Lo sport di endurance aiuta a sviluppare la resilienza
Le esperienze di corsa di lunga distanza poi ti danno la consapevolezza che nella vita i problemi diventano più gestibili, affrontabili, risolvibili.
Ciò che distingue un campione da un atleta comune è la resilienza, il cui significato è: “mi piego ma non mi spezzo”, che sta a significare che il vero campione esce fuori dalle sconfitte con più voglia di far meglio, di migliorare gli aspetti in cui ha mostrato carenza. Chi è resiliente, esce rafforzato da una sconfitta, analizza i suoi errori e trova le soluzioni per essere vincente.
Lo sport di endurance aiuta a sviluppare la resilienza, di seguito la testimonianza di un atleta di lunghe distanze Roberto D’Uffizi: “Ho scoperto che riesco a trasformare gli aspetti negativi in positivi, o al limite, a ragionare costruttivamente per la risoluzione di un problema. Quando hai un filo di forza e ti devi ingegnare per arrivare al traguardo, puoi tranquillamente avere la resilienza necessaria per affrontare altre problematiche quando sei in condizioni di relativo equilibrio psicologico e fisico.”
Il talento non basta per raggiungere l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza fondamentale. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Ci vuole convinzione, grinta, forza, determinazione per dedicarsi ad un periodo di preparazione atletica. Il percorso per raggiungere obiettivi può richiedere sacrifici enormi, rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti sono disposti a questi impegni.
Quindi, la cosa importante è decidere le priorità negli obiettivi e impegnarsi per il raggiungimento. Da soli è difficile, più è alto l’obiettivo, più è alto l’impegno.
Si lavora poi sull’autoefficacia personale attraverso la ricerca di passate prestazioni positive, di individuazione di modelli vincenti, di ricerca di feedback positivi.
Anche Trabucchi Pietro spiega come incrementare l’autoefficacia nel suo libro Resisto dunque sono, Corbaccio, a pag. 63: “Bisogna creare delle esperienze in cui l’atleta padroneggi delle difficoltà progressive: sempre più sfidanti ma raggiungibili.”
Per chi è amante della montagna, per chi ha la passione della corsa, attraversare giorni e giorni di sentieri e percorsi impervi, irti, scalare montagne, diventa un’avventura stimolante ed eccitante, più vai avanti e più scavi dentro di te per cercare le energie necessarie fisiche e mentali per andare avanti, per arrivare, per concludere un tuo viaggio pianificato e programmato da tanto, preparato bene con allenamenti e studio di cartine, mappe, alimentazione necessaria provata e sperimentata durante lunghi allenamenti, la vista dei passaggi, delle montagne del passare dei momenti che vanno dall’alba al tramonto, l’assaporare la temperatura notturna e l’accogliere tutti i pensieri che ti passano nella testa durante il lungo viaggio ti da tante energie per continuare, per riuscire, per terminare, ti arricchisce, ti fa maturare, ti cambia, ti rimette al mondo in modo nuovo, ti fa scoprire una nuova persona, più sicura, più consapevole, più resiliente.
Di seguito la testimonianza di Romualdo Pisano: “Dopo la mia ultra di ieri ho conosciuto una parte di me che probabilmente ancora non conoscevo. Freddo, ghiaccio e neve, una persona normale non farebbe mai una cosa del genere ma chissà perché noi ‘matti’ ultramaratoneti siamo spinti chissà da cosa, ieri personalmente avevo in mente di finire la mia gara in maniera diversa ed in meno tempo ma date le avverse condizioni meteo solo oggi dico a me stesso di essere più forte di ieri, dopo ieri la motivazione e la resilienza hanno aumentato in me la voglia di continuare a mettermi in gioco.”
Tutto cambia, tutto passa, tutto ha un inizio ed una fine, è quello che sperimentano tanti atleti di endurance, la crisi di solito non dura per sempre, se si ha freddo si riesce a trovare il modo per riscaldarsi o comunque resistere fino a quando l’ambienti diventa più sopportabile, la vita diventa un ciclo di benessere e difficoltà da superare, quando si sta bene, si sa che prima o poi arriverà la tempesta, ma in genere anche la tempesta ha il suo decorso o si trova il mondo per ripararsi senza soccombere.
Di seguito una testimonianza di William Da Roit dopo la partecipazione alla 4K Alpine Endurance Trail, gara di 350 km e 25.000 mt di dislivello, ecco cosa risponde alla domanda Ci sono stati momenti difficili? “Il momento più difficile è stata la notte fredda e piovosa con nevischio sopra i 3.000 m sul massiccio del Monte Bianco, poi il tempo è stato clemente e ci ha regalato belle giornate di sole.”
Come rafforzare le convinzioni di autoefficacia? Ricorda un evento, episodio, prestazione, dove sei riuscito, quali erano le sensazioni? Cosa ha contribuito alla tua riuscita? Quali tue caratteristiche sono state determinanti? Chi ha contribuito al tuo successo?
Si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto, indossare l’obiettivo raggiunto.
Per approfondimenti è possibile consultare il libro O.R.A. Obiettivi, risorse, autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport, Aras Edizioni, 2013.
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