Avete mai guardato come corre il mondo?
Si corre tutti, abbiamo tutti corso per un qualche sport praticato, calcio, basket, rugby, tennis, ognuno con il nostro personalissimo stile, con il ritmo che questa attività ci stava chiedendo, e così ci siamo adeguati. Poi passiamo al mondo dei runner, più o meno amatori, più o meno focalizzati al risultato e spesso non ci […]
Si corre tutti, abbiamo tutti corso per un qualche sport praticato, calcio, basket, rugby, tennis, ognuno con il nostro personalissimo stile, con il ritmo che questa attività ci stava chiedendo, e così ci siamo adeguati.
Poi passiamo al mondo dei runner, più o meno amatori, più o meno focalizzati al risultato e spesso non ci si domanda se abbiamo adeguato al meglio la nostra corsa alle distanze che vorremmo fare. Se ci mettiamo a guardare l’arrivo di una gara vedremo diversi stili, anche tra i top runners, e nasce il sospetto che non esista UN metodo migliore per correre… Intanto dovremmo fare una differenziazione tra velocità e resistenza, ma se siamo su ENDU direi che prenderemo in considerazione la seconda, forse per la prima non abbiamo neanche più l’età!
Quindi più che parlare di un metodo di corsa ottimale parleremo di uno per ridurre al minimo i danni collegati al kilometraggio che andremo a fare, tornando al concetto di “saper condurre le scarpe”.
Quindi dopo aver scelto un paio di scarpe utili al nostro ritmo e distanza di allenamento, o di gara prevista, usciremo a correre cercando di fare del nostro meglio, lo si faccia per competizioni che per salute o perdita di peso, giusto? La prima fatica è inevitabilmente legarsi le scarpe e uscire di casa, e cerchiamo di farlo con il sorriso, non abbiamo prescrizioni medica ad obbligarci a farlo, anche perchè il volto rilassato ci aiuterà a respirare meglio e a predisporci al nostro obiettivo.
Parto dall’alto a darci un imprinting sulla postura, la testa ferma e non contratti i muscoli del collo, lo sguardo avanti un paio di metri a guardare il manto stradale, i piedi non ci interessano visivamente, le spalle sono rilassate e non ruotano nel movimento della corsa per non scompensare il resto del corpo, alla compensazione del nostro movimento ci penseranno le braccia. Le braccia come le metto? Anche qui vediamo tante posture, come sempre non esiste una regola aurea, ma per una ragione che vi spiegherò dopo io consiglio di tenere le braccia piegate circa con l’angolo che si forma appoggiando la mano sotto i pettorali. Il busto lo incliniamo leggermente in avanti così da spostare leggermente il baricentro verso la direzione di corsa e non solo, vi chiarirò chiarirò in seguito.
Scendiamo a parlare del bacino, come le spalle sarebbe meglio non ruotarlo, non in maniera sensibile per lo meno, altrimenti anche le spalle faranno il movimento opposto per compensare. Fateci caso, se ruotiamo spalle e bacino camminando stiamo sculettando, e a meno che si stia indossando un bel tacco non è né comodo né elegante, e per altro diventa un super lavoro per la fascia addominale.
Quindi arriviamo a parlare di gambe, una marea di variabili enorme da gestire:
lunghezza del passo, modalità di appogio del piede, frequenza, tempo di impatto, altezza da terra, quantità di spinta… tantissime variabili che davvero diventano dati per disegnare la parabola che il nostro piede disegna ad ogni passo, ma siamo qui per semplificare, non fare un esame di geometria ad ingegneria!
Per tutelare il nostro corpo al meglio dalla mole di carico cui lo sottoponiamo iniziamo a ragionare: se per fare 100 m faccio 100 passi ogni passo sarà lungo 1m. Facile. Se questi 100 m li faccio in 110 passi potrò farli più corti, di circa 91 cm. L’aumento di frequenza non sarà devastante ma il risparmio di 9 cm a passo farà in modo che intanto io avrò spinto meno il passo, e che molto probabilmente l’atterraggio da ogni passo sarà più leggero. Controprova? Se i 100 m li facessi con 80 passi farei passi di 125 cm, e probabilmente dovrei appoggiare il piede ben oltre il mio baricentro appoggiando il tallone in maniera scomposta perché avrei anche un equilibrio minore. Certo per questo equilibrio ho bisogno che le braccia siano rapide a compensare il movimento delle gambe, e la postura suggerita accorcia il tempo di bilanciamento perché leve corte avranno minor bisogno sforzo di un braccio a penzoloni. Se poi iniziamo a ragionare sulle dinamiche di corsa scopriamo che la frequenza ideale è di 180 passi al minuto, e credetemi che sono raggiungibili da chiunque con un minimo di esercizio e un buon assetto. Poi traducendo in termini da runner, 180 passi al minuto, con i passi da solo 1m equivalgono circa a 5’30” al km, minimo sforzo e massima resa.
Alla prossima puntata ;)
Aspetto le vostre impressioni, fatemi sapere se avete fatto qualche prova e come vi siete trovati ;)
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