La settimana prima della gara
Siamo in pieno periodo di gare. Per doverosi motivi familiari ne faccio pochissime, ma anche nei periodi di più intensa attività agonistica non me ne sono mai assuefatto.
Tu sei “abituato” alle gare? Penso sia una di quelle emozioni a cui fortunatamente non ci si abitua mai: dalle emozioni pregara, a quelle durante fino a quelle dopo con tanto di “sindrome del traguardo” che richiede subito una nuova gara.
Ho pubblicato questo testo su Instagram “Notte prima degli esami… Uno su mille ce la fa… Chi non risica non rosica… Chi si accontenta gode… It’s a long way to the top if you want… Never give up… Jump… Happy… La speranza è l’ultima a morire… Se vuoi puoi.” l’ultimo allenamento prima della Garda Trentino Half Marathon.
Tu come affronti il pregara? La settimana prima della gara? Da “manuale” la settimana prima è una settimana meditativa: si riduce il carico, si cerca il riposo muscolare, bisogna comunque lavorare sull’agilità della gamba perché una settimana di stop sarebbe deleteria. Così come può essere deleterio un sovraccarico.
L’errore più grande in cui spesso cadiamo è quello di voler sfruttare l’ultima settimana per migliorare, come fosse la pietra filosofare dei workout. In realtà è maggiore il rischio di fare danni rispetto al beneficio che si fa in gara.
Un ottimo lavoro da pianificare invece è quello di pianificare la gara, soprattutto se lunga (mezza, maratona, ultra). Studiare il percorso, valutare le curve, analizzare le pendenze e capire dove bisogna stringere i denti, dove non si deve esagerare, dove ci si può lasciare andare e non si deve approfittare.
La maggior parte di noi NON corre contro un avversario, ma corre contro se stesso (come Kipchoge…), corre contro il cronometro, in cerca del PB il meraviglioso maledetto personal best.
Ogni allenamento, compresi quelli prima della gara, sono focalizzati comunque al nostro obiettivo di gara. Sto scrivendo e sto pensando a domenica, alla gara a Riva del Garda, al mio stop di due settimane per problemi lombari, alla successive 3 settimane in cerca di recuperare una perdita che non pensavo fosse così spessa.
Ed oggi sono qui a scrivere questo post, con l’illusione di raggiungere il mio obiettivo e la paura di non farcela. Ovvio per chi come me è un amatore è una passione e NON deve diventare una malattia: corriamo per piacere, ma è così fottutamente piacevole migliorarsi e raggiungere gli obiettivi che ci poniamo. “Gia’ sai che dopa minimo chico fai” cantava il Neffa nel 1996: io ancora giocavo a Volley e sognavo la prima squadra.
Ma questa è un’altra storia.
In bocca al lupo ragazzi per le vostre (nostre!) gare in giro per l’Italia e per il mondo! Mi raccomando però: SORRIDERE sempre.
ps: se hai qualche consiglio pre-gara li accetto ben volentieri ;)
Riccardo Mares - 2019-11-10 23:16:40