Vincere l’ansia con lo yoga
Viviamo in un mondo dove stress e ansia sono sempre più comuni tanto, da far parte ormai del nostro “malessere” quotidiano, secondo alcuni studi i livelli di questi discomfort sono sempre in crescita e i tre sintomi principali sono i disturbi del sonno, irritabilità e stanchezza.
Anche i bambini e gli adolescenti riportano condizioni di stress e soffrono di mancato sonno e mal di testa. Per gli adulti le cause sono molteplici, principalmente il lavoro, il denaro, la responsabilità, i rapporti interpersonali e la salute, a volte semplicemente la gestione di questi disturbi, è causa stessa di stress.
Cosa facciamo per alleviare questi disturbi?
Navighiamo in Internet alla ricerca di risposte, mangiamo e non pensiamo, fumiamo tabacco e abusiamo di qualche altro vizio. Non facciamo altro che gravare la situazione con la noncuranza della nostra salute in primis.
Come lo yoga ci può aiutare?
Con la pratica delle asana sul tappetino possiamo entrare più facilmente in comunicazione con il nostro corpo fisico, ma non solo, sposteremo infatti tutta l’attenzione e la concentrazione su di esso e coinvolgeremo quindi la mente distogliendola da quelli che sono i pensieri abitudinari che ci portano preoccupazione.
Queste sensazioni non saranno solo momentanee perché il rilascio di alcuni ormoni, tra cui la serotonina (soprannominata ormone del benessere) entra in circolo nel nostro sistema regolando importanti funzioni come l’umore, il sonno, l’appetito e le emozioni. Riduciamo in questo modo lo stato di ansia e aggressività, ma anche il mal di testa e l’apatia.
È il nostro corpo che ci dice come dobbiamo svolgere la nostra pratica rivolta al benessere.
Possiamo definire due tipi differenti di sensazioni legate allo stato di ansia e stress:
nello yoga, viene chiamato “stato rajasico”, quando si presentano segnali di irrequietezza e agitazione, definirei questa persona in uno stato di ansia e confusione. Oppure possiamo trovarci in una situazione di inerzia e disperazione definita “stato tamasico”.
Così come li abbiamo definiti, per ogni stato esiste quindi un approccio diverso sul tappetino.
- Per lo stato rajasico bisognerebbe non assecondare questo movimento confuso e quindi creare una sequenza di asana lenta che preveda lunghe fasi statiche (non sarà assolutamente facile rimanere nell’asana e creare questo controllo). Lavoriamo su piegamenti in avanti e rimaniamo un lungo in Shavasana per chiudere poi la pratica con Pranayama calmanti ed equilibranti come Nadhi Shodhana che dona leggerezza ed equilibrio al respiro tramite la tecnica di respirazione a narici alternate. La meditazione sarà praticata ad occhi chiusi per rallentare il ritmo dei pensieri che occupano la nostra testa e non ci danno pace.
- Per lo stato di depressione tamasica caratterizzato da inerzia e staticità possiamo praticare asana più vigorose in sequenza, a ritmo del nostro più profondo respiro. Includiamo piegamenti indietro e torsioni stimolanti. Concludiamo con forme rinvigorenti di Pranayama come Kapalabhati che stimola il sistema cardiovascolare, aumentando notevolmente il tasso di ossigeno nel sangue donandoci un leggero senso di “euforia”. Le meditaizioni verranno affrontate ad occhi aperti in cui lo sguardo (dristhi) è diretto in modo preciso per mantenere piena vigilanza e controllo aumentando il nostro stato di consapevolezza.
Chiedete aiuto ai vostri insegnati e non esitate nel farvi guidare alla ricerca del vostro benessere aumentando la vostra salute psicofisica. Fatevi insegnare le tecniche di respirazione citate sopra e non praticatele da autodidatta. L’importanza di una buona guida è fondamentale per risultati sicuri e per poter nello stesso tempo lasciarvi totalmente andare nella pratica stessa: ascoltatela, ascoltatevi.
“C’è più saggezza nel corpo che nella filosofia più profonda.”
F.Nietzsche
Uber Cirelli - 2022-11-24 17:13:22