Nike React Infinity Run, il lancio a Monaco
La provocazione che viene lanciata alla presentazione delle Nike React Infinity Run a Monaco di Baviera, in occasione di ISPO: “Quando ci si sveglia il primo pensiero della giornata non sarà mai: oggi mi farò male!”
Al che se da una parte l’azienda di Beaverton Oregon sta creando modelli avveniristici per abbattere record su record, 5k, 10k, mezza e maratona sempre con le chiacchierate Vapor Next 4%, dall’altra è nata l’esigenza di creare una scarpa protettiva davvero, ossia che riduca al minimo gli infortuni collegati al volume di allenamento.
Lo split dei progetti è così suddiviso:
MAKING RUNNING BETTER MAKING RUNNERS BETTER
Oltre all’ovvietà intrinseca nella dichiarazione sugli infortuni, il ragionamento fila: uno dei claim che presentano durante la mattinata di domenica 26 gennaio è stato “Make Sport a Daily Habit”, perché noi correndo stiamo meglio, lo sappiamo, perché talvolta quell’oretta per la corsa diventa il motore della nostra giornata, inizio o conclusione delle nostre fatiche di sopravvivenza.
Se non possiamo correre per un infortunio, breve o lungo sia… ahia, son dolori. Anche morali.
Per creare la React Infinity Run si è partiti da questa nuova esigenza, usando la schiuma resa nota da altri modelli che non hanno niente a che vedere con la neonata in quanto mirati alla performance.
La schiuma sarebbe la stessa, la quantità aumenta in maniera considerevole, ben del 24% per andare a rendere più morbida l’ammortizzazione, più stabile la scarpa senza per forza andare ad inserire un classico supporto mediale, ma lavorando sulla larghezza e sulla forma della suola, più continua la rullata e più efficiente.
Se i test effettuati con un campione di 226 atleti divisi in due gruppi di controllo, stesso piano di allenamento, uno con le React Infinity Run, l’altro “tapino” con le Zoom Structure 22, considerata la scarpa più protettiva in casa, hanno realizzato una diminuzione di infortuni del 52% nel primo passando da un’incidenza di stop (timing di definizione infortunio) di almeno 3 giorni dal 30,3% al 14,5%, la sensazione nell’utilizzo conferma la teoria.
Asfalto? Sterrato?
La Nike React Infinity Run sembra aiutare a correre meglio, non più veloce come le Vapor Fly Next, non è quello il fine.
La suola ammortizza in maniera stabile perché non cede gommosamente come le Pegasus ed il loro Zoom, che si appoggi prima il tallone o il mesopiede la struttura della suola vincolata alla tomaia ci mette nella condizione di arrivare a spingere bene, e sebbene possa avere fiducia nella mia buona meccanica di corsa.
Il capo della ricerca Running di Nike dice “Se non siamo arrivati alla soluzione in 30 anni forse è il caso di cambiare” …prosegue in maniera da vero ricercatore: “siamo sicuri sia la giusta via? Non ancora, abbiamo intrapreso un nuovo cammino che ad oggi ci sta dando ragione, non abbiamo sconfitto il rischio infortuni, ma il nostro focus è questo”.
La domanda che spesso nasce al lancio di un nuovo prodotto è per chi sia progettata. È per tutti: per l’amatore che non ha obiettivi particolari, dai 5 km in tuta felpata, passando al runner in divenire come scarpa quotidiana nei medi lunghi, per l’atleta come scarpa per allenamenti di recupero.
Come mi consigliano nelle indicazioni per il test “ci auguriamo inserirai la Nike React Infinity Run nella tua rotazione” e bisogna dire che è una soluzione sensata quando possibile.
La festa di presentazione scorre fino a cena durante la quale viene introdotta anche Shalane Flanaghan vincitrice di NYCM del 2018, fresca di ritiro e di operazioni alle ginocchia malandate, nuova coach per Nike appena tornerà attiva, un’altra che non avrebbe pensato di infortunarsi, chissà se avesse avuto le Nike React Infinity Run a disposizione…
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