Luca Guglielmetti e la sua Milano Marathon insieme alla piccola Stella
Correre una maratona spingendo un passeggino? Impegnativo e spesso proibito dagli organizzatori. In occasione della Milano Marathon, però, hanno fatto un’eccezione, ma solo perché ne valeva la pena. Così, Luca Guglielmetti, papà e FrontRunner ASICS ha potuto dimostrare a tutti che, anche da genitori, è possibile continuare a fare sport e coltivare la passione per la […]
Correre una maratona spingendo un passeggino?
Impegnativo e spesso proibito dagli organizzatori.
In occasione della Milano Marathon, però, hanno fatto un’eccezione, ma solo perché ne valeva la pena.
Così, Luca Guglielmetti, papà e FrontRunner ASICS ha potuto dimostrare a tutti che, anche da genitori, è possibile continuare a fare sport e coltivare la passione per la corsa.
Ci siamo fatti raccontare com’è andata.
Luca, come è nata l’idea di correre una maratona con Stella, la tua bimba?
Da un’idea di Milano Marathon. Insieme a Karen, la mia compagna, abbiamo accettato di sposare un progetto che aveva lo scopo di veicolare un messaggio importante: i bimbi non ostacolano la passione per la corsa e lo sport, anzi, possono essere un’opportunità in più.
Io ne sono convinto. Da quando è nata Stella io e Karen abbiamo continuato a correre, lei su strada e io in montagna. Si può fare. Basta volerlo.
E come si fa?
Beh, oggi ci sono in commercio appositi passeggini – come il Thule, che ho usato io alla maratona di Milano – progettati per correre. Sono realizzati in alluminio, quindi più leggeri, sono aerodinamici, hanno le ruote molto simili a quelle di una bici, sono dotati di freno di emergenza e di una finestrella trasparente, sulla tendina parasole, che permette di controllare sempre se i bimbi stanno bene, se dormono o se sono svegli.
Così hai deciso di imbarcarti in questa avventura, per te inedita.
Già. Il mio ambiente è quello dei trail e delle ultratrail, non mi era mai passato prima per la testa di fare una maratona: correre 42 km su asfalto è molto faticoso, per il terreno ma anche perché ti costringe ad un ritmo costante, senza variazioni. A gennaio ho iniziato una preparazione specifica, abbandonando per un po’ la montagna in favore di strada e pista.
Spesso sono uscito ad allenarmi con Stella, prima 5, poi 10, poi 20 km. Per me era importante capire come avrebbe reagito; se in qualche modo l’avesse infastidita avrei lasciato perdere all’istante. Invece ho scoperto che a correre – o meglio, quando IO corro – si diverte tantissimo. Dorme tanto e quando è sveglia se la ride. Io la controllo, le parlo. È stato bello poter correre con lei. Abbiamo fatto anche dei lunghi da 30 e non ha mai avuto problemi. Così, l’8 aprile ci siamo presentati al via della EA7 Milano Marathon.
Com’è andata?
È stata un’esperienza bellissima, anche se non pensavo avrei faticato così tanto. Nessuna ultra mi ha mai sfinito così!
Per quanto il passeggino della Thule sia leggerissimo, sono sempre 16 kg da spingere per 42 km. Vuol dire anche poter correre usando un solo braccio alla volta, quindi con un’andatura un po’ innaturale.
Poi, sai, quando corri da solo non hai pensieri se non per te stesso; a Milano per me veniva prima di tutto Stella con le sue esigenze, quindi dovevo stare sempre attento che non piangesse, che fosse tranquilla, che non avesse caldo o freddo.
Allo stesso tempo dovevo stare attento agli altri runner, non volevo intralciarli in nessun modo.
Per fortuna tutti quelli che ho superato o affiancato, ma anche il pubblico lungo il percorso, mi hanno incitato in continuazione.
Il loro tifo mi è stato molto utile al 36° km, quando mi sono fermato per mettere il ciuccio a Stella. Mi ero fermato altre volte prima per piccole soste, per farle una carezza o togliere la copertina, ma quell’ultima sosta è stata tragica. Dopo 36 km non riuscivo più a ripartire: le gambe erano di marmo e sono iniziati i crampi. Per un km sono riuscito a malapena a camminare. Le persone intorno a me però non hanno smesso di incitarmi, soprattutto quelli che avevo superato in gara e che a quel punto mi avevano raggiunto. Così, spinto da loro sono ripartito e sono arrivato fino al traguardo. Ad attendermi… un tifo da stadio! E’ stato commovente e, infatti… mi sono ritrovato in lacrime. Per l’emozione, per la fatica, per la gioia di avercela fatta.
Un’esperienza da ripetere?
Onestamente? Credo di no. In una maratona può succedere di tutto e non ha senso rischiare. Men che meno intralciare chi sta correndo per raggiungere il suo traguardo. A Milano ero da solo, ma se fossimo stati in 50?
L’ho fatto solo per un motivo: far capire a chi ha figli che diventare genitori non significa dover rinunciare alla corsa. #IMoveMe, “io mi muovo” è la campagna lanciata da ASICS che condivido in pieno. Lo sport fa bene, al fisico e alla mente, ci aiuta a stare in forma, a scaricare lo stress, quindi non rinunciamoci. Anzi, approfittiamone per muoverci tutti insieme. Spesso la preparazione per la maratona si è trasformata in una domenica di allenamento al parco con tutta la famiglia, suoceri compresi.
Per dire: non è necessario fare delle maratone con il passeggino. Si possono fare gare più corte o anche solo uscire a correre, con i propri figli, al parco o lungo le tante ciclabili delle nostre città. Farete sport, insieme ai vostri figli, e lo farete in totale sicurezza.
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