Il Rapporto Atleta – Coach e la prestazione Sportiva

Il Rapporto Atleta – Coach e la prestazione Sportiva

Davide Labanti

Chi non si ricorda del proprio primo Coach?
articolo di Davide Labanti: Tecnico, Istruttore, Allenatore e Preparatore Fisico.

9 Marzo 2020

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Io sì, mi ricordo del mio primo Coach, in tutti i sensi, è stato Il Sisto. Nella precedente puntata ho introdotto alcune distinzioni e tentato di dare il mio punto di vista sulla delicatezza del ruolo, in questa occasione vorrei andare oltre.

Partiamo dal presupposto che ogni prestazione sportiva necessita di essere allenata nella sua globalità, quindi occorre dedicarsi alla tecnica, alla tattica, alle capacità cognitive e a quelle psichiche. In gara bisogna presentarsi pronti da ogni punto di vista, anche in considerazione del fatto che, ogni atleta, in ogni competizione, ha la necessità di dover spendere un’elevata capacità di sforzo mentale.

Posso affermare senza dubbio che gli atleti più vincenti si distinguono dagli altri non soltanto per le caratteristiche muscolari ed organiche, ma anche per la capacità che possiedono di andare oltre i propri limiti in gara, adattandosi con l’allenamento di quei processi psicologico mentali che saranno di supporto durante le prestazioni. Gli strumenti sono molteplici: la consapevolezza stessa delle proprie capacità, l’allenamento alle varie situazioni ed alcuni esercizi di visualizzazione ed ancoraggi, possono aiutare ad accrescere la fiducia in se stessi ed una maggiore resistenza agli stressors.

Utilizzando una definizione di pubblico dominio tra gli sportivi: L’obiettivo superiore del Coaching sarebbe, oltre a quello di migliorare le prestazioni sportive, anche quello di stabilizzare o correggere il comportamento nel caso di atteggiamenti sbagliati o del mutamento di situazioni. (Rothig).

In tal senso parlando di Coaching Sportivo, possiamo elencare una moltitudine di capacità: comunicative, di osservazione, motivazionali, di valutazione e programmazione. La bibliografia sportiva è ricca di analisi e approfondimenti sulle conoscenze scientifiche e globali sui metodi di allenamento o altri temi inerenti questo approccio.

A mio avviso però le competenze psicosociali rivestono grandissima importanza, direi fondamentale.

L’Empatia, il dialogo, la differenziazione di comportamento con gli atleti, elevata capacità di ascolto e positività,  la capacità di ridurre la pressione per il risultato e quella di saper di innovare, sono tutte caratteristiche che possono fare la differenza.

In certi contesti e con atleti di alta qualificazione e non, la carta vincente risulta essere quella della relazione umana, quel processo di reciproca fiducia, di continuo apprendimento e dialogo, ma anche di sfida, per ambire a risultati sempre più importanti.

La mia formazione, in parte umanistica, mi spinge sempre più a porre l’accento su questa Relazione Coach/Atleta, sulla capacità che dovrebbe avere un Coach di poter ispirare a tutto tondo e di far ragionare sui veri obiettivi personali i propri atleti. Un tecnico, in effetti, non viene valutato per le sue abilità o capacità specifiche, ma piuttosto per la capacità di trasferire queste ai propri allievi.

A questo punto, svelerò qualcosa in più a proposito del mio primo Coach: il Sisto era il mio professore di Latino ed Italiano al biennio nei miei anni di Liceo.

In considerazione di quanto esposto in precedenza, un professore di Italiano farebbe migliorare le prestazioni sportive veramente, perché la competenza in ambito educativo e psicologico possono costituire una risorsa fondamentale.

Sisto per me è stato e lo è tutt’ora, un punto di riferimento, per la vita. Passione e dedizione per l’insegnamento, attenzione e preparazione, il tutto accompagnato dalla condivisione di scopi ed obiettivi con i propri alunni.

Ogni sua iniziativa, era orientata alla crescita delle abilità dei propri studenti.

Sisto, userò solo il nome, ma chi leggerà lo riconoscerà sicuramente perché nella nostra città è una istituzione, incarna tutte le competenze del Coach elencate da H. Samela, e nel mio caso, ha contribuito a sviluppare i miei interessi in ambito di insegnamento.

Gibran dice che: “il maestro se è davvero saggio non vi invita ad entrare nella casa della sua sapienza, ma vi guida sulla soglia della vostra mente.”

Per raggiungere il successo nello sport e nella vita in generale, bisogna avere un’ispirazione, un sostegno per perseguire i propri obiettivi ed avere una visione chiara di dove vogliamo arrivare. Avere chiarezza dei propri obiettivi è solo il primo passo poiché sono necessari gli strumenti adatti, siano essi la cultura, le capacità tecniche o le zone di allenamento da rispettare.

In questo senso è presente una sorta di competenza Umanistica che deve essere sviluppata parallelamente a quella più specificamente tecnica, riguardante la periodizzazione, l’organizzazione degli allenamenti, le verifiche delle zone, perché al momento della gara l’atleta dovrà essere nelle migliori condizioni fisiche, energetiche e mentali, possibili.

Sono sempre più dell’opinione che il Coach debba essere in grado di ispirare ed emozionare un atleta, fargli trovare le motivazioni più vincenti per gli obiettivi più ambiziosi.

Oltretutto sono certo che dopo aver letto queste righe, insieme a Sisto rideremo, ricordando le sue celeberrime interrogazioni a mitraglia sui Verbi latini, oppure le infinite parafrasi sulla poetica del Manzoni o ancora delle implicazioni Mitologiche, rigorosamente della traduzione del Monti ecc. Terminata la parte ludica fatta di risate e prese in giro, lo ringrazierò come sempre, per aver tentato di aprire i nostri orizzonti, per essersi speso così tanto e per aver contribuito a costruire la nostra fiducia.

 

 

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