Tutti sui pedali per la salute delle donne!

Tutti sui pedali per la salute delle donne!

Redazione ENDU

Marco Benedetti – Scuola Formazione & Ricerca MySDAM Arrivare in bici al Campus Biomedico di Roma non è difficile, anzi. Ci guida la lunga ciclabile della Laurentina per alcuni chilometri, in attesa del GRAB (Grande Raccordo Anulare della Bici) si cerca poi di superare indenni l’attraversamento del GRA e nell’ultimo tratto ci si gode il […]

12 Ottobre 2017

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Marco Benedetti – Scuola Formazione & Ricerca MySDAM

Arrivare in bici al Campus Biomedico di Roma non è difficile, anzi.

Ci guida la lunga ciclabile della Laurentina per alcuni chilometri, in attesa del GRAB (Grande Raccordo Anulare della Bici) si cerca poi di superare indenni l’attraversamento del GRA e nell’ultimo tratto ci si gode il sentiero con gli olivi nella grande area verde che fu donata al Campus dall’indimenticabile Alberto Sordi.

Mi ricordo la bellezza e la freschezza di quel verde qualche estate fa, mentre lasciavo il centro della Capitale per raggiungere il litorale tirrenico in bici da corsa e portapacchi a sbalzo sul canotto in alluminio della sella con 5 kg di essenziale bagaglio, bagaglio che mi sarebbe bastato per la randonnèe Roma-Venezia (o Tirreno-Adriatico senza voler essere blasfemi…) di cinque giorni.

Oggi, mentre lego la mia bici in attesa di incontrare Vittorio Altomare, chirurgo e appassionato ciclista, vedo altri bagagli nelle mani dei pazienti che vanno e vengono dal Campus, per altri viaggi, pieni di speranza e fiducia per le cure a cui affidarsi. Tra queste quelle del Prof. Altomare, responsabile del reparto di Senologia dove si rivolgono tante donne per curare il tumore al seno che, secondo una statistica vede una donna su otto colpita da tale patologia: è un dato terribilmente triste da un lato, ma incredibilmente incoraggiante dall’altro, se si impara a guardare il bicchiere mezzo pieno…anche pedalando!

Prof. Altomare, quanto è diffuso oggi tra le donne il tumore al seno?

Il carcinoma della mammella è la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso femminile, rappresentando il 30% di tutti i tumori. Nel 2016 sono state oltre 500 mila le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno (47.000 solo in Italia). E’ il tumore più frequente in ogni classe di età: tra le donne di età inferiore a 45 anni è il 36,0% di tutti i cancri diagnosticati, tra quelle con età compresa tra 45 e 64 anni il 39,8%, e il 22,3% tra le donne ultrasessantacinquenni. Al di là di un approccio più o meno ottimistico alla realtà, rimane il fatto che il tumore al seno è la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso femminile ed è la prima causa di morte per patologia oncologica nella donna.

Quali sono oggi le cure migliori per questa malattia?

Ormai è ben diffusa la cosiddetta “breast cancer awareness”; le campagne di sensibilizzazione, le associazioni femminili, le iniziative per promuovere la prevenzione dimostrano che nella popolazione c’è una precisa idea della dimensione del problema. In uno scenario completamente mutato rispetto al passato, in cui le donne hanno piena e talvolta approfondita conoscenza di tutte gli aspetti correlati al tumore al seno, è necessario rispondere promuovendo la cultura della sostenibilità di trattamento e della multidisciplinarietà, quali elementi imprescindibili alla lotta contro il tumore al seno. Tale risposta è rappresentata dalle Breast Unit, centri di diagnosi e cura in grado di garantire un approccio integrato alla malattia, con il supporto di un team di professionisti dedicati in strutture tecnologicamente avanzate. La domanda è esigente e la risposta deve essere adeguata, sviluppando non solo un controllo di qualità per garantire equità, integrazione, tempestività e appropriatezza delle cure, ma anche assicurando la possibilità di guarigione nella consapevolezza che la centralizzazione del trattamento è correlata direttamente alla sopravvivenza. Si stima che le donne trattate in questi centri hanno una percentuale di sopravvivenza più alta del 18% rispetto a chi si rivolge a strutture non specializzate, e hanno anche una migliore qualità di vita.

