3 gite facili di scialpinismo sulle Alpi Liguri
Le Alpi Liguri sono la porzione delle Alpi più occidentali e meridionali di tutta la catena alpina. Iniziano al Colle di Cadibona, 13 km a nord di Savona (dove a sua volta finisce l’Appennino) e terminano al Colle di Tenda, nei dintorni di Limone Piemonte. Fare una gita di scialpinismo da queste parti consente spesso, condizioni meteo permettendo, di scorgere non solo la pianura padana e tutto l’arco alpino ma anche il Mar Ligure e a volte, dalle cime più alte, con cielo terso e ottima visibilità, di spingere lo sguardo ben oltre, riuscendo a scorgere perfino la Corsica.
Scialpinismo sulle Alpi Liguri
Seppur vicino al mare, le condizioni di innevamento di queste montagne sono spesso molto buone: l’aria fredda delle perturbazioni provenienti da nord, scontrandosi con l’umidità proveniente dal mare, dà vita a precipitazioni nevose copiose anche a inizio stagione. Va da sé che con poche cime che superano i 2500 la stagione scialpinistica è abbastanza corta rispetto al resto della catena alpina. La neve subisce gli effetti del mare trasformandosi rapidamente in neve primaverile. In inverno pieno però, nelle stagioni con un buon innevamento, il divertimento è assicurato in vallate a volte poco abitate che mantengono il fascino della montagna di un tempo.
Abbiamo scelto 3 itinerari di scialpinismo abbastanza facili, con pendenze alla portata di medi e buoni sciatori, con dislivelli fra 850 e 1200 metri.
1. Monte Saccarello (2200 m)
- Dislivello: 820 m
- Difficoltà: media
- Tempo di salita: 3 ore
- Esposizione: nord-est
- Periodo consigliato: dicembre-febbraio
Non potevamo non iniziare dal Saccarello che, con i suoi 2200 m di quota, è la cima più alta della Liguria. Posto esattamente al confine con Piemonte e Francia, il Saccarello è una gita facile vicino agli impianti di risalita della stazione sciistica di Monesi, oggi chiusa, che conserva un fascino tutto suo. Ci sono solo due impianti di risalita e la storia buffa è che fino a pochi anni fa, per sciare su tutte le piste, era necessario comprare due skipass diversi!
In effetti sciare a Monesi riporta indietro nel tempo, agli anni 70-80.
La gita scialpinistica al Saccarello non ha nulla di difficile, con i suoi pendii ampi e mai difficili. Dall’abitato di Monesi si segue la strada nel bosco per il Colle dei Signori fino alla partenza della sciovia Plateau. Da qui si lascia l’impianto sulla sinistra e si prosegue in direzione ovest/nord-ovest per ampi pendii, fino al Redentore. Da qui si prosegue in facile cresta fino alla vicina cima del Saccarello, dove la vista mare è assicurata e, se si è fortunati, si potrà vedere anche la Corsica.
La discesa classica avviene per la via di salita, sfruttando anche gli ampi pendii delle piste chiuse fino in paese.
Un’opzione interessante: arrivati in cima, si può fare la traversata in cresta verso sud delle cime Frontè e Garlenda, con una straordinaria vista mare e con discesa, da Garlenda, in un bosco esposto a nord dove si può trovare ottima neve farinosa.
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2. Pizzo d’Ormea (2476 m)
- Dislivello: 1139 m
- Difficolta: MS (medio sciatore)
- Tempo di salita: 3 ore e 30′
- Esposizione: sud
- Periodo consigliato: gennaio-marzo
Il Pizzo d’Ormea è una montagna a forma di cono che si erge proprio sopra l’omonima cittadina della Val Tanaro. È contraddistinta da pendii ampi e quasi sempre sicuri.
L’avvicinamento in auto è gia di per sé affascinanente, con una strada stretta e piena di curve, a tratti esposta, che da Ormea si inerpica fino alla borgata di Quarzina. Parcheggiata l’auto all’inizio del paese, si segue verso ovest una stradina facilmente riconoscibile che poi curva verso nord. Dopo alcune centinaia di metri di dislivello, il percorso diventa più ampio e, superati un paio di pendii un po’ più ripidi, si raggiunge l’ampissima dorsale della Costa degli Archetti.
Da qui l’itineraio diventa facilmente intuibile. Seguendo l’ampio e facile crinale, molto panoramico, si punta alla cima sotto la quale è posto un ripetitore molto ben visibile. Giunti al ripetitore termina la scialpinistica, Per i più esperti, si può salire e scendere dalla cime vera e propria (consigliati i ramponi): dopo un breve ma ripido pendio, troveremo un passaggio in cresta stretto ed esposto per l’accesso alla croce di vetta.
Dalla cima si possono distinguere facilmente Genova, Torino e, con un po’ dio fortuna, la Corsica (oltre, ovviamente, tutto l’arco alpino).
La discesa si svolge lungo l’itinerario di salita con ampi pendii molto ben sciabili. Data l’esposizione sud e la vicinanza al mare si consiglia di salire o subito dopo una nevicata o con neve trasformata primaverile. Attenzione alle conseguenze del vento che a volte può ‘lucidare’ la dorsale causando condizioni di neve molto dura.
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3. Monte Besimauda o Bisalta (2231 m)
- Dislivello: 1226 m
- Difficoltà: buono sciatore
- Esposizione: nord-est/est
- Tempo di salita: 4 ore
- Periodo consigliato: dicembre-marzo
Per finire una classica dello scialpinismo cuneese: la Besimauda o, più nota, Bisalta. È la montagna simbolo di Cuneo per la sua vicinanza alla città. Facilmente riconoscibile anche dall’autostrada Torino-Savona per la sua vetta bifida, è la montagna più vicina alla pianura e si erge ripida con il suo versante nord proprio sopra gli abitati di Boves e Peveragno.
Vanta innuverevoli vie di salita sui vari versanti sia in estate che in inverno.
La più facile e forse più battuta con sci e pelli è quella che parte da Tetti Marro, sul versante nord-est, a cui si arriva con un ultimo tratto di stradina stretta e spesso innevata dalla frazione di Pradeboni. Posteggiato nei pressi della Baita delle Meschie (dove, al ritorno della gita, è consigliata un’ottima merenda a base di prodotti locali) si sale verso sud seguendo una comoda strada innevata fino a un curvone verso est con un ponte. Qui, due opzioni: seguire la strada con pendii lievi o tagliare a destra, entrando nell’ampio vallone, tenendosi sulla destra orografica, fino alla Sella Morteis dove ci si ricongiunge con la stradina abbandonata in precedenza.
Qui si svolta verso ovest e si risale il ripido pendio tenendosi sulla destra del filo di cresta. Superato il pendio, si svolta ancora di più verso ovest, lungo la semi-pianeggiante Costa della Mula, che giunge sotto la cima e la taglia fino a una selletta sulla cresta. Qui si gira seccamente verso nord e si risalgono gli ultimi ripidi pendii per raggiungere la vetta.
La discesa avviene per la via di salita. A seconda delle condizioni, la neve si presenta spesso trasformata nella prima parte con esposizione est; mentre si può incontrare neve farinosa nella seconda parte della discesa, dalla Costa della Mula in giù, con esposizione nord-est.
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Credits: Bobo Santi
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