Ciao. Per caso corri a piedi scalzi o hai mai provato a correre a piedi scalzi? Io ho avuto un periodo della mia attività di runner in cui – maledetto Born to run – mi invaghii del mondo del running naturale.
Iniziai a correre scalzo, con sandali minimali (i mitici Rastro), con scarpe davvero minimal. Pare io abbia corso anche una maratona, a Venezia… Devo dire che non stavo male e non ho avuto grossi problemi. Una forma di moda/convinzione anche quella con tutti i pregi e i difetti con scelte “estreme” si accompagnano. Poi per un paio di ragioni sono tornato a scarpe normali.
Proprio di scarpe voglio parlare. Da almeno un paio d’anni è esplosa la ricerca della scarpa veloce. Proprio il lemma veloce ha preso un nuovo significato: si è passati da passivamente veloce ad attivamente veloce.
La scarpa da running di qualche anno fa, quella veloce, era assolutamente un concetto minimalista, molto molto vicino al concetto di scarpa natural: poco peso, poca suola, buona traspirabilità, piede super fasciato e buon grip.
Oggi invece ci troviamo di fronte ad un’evoluzione del mercato che è arrivata come un fulmine direttamente dal mondo dei pro. Nike, Hoka, ASICS, Mizuno, … si stanno rincorrendo per creare il prodotto più veloce, quello in grado di necessitare di minore energia, quello in grado di migliorare la performance.
Cambia proprio il concetto: non è più sviluppare una scarpa che ti freni meno possibile, ma di sviluppare una scarpa che ti dia più spinta possibile. Se prima la scarpa era un utensile necessario a proteggere il piede oggi è diventato qualcosa che migliora la meccanica del piede stesso.
In un attimo penso ai body da nuoto. Eurosport nel 2009 titolava così:
Basta doping tecnologico, no ai costumi evoluti, idrodinamici e sintetici: si torna ai costumi in tessuto, slip o interi, le case troveranno qualche altro escamotage per tornare a far parlare di marchi e di marche. Ma la FINA nel corso della sua ultima riunione direttiva ha deciso di chiudere definitivamente a qualsiasi ulteriore contradditorio.
Diamine 2009… mi sembrava fosse ieri e invece sono passati già 11 anni da quanto la federazione nuoto si è resa conto del vantaggio competitivo dei body e di quanto la tecnologia accessoria stesse diventando elemento attivo della performance.
Dal 2009 ai giorni nostri, quando ancora non si pensava al Covid e le competizioni non erano state annullate. La Gazzetta del 29 gennaio 2020 scriveva:
DOPING TECNOLOGICO— È stato calcolato che, a seconda dei modelli, un maratoneta top, nella sua prestazione, può guadagnare il 4-5%, ovvero tra 60 e 90 secondi. E ancor più un amatore.
In realtà tutto si è concretizzato nelle nuove regole emanate il 31 Gennaio 2020 dalla World Athletics – come riporta il Corriere dello Sport – in cui si dettavano le regole delle scarpe bandite e delle scarpe accettate (e la fantomatiche Nike di ogni record non sono state escluse, ndr):
- le scarpe NON devono essere prototipi ma devono essere commercializzate
- la scarpa NON deve contenere più di una piastra o lama rigida…
- …
Non voglio assolutamente andare a fare valutazioni tecniche, voglio solo riflettere insieme su questa rincorsa a togliere qualche secondo dai nostri km.
Perché – come sicuramente sai – la febbre tecnologica non è legata solo ai pro o agli elite, ma sempre più spesso anche amatori diversamente veloci si fanno ammaliare dal fascino di qualcosa che fa migliorare.
Lo è per le gomme dell’auto, per i body in piscina, per l’alimentazione e ora per la scarpa da running.
No sono certo qui a giudicare né i brand che investono milioni di dollari in ricerca di strutture e materiali, tanto meno chi ricerca una scarpa veloce per abbattere i propri PB. Io stesso ho avuto modo di provare e utilizzare scarpe “attive” e devo dire che è indiscutibile che “si sentono” così come è indiscutibile che più la tecnologia ai piedi è attiva, più avviene un ulteriore radicale cambiamento: non è la scarpa che si adatta, ma è il runner che deve trovare il giusto movimento per sfruttare a pieno la tecnologia.
Purtroppo i principali eventi sportivi sono stati rimandati: sono certo ne vedremo delle belle. La stessa ASICS aveva preparato una sorpresina per Tokyo 2020 chiamata MetaRacer, che andava a “combattere” direttamente con le Alphafly Next%, protagoniste indiscusse dei podi di tutte le gari mondiali recenti.
Non ci resta che attendere, sulla riva del fiume, come diceva il vecchio Otis ;)
Tu come la vedi? Grazie per aver letto fin qui.
ps: ti sei già iscritto al mio canale Telegram “MerlinoxRuns”
ph: Alan9187
Commenti
Perché allora non scegliere di correre al naturale? Basta vivere la corsa così! Lastre in carbonio, rigide e meno rigide.. vietate poi dichiarate commerciabili. Questo è barare! Io invece ho scelto al contrario da te: ho abbracciato la corsa naturale. Buona corsa.
Ciao Davide, è una scelta. Tra l’altro ci sono pure passato.
Ci sono pro e contro. Ovvio per chi la pratica da tempo, senza problemi, sembra LA scelta: comprendo benissimo.
Siamo al limite. Il concetto di “impara a correre naturale e non hai più problemi” ahimé è lontano dalla realtà, soprattutto per chi non pronto né ad affrontare fisicamente un tipo di movimento simile, né ad affrontare un percorso di preparazione non facile.
Se poi parliamo di risultati, oggi non è premiante.
Sarebbe come correre in SBK con la moto che prendi dal concessionario (esagero?).
Grazie del commento.
Copio una frase storica dei ciclisti.. “GHE VOREN I GARUUN!!” diceva Binda e anche in questo caso la trovo assolutamente calzante..
Sempre. Sempre. Sempre.
Qui parliamo di fare la differenza tra coloro che i Garuun ce li hanno già ;)