Le nostre lettrici come possono viceversa diminuire il rischio di ammalarsi?

In un siffatto quadro, delineato da eccellenza e alti standard di trattamento, non dimentichiamoci che la prevenzione del tumore al seno passa anche attraverso lo stile di vita: un’alimentazione equilibrata, basata sui principi della dieta mediterranea, lo svolgimento di una regolare attività fisica, l’astensione dal fumo e un consumo moderato di alcolici sono ad oggi considerati strumenti efficaci di prevenzione dell’insorgenza del tumore al seno e delle recidive nelle donne operate. Il notevole tasso di incidenza dei tumori della mammella sembra sia dovuto a cambiamenti nelle abitudini di vita e a mutamenti negli schemi sociologici. Si stima che l’aumento del peso corporeo e l’inattività fisica, il fumo e l’alimentazione non corretta siano alcuni dei fattori di rischio che possono incidere fino al 25-33% di casi di carcinoma mammario.

E in tutto questo lo Sport che ruolo può avere?

Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’attività fisica riduce il rischio di sviluppare un tumore al seno. In uno recente articolo, si è evidenziato come uno stile di vita sedentario è stato definito un fattore di rischio indipendente in particolare nelle donne con età inferiore a 55 anni. (Acta Oncol. 2017 Jan;56(1):75-80. Johnsson A et al.). In un altro studio, si è dimostrato che una certa quota di attività fisica anche dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore al seno riduce la mortalità fino al 32%. (Eur J Cancer. 2016 Oct; 66:67-74. Epub 2016 Aug 15.Ammitzbøll G. et al.) L’indicazione è dunque di praticare regolare attività fisica, aggiungendo alla classica camminata quotidiana anche un impegno ulteriore in bicicletta, nel nuoto, nella corsa, nel ballo o in qualsiasi attività sportiva di proprio gradimento. Attività che vanno praticate almeno due volte a settimana come raccomandato da tutti i maggiori organismi internazionali sia prima, quale fattore preventivo, sia durante che dopo un tumore al seno.

Con Bicinrosa, pedalata di sette chilometri in programma a Roma il 22 ottobre, dalla teoria alla pratica dunque?

Esatto.

“Bicinrosa” è una manifestazione sportiva amatoriale, per sensibilizzare le donne, la popolazione in generale e le istituzioni Nazionali e Regionali sull’importanza della prevenzione e cura del tumore al seno. Si svolgerà a Roma il 22 ottobre, nel mese tradizionalmente dedicato alla lotta contro il tumore al seno. Con questa pedalata di circa 7 chilometri che partirà dalle Terme di Caracalla, vogliamo sensibilizzare le donne, e la popolazione in generale, sull’importanza della prevenzione del tumore al seno attraverso lo sport e una dieta sana in quanto tutti possono adottare dei cambiamenti nel proprio lifestyle per ridurre il rischio di carcinoma mammario, mantenendo un healthy weight e scegliendo l’attività fisica come parte integrante della propria vita. L’occasione sarà anche utile a far conoscere alla popolazione femminile le possibilità di cura presso le Breast Unit o centri di senologia multidisciplinari, che permettono alla donna di affrontare il tumore al seno con la sicurezza di essere seguita da un team di specialisti dedicati, curata secondo i più alti standard europei, e accompagnata nell’intero percorso di malattia. Parteciperanno a Bicinrosa anche donne, famose e non, che hanno già affrontato il problema e che lo stanno vivendo con spirito positivo e di speranza, e si sa, pedalando fianco a fianco e più facile scambiarsi pareri, dare suggerimenti, trovare insieme la strada migliore per la guarigione.

 

 

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