A tu per tu con Daniel Fontana, lo sport come piace a noi
È sua la miglior prestazione italiana su distanza Ironman: 8h05’48″ ottenuta all’Ironman Florida di Panama City Beach nel 2013. Non solo. È anche l’unico italiano (seppure argentino di nascita) ad aver vinto una prova del circuito Ironman, nel 2014 a Los Cabos con il tempo di 8h26’15”. A 41 anni Daniel Fontana, capitano della D. D. S. Triathlon Team […]
È sua la miglior prestazione italiana su distanza Ironman: 8h05’48″ ottenuta all’Ironman Florida di Panama City Beach nel 2013.
Non solo. È anche l’unico italiano (seppure argentino di nascita) ad aver vinto una prova del circuito Ironman, nel 2014 a Los Cabos con il tempo di 8h26’15”.
A 41 anni Daniel Fontana, capitano della D. D. S. Triathlon Team stacca il suo quinto biglietto per Kona. Il sogno di tutti i triatleti delle lunghe distanze, la gara delle gare: il mondiale di Ironman delle Hawaii. L’ultimo, assicura, da professionista.
Domenica scorsa l’Ironman di Zurigo e un quinto posto che vale la slot per Kona. Una bella soddisfazione!
Non per la gara, non si festeggia un quinto posto, e neanche per la qualificazione in sé, perché a Kona sono già stato quattro volte. La soddisfazione viene da una qualificazione, per niente scontata, raggiunta a 41 anni. Alle Hawaii sarò il più vecchio, e sarà dura perché dalla mia prima partecipazione il livello si è alzato e la concorrenza si è fatta più agguerrita, ma per me sarà un po’ come chiudere il cerchio. Non ho mai avuto un talento particolare però ho sempre lavorato con impegno, sacrificio, correttezza, ho vinto tante gare e ho accumulato tanta esperienza. Una carriera pulita. Kona è come un premio per tutto questo.
Un premio che però non era scontato.
No, sono stato anche fortunato. A Zurigo si chiudeva la prima parte di qualificazioni per Kona e in tanti erano lì alla caccia degli ultimi punti disponibili. Io poi sono arrivato stanco, non ero al pieno della forma. Ho fatto un Ironman ad aprile, il 70.3 a Pescara. L’IM di Zurigo è stata una gara decisa last minute ma non l’ho preparato bene.
La mia forza è stata l’esperienza, la capacità di gestire le risorse a disposizione per dare il massimo.
E com’è andata?
Sono partito bene, sono uscito dall’acqua con il primo gruppo, poi nella frazione in bici c’è stata un po’ di bagarre. Al 60° km, dalla terza posizione mi sono ritrovato quinto, poi sono riuscito a recuperare il quarto posto, c’erano cambi di posizione continui. Nella terza frazione a piedi ho raschiato davvero il fondo del barile, anche perché c’era molto caldo, ma sapevo di dover lottare per mantenere il quinto posto. Per fortuna davanti a me ho “raccolto qualche cadavere”, di atleti scoppiati. So cosa vuol dire. Al 28° km della maratona sono andato in crisi anche io, ma poi sono riuscito a riprendermi, attingendo a tutte le energie rimaste.
E ora il prossimo obiettivo sono i mondiali di Kona.
Sì, anche se non ho molto tempo per preparare la gara. Prima di riprendere con la preparazione devo recuperare da Zurigo e da tre Ironman in sette mesi. Sono gare che mettono il fisico davvero a durissima prova e non è immediato rimettere insieme i pezzi.
Vorrei fare una bella gara a Kona, al di là del risultato, anche perché credo proprio sarà il mio ultimo IM da professionista. Agli atleti sono richieste prestazioni di livello sempre maggiore e una quantità di gare esagerata. Perdi il lato piacevole di questo sport ed è un peccato. Continuerò a gareggiare ma sul 70.3 che è più adatto alle mie caratteristiche. Intanto, comunque, alle Hawaii andrò a chiudere il cerchio.
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