Giovanna e la sua “Dolorosa”: “Di nome e di fatto”

Giovanna e la sua "Dolorosa": "Di nome e di fatto"

Redazione ENDU

“È la corsa non competitiva più competitiva del mondo!” Il 7 gennaio, Giovanna Ampollini, portacolori dell’Asdc Il Castello ha corso la sua seconda Dolorosa: una gara su strada tutta in salita, lungo la via Francigena, da Fornovo a Berceto, sull’Appennino parmense. Tre distanze le distanze previste: 9, 19 e 29 km, con arrivi rispettivamente ai Boschi di Bardone, […]

10 Gennaio 2018

Condividi:

“È la corsa non competitiva più competitiva del mondo!”
Il 7 gennaio, Giovanna Ampollini, portacolori dell’Asdc Il Castello ha corso la sua seconda Dolorosa: una gara su strada tutta in salita, lungo la via Francigena, da Fornovo a Berceto, sull’Appennino parmense.
Tre distanze le distanze previste: 9, 19 e 29 km, con arrivi rispettivamente ai Boschi di Bardone, a Cassio e, appunto, a Berceto, al camping I Pianelli. Giovanna quest’anno è arrivata fino al traguardo di Cassio e ci ha raccontato come è andata.

Giovanna Ampollini - La Dolorosa 2017

Non so perché mi sono iscritta ancora e me lo sono chiesto tante volte lungo quei 19 km infiniti di salita.
Eppure un po’ lo sapevo, ero preparata.
La mia prima “Dolorosa” l’ho corsa nel 2016 e in quell’occasione avevo fatto la distanza più corta, i 9 km.
D’altra parte io sono di Fornovo, queste sono le mie zone, mi alleno spesso qui e conosco bene strade e salite. Ho caricato tutta la mia squadra, perché partecipassimo in massa. Potevo non iscrivermi?
Anche la prima volta è stata una sofferenza, ma d’altra parte si chiama “Dolorosa”, non “Simpatica”.
E nonostante questo mi ero iscritta anche nel 2017, alla 19 km, anche se poi mi sono ammalata e non sono riuscita a partecipare.
Quest’anno ci ho voluto riprovare. 
Non l’ho preparata in modo particolare, anche perché le due settimane prima ero a letto con la febbre e non ho potuto correre. Mi ero posta l’unico obiettivo di farla e di arrivarci in fondo. Anche camminando, se necessario.

La partenza, con i primi km in discesa mi ha permesso di tenere un buon ritmo, ma conoscendo bene il percorso sapevo che non dovevo esagerare prima delle salite. Così ho lasciato andare la mia compagna che ne aveva più di me.
Io ho fatto il mio ritmo.
Ai Boschi di Bardone sono arrivata dopo 1h05′, meglio del 2016 quando ci avevo impiegato 1h08′.
Migliorare questo intermedio era un altro obiettivo e l’ho centrato!
Dopo Bardone, però, era tutta un’incognita.
Quella strada, l’ho fatta tante volte anche in macchina, ma eravamo completamente immersi nella nebbia e avevo perso ogni punto di riferimento. Non vedevo le salite, né i tornanti. Non riuscivo a capire tra quanto sarebbe arrivato il primo piccolo tratto in discesa.
In quei momenti non ho pensato a nulla: testa bassa, un passo dopo l’altro. È l’unico modo per affrontare una salita continua, che non molla, non molla mai per 18 km.

Giovanna Ampollini - La Dolorosa 2017

Il momento peggiore è stato, paradossalmente, quando sono arrivata alla discesa di Casola. Non vedevo l’ora di poter tirare un po’ il fiato. Peccato che, dopo 10 km di salita, i piedi erano come incollati all’asfalto, non riuscivo più ad alzare le gambe. Una sensazione stranissima, mai provata prima, ma di certo non piacevole.

Per fortuna lungo il percorso ho trovato tanti amici e compagni di squadra che mi hanno incitata, supportata. Da Laura Agnelli a Walter Perotti, con cui ho corso per qualche chilometro. E poi Marco Lavagetto, che in bici si è fatto la spola tra tutti noi del Castello per aiutarci, uno per uno. Della mia squadra ero l’ultima: è stato bello arrivare al traguardo e trovarli tutti lì ad aspettarmi.

Quanto al tempo, nonostante la fatica – tanta! – sono arrivata saltando e urlando di gioia: 2h17′!
Speravo di riuscire a finirla in meno di tre ore. Quando ho tagliato il traguardo e ho visto il cronometro quasi non ci credevo! 

E poi? Poi è venuta la parte più bella della Dolorosa: il “dopo Dolorosa”, quando ci si trova tutti con le gambe sotto il tavolo per mangiare e bere insieme, quando ci si rilassa e ognuno racconta la sua gara, il tempo che ha fatto, le difficoltà che ha trovato, le persone che ha superato.

Il giorno dopo ero distrutta, mi sentivo come se le gambe fossero staccate dal corpo, come le Barbie con cui giocavo da bambina e che mi divertivo a smontare.
Però è anche quello il bello: la fatica.
Perché mentre sei lì e la corri, in salita, ti chiedi mille volte chi te lo ha fatto fare e non sai darti una risposta, io ad esempio mi sono lamentata in continuazione, però sono fatta così e in fondo mi piace. Mi piace fare fatica.
Tanto poi, una volta tagliato il traguardo, la fatica me la sono già scordata e sto già pensando alla prossima gara.

La Dolorosa? La farò anche il prossimo anno.
29 km con arrivo a Berceto? Assolutamente no. Sono troppi. Troppa salita. Troppa fatica.

 

Ci rivediamo tra un anno, Giovanna :)

condividi

commenti

Ancora nessun commento inserito. Vuoi essere il primo a commentare?

scrivi commento

scelti per te

adv
adv
vai su

Endu

rispettiamo l'ambiente

Questa schermata consente al tuo schermo di consumare meno energia quando la pagina non è attiva.

Per continuare a navigare ti basterà cliccare su un punto qualsiasi dello schermo o scorrere la pagina.

Clicca qui se invece vuoi puoi disabilitare questa funzionalità per i prossimi 30 giorni. Si riattiverà automaticamente.
Info
Trovata una nuova versione del sito. Tra 5 secondi la pagina sarà ricaricata
Attendere...

Se non vuoi attendere clicca questo link