Mondiali Strada 2025 in Africa: un sogno che diventa realtà
Oggi è un giorno storico per il ciclismo: il Congresso UCI che si è riunito, a Leuven (Belgio) per rinnovare il board dell’UCI e sono stati anche assegnati i Mondiali su Strada ad una nazione africana.
Quel che è certo è che si tratterà di uno sbarco allegro e colorato che certamente avrà profondi risvolti sulla diffusione del nostro sport in un continente con una popolazione di 1,34 miliardi di abitanti la cui età media è la più bassa del pianeta, 19 anni contro i 39 anni dell’Europa.
“Ricordo ancora una decina circa di anni fa quando, da qualche parte nel deserto tra Laayoune e Tarfaya incrociai l’allora presidente dell’UCI, l’irlandese Pat Mc Quaid e, tra una birra e un thè alla menta, parlammo della possibilità di organizzare un mondiale in Africa: “No way Marco…” fu la risposta di Pat. È quindi toccato all’attuale capo del ciclismo mondiale, il francese David Lappartient sdoganare il pessimismo anglosassone per mettere una bandierina sull’ultimo continente inviolato dall’iride delle due ruote” ricorda chi vi scrive…
Sulla scrivania dei delegati delle varie federazioni nazionali in Belgio, c’è il dossier marocchino della F.R.M.C. (Federation Royale Marocaine de Cyclisme), con una quarantina di pagine ricche di grafici e tabelle e molta attenzione alla promozione digitale del circuito, già costato circa 75.000 euro alla Federazione del carismatico e istrionico presidente Avv. Mohammed Belmahi, in cui il Mondiale 2025 porta un nome ricco di fascino e storia: Tangeri.
TANGERI VS KIGALI – E’ proprio Tangeri, infatti, la città tanto amata da Paul Bowles che qui visse per mezzo secolo, fino alla morte avvenuta nell’Ospedale Italiano nel novembre 1999, i cui romanzi come “Il thè nel deserto” di Bertolucci hanno consegnato all’immortalità. Una cadidatura certamente suggestiva e ricca di fascino quella proposta dal Marocco a cui, strada facendo, si è affiancata la rivalità del Rwanda che, forte dell’esperienza maturata con la Tropicale Amissa Bongo, ha candidato la capitale Kigali.
In Rwanda, la passione del ciclismo è molto recente e risale ai primi anni del nuovo millennio anche se spesso abbinata alla povertà del Paese e alla presenza di organizzatori esterni come ASO.
Marco Benedetti & Andrea Fin
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