Angelica Olmo: passione triathlon

Angelica Olmo: passione triathlon

Laura Ugolotti

È giovane Angelica Olmo. Ha compiuto 21 anni pochi giorni fa. Eppure già si è imposta come una leonessa nel panorama del triathlon nazionale e internazionale, con diversi titoli di campionessa italiana Under23 e, più recentemente, una vittoria importante a Weert, in Olanda, per la European Triathlon Union Cup. È determinata Angelica, appassionata e sta […]

30 Giugno 2017

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È giovane Angelica Olmo. Ha compiuto 21 anni pochi giorni fa. Eppure già si è imposta come una leonessa nel panorama del triathlon nazionale e internazionale, con diversi titoli di campionessa italiana Under23 e, più recentemente, una vittoria importante a Weert, in Olanda, per la European Triathlon Union Cup.
È determinata Angelica, appassionata e sta già guardando verso Oriente, per l’appuntamento di Tokyo 2020.
E pensare che, da piccola, voleva fare la ballerina.

STORIES - Angelica Olmo

Angelica Olmo e il triathlon, una storia nata per caso. Giusto?
Per caso e anche per gioco, direi. Quando ero piccolina facevo danza, volevo diventare una ballerina. Poi la scuola che frequentavo ha chiuso e allora mia madre si è dovuta inventare qualcosa di alternativo. Voleva che avessi un interesse, qualcosa a cui appassionarmi. Così ho iniziato a nuotare e intanto già facevo le prime gare di atletica, a scuola. Adoravo correre e lo adoro ancora oggi, è stata questa la passione più forte che mi ha spinta verso la triplice disciplina.

Per questo sei entrata di recente nella crew degli ASICS FrontRunner Italia?
Ha influito, sì. Per me, che comunque vengo dal triathlon, essere una FrontRunner è soprattutto un’occasione di crescita personale, perché posso confrontarmi con tanti atleti e persone diverse, ciascuno con la sua esperienza. Agli altri, invece, vorrei poter trasmettere la mia passione, essere un esempio e, soprattutto, uno stimolo per crederci. Nel nostro piccolo tutti possiamo crescere, con l’impegno e la passione.

STORIES - Angelica Olmo

E tu sei cresciuta tanto, da quelle prime gare. Come sei arrivata al triathlon?
In piscina ho conosciuto il mio allenatore, Luigi Zanlungo. E’ stato lui, dopo le prime gare, a chiedermi: “Ti va di fare qualcosa di nuovo?”. Parlava di triathlon e io ho accettato senza alcuna esitazione. Per me lo sport – il nuoto, ma anche e soprattutto la corsa – è una passione. Mi diverto, quindi non avrebbe potuto farmi una proposta più allettante. All’inizio l’ho vissuta così: come un gioco.

Un gioco che però, già dopo poco, è diventato qualcosa di più serio.
Sì. A 11 anni ho iniziato con il triathlon, a 14 sono arrivati i primi risultati nazionali di categoria. Nel 2011, a 15 anni, la prima convocazione in nazionale, per l’Europeo Youth, il primo obiettivo internazionale importante, l’anno dopo il primo podio in Coppa Europa Junior e intanto, a livello nazionale, ho raccolto diversi titoli italiani di triathlon olimpico, nel 2015 quello di campionessa mondiale juniores di duathlon sprint.

STORIES - Angelica Olmo

Poche settimane fa, a Weert, in Olanda, è arrivata anche la vittoria alla European Triathlon Union Cup 2017. Ti aspettavi questo risultato?
Onestamente no. Sapevo di poter fare bene, perché ultimamente mi sto allenando molto e anche in gara avevo delle buone sensazioni. Pensavo di poter ambire al podio ma mai avrei immaginato la vittoria. Solo il mio allenatore ne era convinto ma sai come siamo fatti noi atleti, un po’ pessimisti e un po’ scaramantici.

Cosa ha fatto la differenza, secondo te?
L’approccio, credo. Mi sto allenando bene e quindi mi sono presentata in gara tranquilla, sicura dei miei mezzi, cosa che non capita in tutte le occasioni. Mi sentivo in forma. Ero concentrata su questo obiettivo da inizio anno, perché doveva essere la gara più importante della prima parte della stagione. Ho messo a frutto il lavoro fatto.

Inutile dire che per te la stagione è iniziata ora.
Già, tra il 2015 e il 2016 non sono riuscita a dare continuità alla preparazione. Prima ho dovuto finire la scuola e mi sono iscritta all’università, anche se poi ho deciso di lasciare per dedicarmi al triathlon da professionista e fare di questa passione un lavoro. L’anno scorso sono entrata nel gruppo sportivo dei Carabinieri, quindi ho sospeso gli allenamenti per tre mesi, per la durata del corso. Poi in Germania, in una gara ad Amburgo, ho preso un’infezione. Insomma, tra una cosa e l’altra, nel 2016 sono riuscita a gareggiare pochissimo. Nonostante questo non sono mancati i risultati importanti, come il doppio oro conquistato a Burgas, e relativo titolo europeo Under 23 a squadre e individuale.

E ora che hai ripreso che obiettivi ti sei data?
A medio termine migliorare e raggiungere un buon livello. Ho cambiato un po’ sia l’approccio che le distanze. Sto passando dallo Sprint all’olimpico, che per me è una novità. Ma è importante se voglio iniziare a confrontarmi con gli atleti Èlite, pur essendo ancora un Under 23. Per quanto riguarda le competizioni, punto alla qualificazione per gli europei e per i mondiali Under 23.

E a lungo termine?
L’obiettivo, ovviamente, è Tokyo 2020. Le qualificazioni inizieranno a metà 2018: voglio farmi trovare pronta.

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