Strade Bianche: la GRANFONDO
Ci sono granfondo e Granfondo ma Strade Bianche è LA GRANFONDO.
Più di cinquemila persone si ritrovano ogni anno nel cuore di Siena per prendere parte alla competizione più leggendaria che c’è ed il nome parla da s’è.
Un percorso di 139 km con più di 30 km, divisi in nove settori, di strade bianche: sterrati che fanno invidia alla Parigi Roubaix.
Ma andiamo con ordine: ogni anno si svolge a marzo, il giorno dopo la gara dei professionisti. Un weekend magico pieno di adrenalina, il sabato per la gara vera e propria e domenica per la granfondo.
Si respira un clima da Classica del Nord ma ci troviamo in centro Italia, non nelle Fiandre (la celebre regione belga protagonista dell’omonimo giro), ma siamo precisamente in Toscana, nella città medievale più bella del mondo: Siena. Quello che rende unica questa manifestazione oltre le strade, sono le persone. Si, le persone che la corrono e che la vivono, che arrivano sfiniti in Piazza del Campo dopo ore e ore nella polvere.
Questo è il quarto anno che mi presento al via. Pettorale numero 602. Primo blocco di partenza e come ogni anno mi schiero in griglia per farla “a tutta” come si dice in gergo. Si a tutta, ma salvo imprevisti e quest’anno di imprevisti ne sono successi eccome.
Pronti partenza via e mi ritrovo in tempo zero a 50 all’ora sulla statale prima di prendere il bivio a destra che porta nel centro di Rosia per poi affrontare il primo tratto di sterrato Vidritta di un paio di km e sono già con il cuore a mille. Le poche rare volte che guardo il viso di chi mi corre a fianco leggo proprio l’agonismo in volto, ognuno corre per migliorare il proprio tempo o per battere l’amico o compagno di squadra ma ecco, c’è del vero e proprio agonismo e questa cosa mi piace molto.
Tutto procedeva secondo i piani quando dopo una quarantina di km e due settori di sterrato ho forato per la prima volta. Una delusione, ma non sono l’unico, vedo molti partecipanti fermi a bordo strada: lo sterrato è molto brutto quest’anno e presenta un sacco di sconnessioni (non è stato battuto come gli anni precedenti) ed è più facile incombere in forature. Qualche minuto per cambiare la camera d’aria e riparto. Nel mentre mi sfrecciano centinaia e centinaia di ciclisti ma rimango tranquillo.
Riparto ma dopo poco più un km foro di nuovo. Non so se nella fretta ho pizzicato la camera d’aria o è stato un altro sassolino ma fatto sta che sono di nuovo fermo. Affranto cerco qualcuno che mi possa prestare una camera d’aria e dopo una decina di minuti trovo un turista molto gentile che mi da anche una mano nel cambio ma tra tutto passano venti minuti e mi vedo il furgone del fine gara passare e dietro di esso ancora centinaia e centinaia di ciclisti.
Da qui la mia granfondo prende una piega totalmente diversa, smetto di guardare il Garmin e cercare le ruote migliori su cui stare ed inizio a godermi il fascino di questo paesaggio da cartolina e sopratutto inizio a parlare con altri ciclisti di tutte le età e scopro piacevolmente che oltre quell’aspetto agonistico che conoscevo e pensavo quasi fosse l’unico, ci sono altri mille aspetti per correre una granfondo: stare in compagnia, fermarsi a fare le foto nei tratti più suggestivi, godersi i ristori, ridere e scherzare mentre si pedala. Ecco, tutte cose che non avevo mai considerato prima ad ora ma che valgono più di tutto e per me è stato un bell’insegnamento anche questo e sono sicuro che mi presenterò alle granfondo future con un altro spirito d’ora in avanti.
Per concludere, dopo circa sei ore, sono arrivato in Piazza del Campo più felice che se ce ne avessi impiegate quattro di ore. Quello che mi hanno regalato queste Strade Bianche sono le chiacchiere e le risate con persone nuove che hanno condiviso con me il fascino di questa granfondo.
Arrivederci Strade Bianche, all’anno prossimo!
Mario - 2022-08-01 18:25:27