventura nuova. Quest’anno ero certo più preparato ma, allo stesso tempo, avevo molte più pressioni.

E com’è andata?
Bene, se guardo il risultato. Sono davvero contento, perché questa vittoria è il frutto di tanto lavoro e impegno. Forse poteva andare anche meglio, ma va benissimo così. L’Iron Tour prevede cinque gare in cinque giorni, un Olimpico e quattro Sprint e, sono sincero: gareggiare per cinque giorni di fila è stato pesante, mentalmente e fisicamente.
Nella prima tappa sono riuscito a conquistare il secondo posto, dietro a Marcello Ugazio, che è un amico ma soprattutto l’atleta probabilmente più forte della nazionale, campione europeo in carica. Non mi ha staccato di molto e questo mi ha dato fiducia. Dopo aver vinto sia la seconda che la terza tappa, ho raccolto un altro secondo posto nella quarta gara, con un po’ di rammarico perché avrei potuto fare meglio e non sottovalutare gli avversari. La stanchezza però iniziava a farsi sentire. Al termine della quarta tappa, però, sapevo di avere matematicamente in tasca la vittoria del Tour. Così ho potuto sfruttare l’ultima, quella del 25 aprile, per un test sia a nuoto che in bici, seguendo le indicazioni del mio allenatore. La corsa, invece, l’ho evitata, per poter avere un giorno in più di recupero.

È giusto ricordarlo: in questi giorni, insieme a te all’Elba, c’era anche Annalisa, la tua ragazza.
Sì, e per fortuna che c’era. Lei è al mio fianco fin dall’inizio di questa avventura, e senza di lei sarebbe stato tutto più difficile. Mi ha seguito in ogni tappa e ha aggiornato in tempo reale tutti i membri del TeamFR23, che mi seguivano via Whatsapp! Ci siamo scritti ogni giorno, li ho sentiti vicini e questo ha aiutato tanto: è stato come gareggiare in squadra. È bello sapere di avere al fianco non solo degli sponsor, ma anche delle persone che credono in me.

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