Le nuove collaborazioni sportive: dalle occasionali alle coordinate e continuative

Le nuove collaborazioni sportive: dalle occasionali alle coordinate e continuative

Redazione ENDU

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi di antico”, così iniziava “L’aquilone” di Giovanni Pascoli.
Così anche per le collaborazioni sportive.

6 Marzo 2018

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Dall’1 gennaio 2018 si sente parlare di nuove collaborazioni sportive. Ma è proprio così? Cosa è cambiato per quella comunità di operatori sportivi che quotidianamente in Italia si adoperano per fare sport o far fare sport a grandi e piccini? Cosa è cambiato agli istruttori, allenatori, atleti? Cosa è cambiato agli addetti ai campi, ai cronometristi, ai giudici di gara, ai raccattapalle, ai commissari di gara? Se proviamo a guardarci intorno in realtà notiamo che non è cambiato nulla. Tutti questi sportivi sono sempre al loro posto, a fare il loro dovere, a correre, ad organizzare, ad allenare, a gareggiare. Quel qualcosa di “antico” della poesia di Pascoli è tutto ancora qua, nell’essenza vera dell’impegno sportivo quotidiano dei praticanti e dei rispettivi maestri e organizzatori.

Eppure qualcosa di nuovo c’è.

E se ne parla con articoli di esperti, con comunicati stampa, con anticipazioni, con commenti che riempiono pagine di notiziari. Notiziari però non sportivi, ma di informazione per i dirigenti, per gli amministratori, per i gestori. Notiziari fiscali e amministrativi che subito richiamano alla mente obblighi, adempimenti, controlli, burocrazia. Purtroppo in questo c’è quel qualcosa di nuovo e, spiace dirlo, non è certo del tutto piacevole. Ma c’è e tanto vale sapere e organizzarsi per accogliere quel che c’è di nuovo al meglio.

Il 27 dicembre 2017 nel pieno delle festività natalizie, come spesso accade in quei giorni nei palazzi romani della Camera e del Senato, si approvava la legge di Bilancio per il 2018 del nostro bel Paese. Tra le migliaia di norme scritte se ne trova una che con poche parole apporta quella ventata di novità di cui già si rumoreggiava nelle settimane precedenti, chiarendo che dal primo gennaio 2018 le prestazioni relative a collaborazioni rese ai fini istituzionali in favore di associazioni e società sportive dilettantistiche costituiscono oggetto di contratti di collaborazione coordinata e continuativa.

Ma qual è la novità, diranno in molti? Anche prima di queste indicazioni le prestazioni rese dalle migliaia di allenatori, istruttori, atleti a favore di associazioni e società sportive dilettantistiche si basavano su un rapporto di collaborazione continuativo, che durava per una o più stagioni, e si realizzavano grazie a un opportuno e necessario coordinamento tra chi richiedeva queste prestazioni (le società e le associazioni sportive) e chi le eseguiva (i collaboratori).

La novità è che se anche prima tutto era uguale ad ora, ora quel rapporto di collaborazione ha un suo chiaro inquadramento giuridico: ora è collaborazione coordinata e continuativa.
E prima cos’era? O meglio, come si chiamava? Prima era il dubbio. Per qualcuno erano rapporti di collaborazione occasionale dilettantistico, per altri erano veri e propri rapporti di lavoro dipendente, per altri erano rapporti di lavoro autonomo. E così svolgere la propria collaborazione per una stagione come istruttore, allenatore, atleta, prima era un’incognita per quanto riguardava l’inquadramento giuridico. Ognuno faceva come voleva, ognuno faceva come facevano tutti. Qualcuno azzardava assunzioni come lavoratori dipendenti, qualcun altro assumeva solo se il collaboratore sportivo aveva la partita IVA.

Una vera giungla in cui la padrona incertezza è stata fonte di danni gravi, quando a decidere quale fosse il corretto inquadramento erano le istituzioni addette ai controlli fiscali (agenzia delle entrate, guardia di finanza) e alla tutela del lavoro (Ispettorato del Lavoro, Inps).
Fonte di danni gravi quando a decidere era il giudice chiamato a giudicare su richiesta del collaboratore stesso rivoltosi alla magistratura per rivendicare il proprio ruolo di dipendente assoggettato a vera e propria subordinazione gerarchica da parte del (datore) Presidente o dei Consiglieri della società sportiva, in cerca di una remunerazione più elevata, maggiorata anche con i versamenti dei contributi previdenziali. E proprio in questo consistevano i danni gravi: nell’obbligo che veniva imposto alle associazioni e società sportive dagli organi di controllo o dai giudici di pagare imposte e contributi per i rapporti di collaborazione sportiva, annullando così di fatto tutte quelle agevolazioni che invece la normativa fiscale e previdenziale prevedeva – e prevede ancora – per i compensi sportivi. Quelle agevolazioni note nel settore sportivo come i “compensi dei 7.500 euro” in totale esenzione di imposte e di contributi.

Prima del 2018 si è convissuto per anni nella totale incertezza sulla tipologia di rapporto di lavoro nell’ambito delle collaborazioni sportive. E nonostante ciò la quasi totalità delle società e associazioni sportive si sono avvalse di collaboratori remunerati con i 7.500 euro gestendo i propri collaboratori come collaboratori non dipendenti e non con partita IVA, rischiando cause, contenziosi e accertamenti, specie quando i collaboratori svolgevano il proprio incarico sportivo con assiduità, con professionalità e come unica propria attività lavorativa e con compensi spesso ben superiori ai 7.500 euro.

Il nuovo che ha accompagnato l’inizio d’anno è quindi la certezza che da oggi questi rapporti di collaborazione non potranno più confondersi con rapporti di lavoro dipendente o con partita IVA, perché ora sono collaborazioni coordinate e continuative.
Non più contestazioni o accertamenti, sempre che non si provi – ma ora è davvero difficile – che il datore di lavoro si comporta come vero superiore gerarchico per rivendicare il ruolo di dipendente. Se atleti, istruttori, allenatori volessero aprire una propria partita IVA – specie se operano con più società e associazioni sportive – saranno sempre liberi di farlo. Ma non potrà diventare un obbligo. Non ci sarà timore che in un accertamento qualche ispettore possa riconteggiare contributi e imposte non pagate per un errato inquadramento giuridico dei propri collaboratori. Non ci sarà timore perché per tutti è chiaro, come la legge che lo ha stabilito, che d’ora in avanti le collaborazioni sportive di quella pletora di addetti che fa andare avanti lo sport in Italia sono coordinate e continuative se relative a rapporti a carattere quanto meno stagionale, con le conseguenze e adempimenti che chiariremo nel prossimo articolo della rubrica dedicata ai lettori di ENDU4Team.

Per ora gustiamoci quel qualcosa di nuovo nell’antico che si respira.

Un profumo di rosa, che come tale oltre al bello ha anche le sue spine.

Donato Foresta

Donato Foresta

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