Body positivity e corsa: i benefici per le donne

Body positivity e corsa: i benefici per le donne

Micol Ramundo

Si sente tanto parlare di body positivity, anche se a volte in termini di vuota esortazione (‘Accetta il tuo corpo!’). Ma se vi dicessimo che la corsa può FARE molto per l’accettazione del nostro corpo?

16 Febbraio 2023

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Si sa che la relazione tra la donna e il proprio corpo non è cosa banale. L’accettazione corporea è un tema molto più delicato per il genere femminile di quanto non lo sia, mi pare, per i colleghi maschi.
Per quanto se ne dica nella querelle sulle rivendicazioni di uguaglianza di genere, noi donne siamo spesso le prime a renderci autonomamente vittime di un’enciclopedia di sovrastrutture culturali e di modelli che non fanno altro che farci provare disagio nel rapporto con la nostra immagine e noi stesse. In maniera indiretta il nostro atteggiamento risulta istigato da una moltitudine di immagini che ci girano attorno, rappresentanti figure femminili quasi prive di qualsiasi difetto o che vengono abilmente manomesse e modificate dalla tecnologia dei filtri grafici.
Suoi social e nel marketing spopolano poi, in evidente paradosso e in forzata ostentazione di anticonformismo, contenuti sulla body positivity, la skin positivity e sulla presunta acquisizione delle donne di una serena consapevolezza che la perfezione non esista. Ce la cantiamo e ce la raccontiamo, professando il verbo dell’accettazione del proprio corpo, come se questo fosse un tema scontato e sdoganato ormai da tempo.

Body positivity e corsa

Io non sono così convinta che si tratti di processi realmente metabolizzati dalle donne e di inibizioni superate. Non penso che nell’intimo la popolazione femminile (fatte salve alcune eccezioni) sia davvero libera dai cliché e ciascuna di noi non faccia più a pugni con parentesi di insoddisfazione e scarso compiacimento nel guardarsi allo specchio.
Quello di cui però sono certa è che lo sport praticato possa fare molto e la corsa più di molte altre discipline.

Quello delle donne con la corsa è un rapporto molto particolare e a suo modo fondante.  Si tratta, a mio avviso, di una grande opportunità di educazione reale e concreta all’inclusività e all’accettazione non filtrata di sé. Correre è mettersi a nudo e porsi in una relazione di confronto diretto con sé stessi e con quello che si è in qualunque etá della vita.
La fatica, l’attivazione libera del corpo nello spazio, la concentrazione mentale, la percezione diretta della risposta dell’organismo, dei suoi tempi di adattamento, delle sue richieste, sono tutti elementi che entrano magicamente in gioco quando decidiamo di spingerci oltre la soglia di casa con indosso un paio di scarpe da running. Ciascuna di queste esperienze cambia e impatta su di noi diversamente in ogni momento della nostra esistenza. Ricordo bene le sensazioni che provavo a vent’anni nell’allenarmi e nel correre, e ho molto chiara la differenza rispetto a quanto sento oggi. Accettare il corpo che cambia, i tempi di recupero che si dilatano, il confronto con l’avversario che diventa sempre meno democratico e paritario (soprattutto quando l’avversario è più giovane), il bilanciamento tra salute e infortunio sempre più fragile, sono solo alcuni degli aspetti che ci immergono in un’esperienza concreta di cosa sia la body positivity, molto più reale e meno proclamata di quella ‘da social’.

Nella corsa cadono le maschere, si dismettono gli atteggiamenti formali e realmente non si può fare altro che accettare i propri limiti, la propria condizione fisica e fare i conti con ciò che più profondamente siamo. Non si tratta però di un’accettazione rassegnata, quanto piuttosto di una consapevolezza di un punto di partenza e della scoperta che l’allenamento, il sacrificio, la fatica e la costanza, ci cambiano in meglio e ci aiutano a sentirci bene con noi stesse, insegnandoci ad apprezzare la magia della trasformazione che lo sport induce in noi, tanto a livello fisico, quanto mentale.

Ecco, se la body positivity invece di essere la proclamazione a priori di un atteggiamento da assumere, fosse esperienza immersiva in una dimensione come quella del running e dello sport in genere, credo che sarebbe l’occasione reale di una crescita individuale preziosa e foriera di nuova serenità. La corsa è un catalizzatore magico di tutto questo processo e può rappresentare l’occasione di un percorso reale di cambiamento e presa di contatto con noi stesse. E se tutto questo fosse raccontato da tutte noi che facciamo della corsa un nostro quotidiano, forse il running avrebbe più adepte e molte di noi scoprirebbero un nuovo modo di stare con sé stesse.

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