Vita da ritiro (…perenne, verso Tokyo 2020 ah no 21)
Quello degli atleti professionisti però molte volte somiglia proprio ad un ritiro spirituale. Zero distrazioni, allenamenti, pasti, riposi, in un alternarsi ciclico. La botta di vita più grande è il massaggio dal fisio; l’esagerazione proprio, fuori dalle righe, è uscire a prendersi la pizza.
“Vado in ritiro”.
Spirituale? Diciamo che, in un certo senso, ci si avvicina. Tecnicamente, e ufficialmente, gli atleti vanno in ritiro “in altura”.
Quello degli atleti professionisti però molte volte somiglia proprio ad un ritiro spirituale. Zero distrazioni, allenamenti, pasti, riposi, in un alternarsi ciclico. La botta di vita più grande è il massaggio dal fisio; l’esagerazione proprio, fuori dalle righe, è uscire a prendersi la pizza.
Difficile da immaginare, e io stessa non ci credevo finché non mi ci sono ritrovata coinvolta, mio malgrado. Alle notizie di nuove partenze previste, ho provato a chiedere a Fabian:
“Ma è proprio necessario che tu vada in ritiro? Non puoi allenarti ugualmente anche a casa?”.
La risposta è sempre stata che a casa ci sono troppe distrazioni.
Al che ti sorge spontanea la domanda:
“Sarò mica anche io catalogata come distrazione?”.
Poi vai una prima volta in ritiro e capisci cosa sia la vita da ritiro: capisci che gli amici, le uscite, le richieste, gli impegni, anche solo la spesa e il tenere in ordine la casa sono distrazioni, e che il ritrovarti “fuori dal mondo” invece ti permette di stare focalizzato sull’OBIETTIVO molto più facilmente.
Il ritiro spirituale non concede sgarri, non ci sono giorni liberi o “fuori dagli schemi”; lo schema è uno solo, ripetitivo, perciò in qualche modo anche rassicurante.
La settimana-tipo ha degli appuntamenti fissi; nel caso di Ale sono, ad esempio, l’easy Monday, che arriva all’inizio, ma in realtà è considerato come l’ultimo giorno della settimana, il classico: “E il settimo giorno si riposò”. È un easy-day con tre sedute, a dirla tutta, nuoto, bici e palestra, ma pur sempre easy.
Ci sono le certezze sulla corsa: pista il martedì, doppio il sabato.
Nella nostra routine si è aggiunta anche la certezza dei pancakes post lungo del mattino.
Ci sono le certezze sulla bici: i lunghi da tre ore mercoledì e venerdì, e il lunghissimo della domenica.
Perfino i due massaggi sono solitamente sempre negli stessi giorni, non ho ancora capito se sia per comodità o per facilitarli ed evitare che se ne dimentichino, perché si sa, quando le energie sono poche si fa presto a confondersi.
Piano piano quindi entri in questa routine, che è simile a quella di casa, ma senza tutto il contesto esterno che esula dal concetto di “risparmio energetico”.
Gli atleti PRO al di fuori degli allenamenti usano la minor quantità di energia possibile. Tutto il resto è considerato “spreco”.
Ecco perché Fabian quando rientra dalla corsa o dalla bici e si toglie la maglietta la lascia cadere per terra. Allungarla nella borsa dei vestiti sporchi è quel qualcosa in più che ormai ha imparato a fare solo perché ha il mastino alle costole pronto ad azzannarlo alla gola prima ancora che la maglietta tocchi il pavimento. Ma, se lasciato libero, quello è un movimento innato. Se metti due atleti uomini un periodo a vivere insieme, i vestiti per terra sono un tacito accordo su cui nessuno ha da ribattere; ad intervalli regolari (cioè quando finiscono le mutande pulite) vengono raccattati per fare la lavatrice.
Ci sono, per fortuna, anche eccezioni di atleti maschi e ordinati, ma purtroppo la coppia Fabian-Stateff, con cui ho il piacere di confrontarmi spesso io, non fa parte di questa categoria.
I ritiri, solitamente, vengono fatti in bei posti: al caldo in inverno, al fresco della montagna in estate.
NON LASCIATEVI INGANNARE!
Il ritiro è tutto tranne che vacanza! Lo si può considerare piuttosto, una piacevole sede di lavoro: almeno un piacere alla vista, durante gli allenamenti massacranti che fanno, lo si può anche concedere. E anche qualche grado in più in pieno inverno per affrontare lunghe ore fuori in bici.
In questo quadriennio olimpico (diventato un quinquennio) è stato interessante vedere come il concetto di “ritiro”, prima considerato un intervallo più o meno lungo di periodi a casa, ora si sia trasformato in qualcosa di perenne. Diciamo che Ale ora vive in ritiro, cambiando luoghi, continenti, e condizioni climatiche, e alterna qualche settimana a casa, di solito non più di 7-8 all’anno.
Il prossimo periodo, Covid permettendo, sarà un lungo ritiro perenne fino a Tokyo 202…1!
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