Mai mollare… con onestà
Lo diciamo e ce lo siamo sentiti dire mille volte: dai provaci, non mollare, dai su ce la puoi fare. L’incoraggiamento, la forza d’animo, la spinta che manca, la volontà contro i freni che il nostro corpo ci impone e non sempre per sicurezza.
Settimana scorsa ho condiviso i miei pensieri sulla settimana prima della gara. Oggi la gara l’ho fatta e non è stata come tutte le altre! Una gara che mi ha fatto riflettere, probabilmente mi ha fatto crescere, sicuramente mi ha fatto vedere le cose da un punto di vista diverso.
In gara soffro sempre, cerco sempre di dare il massimo: ricordo gare andate male che si sono trasformate in veri calvari, ma non c’ho mai mollato. Ricordo gare andate bene, ma anche in quel caso gli ultimi km erano una punizione. Giusto così: significa dare tutto o quel che si crede sia tutto.
Questa gara era pianificata da mesi, la volevo con tutto il cuore: tutto era perfetto, al più del mio stop di due settimane. Ma non doveva essere una scusante. Ho avuto tre settimane per recuperare e forse ho recuperato troppo.
Ho affrontato la gara cercando di replicare all’esperienza patavina, dove ho fatto il mio PB di mezza. Questa volta il pacer batteva bandiera 1:29 e dentro di me mi sono detto “PERFETTO”!
Parte la gara, accendo il Garmin e spengo il cervello. Voglio fidarmi del pacer. Sento che faccio fatica, ma stringo i denti: magari non era abbastanza caldo. Continuo a tenere il passo almeno fino al quinto km. Guardo l’orologio ma il passo non è proprio quello da 1:29, probabilmente 5-10” più veloce. Strategia diversa? Probabilemente si ma tra il 5° e il 7° km mi rendo conto che ho dato più del dovuto e che non ne avevo per il PB!
Cosa fare? Sono stati metri molto combattuti ma ormai dentro di me avevo la certezza di avere la copertina corta. Quali le scelte: soffrire per 14 chilometri o godermi il panorama?
La consapevolezza che il PB era ormai impossibile era lampante, così come la gara era caratterizzata da un percorso da favola e un meteo da non credere. Sai che ho fatto? Ho alzato il piede dall’acceleratore e mi sono goduto il panorama.
I ristori della gara avevano i bicchierini in luogo delle bottiglie (io con i bicchieri non riesco a bere…) e mi sono preso perfino il lusso di parcheggiare il tempo per bere con serenità. Al 15° chilometro mi sentivo leggero e le gambe filavano bene: non da PB ma nemmeno da crisi: le ho lasciate galoppare.
Gli ultimi 2 km ho rimesso giù il piede sull’acceleratore, ma per scelta di godimento/sofferenza non tanto di tempo. Le voci del pacer dietro di me mi avevano stimolato e il mio fottuto senso agonistico non si è lasciato sfuggiere l’occasione.
Che dire: arrivato al traguardo con il sorriso. Ho fatto una scelta, oggi la rivendico con gioia. Non siamo pro, non siamo perfetti. Le variabili in gioco sono troppe. Faccio pochissime gare – è vero – questa per me era importante, ma l’ho vinta lo stesso, in modo diverso! Ho saputo rispettarmi senza tradire lo sportivo che è in me.
Ora però sotto con gli allenamenti, alla prossima non potrò essere nuovamente così buono!
Photo by Paula May
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