Ale Fabian, Arzachena e Valencia per concludere questo #ROADTO2020
E alla fine abbiamo fatto anche delle gare, in questo assurdo 2020.
Ha avuto ragione chi è rimasto focalizzato, chi ha creduto in un obiettivo, anche se incerto, anche se a volte sembrava di allenarsi senza un fine e uno scopo.
Non sempre si è arrivati preparati: gli atleti di alto livello curano ogni dettaglio, la loro preparazione è minuziosa, ogni mese, settimana e giorno sono calibrati secondo il calendario gare.
E chiaro, in questo caso qualcosa si è dovuto per forza ricalibrare all’ultimo, in maniera non “da manuale”. Ma l’emozione e l’adrenalina del poter nuovamente battere un circuito internazionale ha dato quella carica in più per trovare il coraggio di buttarsi, anche forse sapendo di non essere al massimo della condizione.
E quindi eccoli, tutti lì, nell’ultimo mese, a gareggiare prima “in casa”, nella nostra splendida Sardegna, non ancora stanca di regalare bellissime giornate di sole a dare quel tocco in più ad una gara, e poi a Valencia.
Due posti meravigliosi in cui io, ovviamente, non sono andata. Amburgo non me la perdo mai, coi suoi 10 gradi, il the caldo a luglio, e l’immancabile pioggia.
Le città belle che invece mi piacerebbe vedere tipo Valencia appunto, invece sì.
Destino avverso. Pur essendo due gare in luoghi relativamente comodi, quest’anno l’inizio tutto in salita della scuola, le condizioni complicate a livello di virus e possibili quarantene da fare, mi hanno fatto propendere per un saggio “Vabbè, dai, rimango a casa”.
Penso che, da quando conosco Ale, sia il primo anno in cui non lo seguo a nemmeno una gara. E dire che è il 2020, e nei nostri progetti quest’anno avrei dovuto seguirlo ovunque, come un’ombra, in ritiro, alle gare, a Tokyo.
Niente da fare! Se non riprendere i su e giù in aeroporto e vederlo partire, per poi tornare a recuperarlo dopo qualche giorno. Rispetto a qualche anno fa, un’unica differenza: se prima delle trasferte c’era sempre la ricerca disperata di un appuntamento all’ultimo minuto dal barbiere, perché i Carabinieri non approvavano molto il capello troppo lungo in gara, ora l’appuntamento fisso era per fare il tampone, entro 48 ore dalla partenza, cercando di incastrarlo tra un allenamento e le valigie, e sperando di non trovare troppa coda.
Nonostante le scarse doti organizzative di Fabian, è riuscito a cavarsela anche queste volte.
A dirla tutta, io non ero così sicura sarebbero riusciti a fare le gare, specialmente l’ultima a Valencia, in Spagna. Per come si stanno mettendo le cose con il Covid, ero convintissima l’avrebbero cancellata. Invece ecco, un nuovo sabato pomeriggio davanti allo schermo, in ansia, pronta a vederlo in azione. Se in tutti questi anni non sono mai riuscita ad evitare il mal di pancia e l’apprensione, nelle ultime volte ho trovato l’occupazione perfetta: la manicure. Mentre lui gareggia, limette, gel e smalto mi permettono di unire una cosa super emozionante ad un’attività rilassante, che mi abbassa notevolmente il livello di tensione.
Questo non esclude che io riesca comunque ad accorgermi dei dettagli. E a fine gara, nella nostra telefonata, già so se sia contento, soddisfatto a metà, deluso, se fosse rigido nella corsa per un dolore, se avesse provato ad attaccare in bici, se avesse speso troppe energie in una frazione…
E ovviamente, ho (quasi) sempre ragione.
Per chi, in una diretta, ci ha chiesto come lo aiuto a gestire il “post gara”, ecco la risposta: tra una cosa e l’altra, aggiungo una richiesta di consiglio sul colore dello smalto.
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