Sport, errore e sconfitta
Amo quel che faccio, mi impegno, ce la metto tutta e poi qualcosa va storto: non riesco a dare il top o chi ho davanti ne ha più di me. Sul cosa “ne ha di più” è sempre da discutere: carattere, tecnica, forza, ..
A prescindere dallo sport che si fa e dall’avversario che si ha davanti (spesso nel running amatoriale l’avversario sei te stesso) il ciclo di George Kohlrieser descritto nel libro “La scienza della negoziazione” è assolutamente adattabile e coerente: attaccamento (allenamento), legame (gara), separazione (sconfitta), lutto (crescita)!
Così come si possono convertire le parole dell’autore in merito al “lutto”, che non è la morte ma la perdita, al tema della sconfitta:
“Sta a noi rendere onore al nostro passato, superare il lutto legato a qualcosa che abbiamo perso e risintonizzarci su ciò che è davvero importante. Tocca a noi sentire che «l’orchestra sta ancora suonando», reagire condividendo ciò che abbiamo e sappiamo, entrare in contatto con gli altri.”
Il bimbo della foto ha sicuramente lottato come un leone, si è allenato al freddo e sotto la pioggia, si è abbracciato coi suoi compagni e non ho dubbio siano scesi in campo convinti di giocarsela a tutta. Poi arriva la sconfitta: il calcio sbagliato, il placaggio mancato, le gambe che non girano tanto quanto ci piacerebbe.
La vera forza, che dobbiamo imparare e insegnare ai nostri bimbi e imparare noi, è che si può perdere, si può cadere, si può non farcela. Non è da falliti, ma è da viventi, da chi ci ha provato.
Banalità “chi non prova non può perdere”? Certo: ma è assolutamente tautologico! Solo chi prova può vincere e può affrontare i momenti di sofferenza che tanto aiutano.
Così, bisogna trovare il modo di affrontare lo sconforto, sfogarsi, piangere… per poi analizzare ciò che è successo e rimettersi in gioco. La cosa che distingue i grandi campioni dello sport, oltre alle grandi doti tecniche e fisiche, è la capacità di annullare l’errore nella mente e pensare all’azione dopo. Nel volley per esempio, sport frenetico, appendersi ad un errore (lutto non processato) diventa l’anticamera di una serie imperdonabile di errori. Lo stesso Velasco – sempre sommo – allenava i propri ragazzi e ragazze in questo particolare. Poi il giorno dopo si riprendeva in mano ogni singolo episodio e si analizzava per capire dove non sbagliare più e dove migliorare.
Concludo con una frase di Andrea Marcato, allenatore del Petrarca Rugby dopo aver perso contro il Rovigo la semifinale del campionato 2018/2019, che nonostante la giovane età, ha pronunciato queste parole con grande nobiltà:
“se dentro di noi speriamo di aver dato il cento per cento va bene, è giusto così. Il problema nasce se dentro di noi pensavamo di poter fare qualcosa di diverso”
Buoni allenamenti, buone gare. E buoni genitori!
Ph. Marco Sartori
Riccardo Mares - 2019-06-11 17:58:10