Come affrontare la partenza nel triathlon
Per molti triathleti uno dei problemi più grossi da affrontare è sicuramente la partenza. Premesso che tutte le parti di cui si compone una gara di triathlon sono “complesse” nella loro semplicità, lo start, ovvero trovarsi in mezzo a più di 200 persone asserragliate in pochi metri quadrati pronti a darsi battaglia per conquistare chilometri […]
Per molti triathleti uno dei problemi più grossi da affrontare è sicuramente la partenza. Premesso che tutte le parti di cui si compone una gara di triathlon sono “complesse” nella loro semplicità, lo start, ovvero trovarsi in mezzo a più di 200 persone asserragliate in pochi metri quadrati pronti a darsi battaglia per conquistare chilometri quadrati di mare e raggiungere il prima possibile una piccola boa colorata, è sicuramente un’immagine che può suscitare qualche timore.
Al suono stridulo della sirena, gli atleti si lanciano sgomitando, scalciando come muli, e qualche volta persino urlando con quel fare tipico di un orso affamato a caccia di salmone in un fiume, in una mattanza di corpi più vicina ad una battuta di pesca che ad una frazione di nuoto.
Nel corso degli anni le ho sentite tutte su come affrontare la partenza nel triathlon e le ho provate tutte: “Parti a destra.” “No, è meglio dal lato sinistro perché la respirazione…” “No, no, no, senti se parti dalle retrovie e lasci andare gli scalmanati…” “Macché! Vai fortissimo subito, stacchi tutti, poi ti rilassi e nuoti tranquillo.” Tranquillo??? Dovrei stare tranquillo con 200 bufali che sbuffano alle spalle?
L’unico vero segreto per una buona partenza è fare ciò che ci si sente di fare al momento, ben consapevoli delle nostre capacità natatorie, delle sensazioni che viviamo in quell’istante, della nostra condizione fisica, soprattutto ben consapevoli che schiaffoni e pedate arriveranno a prescindere dal luogo in cui decideremo di partire.
Il mio consiglio per i neofiti è quello di inserire sessioni di allenamento in acque libere assieme a qualche compagno di squadra, cercando di riprodurre una condizione che si avvicini il più possibile a quella che si troverà in gara. Nuotare in gruppo non è affatto semplice, quindi è opportuno verificare le dinamiche di movimento e di gestione della respirazione in un contesto che non sia quello della piscina. È altresì importante imparare a nuotare a testa alta, soprattutto nelle prime fasi è determinante ai fini della “sopravvivenza”. In una gara in acque libere, in condizioni meteo normali, bisogna alzare la testa ogni 16 bracciate circa, in condizioni di mare mosso, la testa si alza anche ogni 8 bracciate. È molto facile perdere il corretto orientamento se non continuiamo a verificare dove stiamo andando. Le correnti sono sempre in agguato ed una frazione di nuoto di 1.500 metri, può sempre trasformarsi in 1.800, se non 2.000 metri.
Ora, un respiro profondo e tuffatevi!
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