Francesco Mangano alla Supermaratona dell’Etna
Supermaratona dell’Etna, queste parole, questa gara, quella strada fa parte ormai da anni della mia quotidianità. La prepari così dettagliatamente, la vivi così visceralmente durante l’anno e poi arriva il giorno per correrla. Per me significa entrare in una palla di vetro, ci sono solo e soltanto io, i miei pensieri, nulla più. Quella mattina […]
Supermaratona dell’Etna, queste parole, questa gara, quella strada fa parte ormai da anni della mia quotidianità. La prepari così dettagliatamente, la vivi così visceralmente durante l’anno e poi arriva il giorno per correrla.
Per me significa entrare in una palla di vetro, ci sono solo e soltanto io, i miei pensieri, nulla più.
Quella mattina mi salutano, mi parlano, io no, potrei risultare antipatico, ma penso solo a riscaldarmi e lasciare tutto alla gara. Dalla spiaggia al paese in cui vivo, Linguaglossa bisogna mantenere la calma, la gara inizia quando le pendenze si fanno davvero importanti. Lí, transitando da casa, tutto è concesso, puoi lasciarti andare a qualche sorriso, salutare gli amici e i parenti, battere il cinque ai bambini, io no, non mi lascio andare facilmente, resto concentrato, agile, veloce, guardo gli occhi dei bambini, mi rivedo qualche anno fa al loro posto, guardo in basso, sento le mie gambe girare, vedo ciò che sono, ciò che ho scelto di essere, ciò che sogno di voler diventare e penso che i sogni, nonostante i pregiudizi, si possono avverare, che non ho mai sbagliato ad inseguirli.
Intanto la mia gara procede, sono nelle prime posizioni, sento le voci della mia famiglia che mi accompagnano lungo il tragitto, quelle di Enrico, il mio allenatore: “Testa dritta, punta chi hai davanti, vallo a prendere !” . Sono puntuale come un’orologio, guardo il mio Garmin e tutto procede alla perfezione, le gambe girano benissimo, salgo su ad un ritmo impressionante in rimonta verso tutti.
Non nascondo che per qualche chilometro ho anche creduto di salire sul podio.
Certo, una volta passato dall’asfalto allo sterrato le cose sono un po’ cambiate e questa convinzione è un po’ svanita, ma nulla toglie che ero lì, che stavo facendo la gara che avevo sempre sognato di correre, con i migliori . Che poi uno come me non si accontenta mai è palese, forse neanche fossi arrivato sul podio sarei stato soddisfatto al 100% , si può sempre vincere no ?!
Ciò che conta è che al traguardo c’era Melania, era salita a piedi, dovevo salire su il più velocemente possibile, arrivare trionfante su sarebbe significato gratificare me e lei per tutte le ore perse, per tutti quei chilometri a seguirmi in Mountain Bike, per tutto l’amore e la passione che ci mettiamo ogni giorno per Vivere la vita che ci piace.
Urlo, taglio il traguardo, abbraccio Melania, il timer segna 4 ore 29 minuti 40 secondi. Infondo il sogno di vincerla non è più così lontano.
Ne approfitto per invitarvi a seguire la mio nuova rubrica che terrò qui su ENDU che parlerà di Nutrizione e salute dello sportivo.
Francesco, 23 anni e niente di più che un trail runner, sci alpinista e ciclista. “Ma cosa fai? Non lavori?”; in effetti potresti permetterti di dire che non lavori, se ciò che fai ti piace a tal punto da considerarlo parte della tua essenza. In realtà sono un dietista, specializzando in scienze dell’alimentazione, ovviamente con l’interesse verso la nutrizione nello sport di endurance. Io il mondo lo vedo solo come “luoghi in cui poter correre”. Io la mia vita la vedo solo come “luoghi da scoprire correndo, sciando, pedalando.” Io mi vedo solo sulla cresta di una cima. Io la mia vita la vedo solo qui, sull’ETNA.
Ancora nessun commento inserito. Vuoi essere il primo a commentare?