Perché le bici gravel stanno conquistando il ciclismo

Perché le bici gravel stanno conquistando il ciclismo

Angelo Furlan

‘Le bici gravel non saranno un fuoco di paglia’: Angelo Furlan, ex ciclista professionista, analizza questo fenomeno in continua espansione.

10 Febbraio 2023

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Prima di iniziare, voglio specificare che questo articolo l’ho scritto da amante del mondo del ciclismo in tutte le sue sfaccettature: praticando (ed avendo praticato) quasi tutte le specialità, posso affermare di non avere preferenze. Le biciclette mi piacciono tutte.
Quindi oggi vi dirò il mio punto di vista sul fenomeno gravel, dato che tra le altre cose ho avuto il privilegio di immaginare e tracciare, con l’aiuto di Marco Menin e la super squadra di PP Sport Events, il primo mondiale gravel della storia (Gravel World Championship, Regione Veneto, 8-9 ottobre 2022).

La gravel è la rivisitazione in chiave moderna di una disciplina che ha più di 100 anni, basti rivedere qualche filmato dell’Istituto Luce o le immagini di Coppi e Bartali quando correvano su strade completamente sterrate. Loro sono stati i veri antenati del gravel! A testimonianza di questa eredità, possiamo notare la somiglianza tra la forma di alcuni manubri delle gravel con quelli delle bici d’epoca.
Io ho avuto la fortuna di praticare il gravel quando ancora non esisteva, quindi non sapevo ancora che si chiamasse così. È stato qualcosa di naturale, nato dal desiderio di scoprire nuovi percorsi e con quella nostalgia di fare sempre qualcosa di divertente, tipica degli ex atleti di bmxNegli allenamenti in bici da corsa, infatti, prima da dilettante e poi da professionista, capitava spesso che nei giorni in cui dovevo pedalare per 5-6 ore a un certo punto mi annoiassi. Per questo ho iniziato ad affrontare gli sterrati in salita, ma anche gli argini, vicino a casa mia. Insomma, facevo gravel con la bici da corsa senza sapere che circa vent’anni dopo si sarebbe chiamato così e che il fenomeno sarebbe esploso.

Le differenze tra gravel e mountain bike

  • la gravel dà molto più sollievo rispetto alla mtb, grazie a un telaio più rigido e a ruote meno larghe
  • nella gravel, la spinta e la posizione consentono di essere più performanti, con un senso di libertà e di scoperta impareggiabili: si scappa dal traffico facendo una buona dose di chilometri e con la piacevole sensazione del vento in faccia perché, se la mtb è adatta a rock garden e sentieri molto tecnici, la gravel ha un incedere che invoglia a spingere e a cercare la velocità
  • in sella a una gravel, quando si esce dagli sterrati e ci si immette sull’asfalto, si apprezzano la maggior velocità e scorrevolezza. In poche parole: pedalare su asfalto con la gravel è molto meno faticoso rispetto che con la mtb, perché quest’ultima è caratterizzata da pneumatici più tassellati e più grandi.

Insomma: la gravel ha una duttilità di impiego senza eguali.

Lo spirito gravel

Ci sono almeno 3 tipologie di bici gravel (con relative sottofamiglie) che delineano tre diversi mondi, o ‘spiriti’:

  • la gravel wild con pneumatici e geometrie quasi da mountain bike, che incarna e alimenta tutti i sogni del viaggiatore selvaggio
  • la gravel hipster, come l’ho definita io, che utilizza sorniona materiali anticonformisti e artigianalità alla moda. Questa bici sembra dire: ‘io non seguo le mode, la mia moda la faccio io’. È una gravel che va forte soprattutto tra i giovani che trovano nelle social ride un nuovo modo di aggregazione per pedalare, per fare festa e anche per essere di tendenza. Alluminio, titanio e acciaio sono i benvenuti.
  • la gravel racing, ovvero quella vista al mondiale, che vede soluzioni del telaio votate alla velocità e alla performance.

Scoperta, viaggio, libertà e lontananza dal traffico sono gli ingredienti principali del successo e della diffusione delle bici gravel. Sono sempre di più le persone che, pur avendo un’attività lavorativa assolutamente nella norma, si avventurano nel weekend in trail da 500 km (con loro grande godimento).

Gravel e agonismo: il futuro della disciplina

La mia previsione è che nei prossimi anni i praticanti del gravel aumenteranno ulteriormente e questa disciplina saprà ricavarsi uno spazio sempre più netto tra lo spirito racing e quello wild. A dimostrazione di questo trend: l’interesse verso questo mondo da parte di professionisti su strada del calibro di Sagan, Oss o Van der Poel. Lo stesso Peter Sagan, al termine del mondiale in Veneto di ottobre ’22, ha dichiarato che quella corsa è stata forse la più dura mai affrontata perché per non perdere il treno di quelli che si sarebbero giocati la vittoria, bisognava restare nelle prime posizioni… per 180 km!

Dopo il mondiale, però, diverse persone hanno sollevato perplessità di rendere la disciplina uno sport agonistico, snaturandone in qualche modo lo spirito. Ma come facciamo a snaturare qualcosa che ancora, a livello competitivo, non è stato ancora creato e codificato? Un mondiale di gravel non sottrarrà mai nulla all’ampio ventaglio di modalità attraverso cui si può vivere questa disciplina (così come avviene nelle altre specialità del ciclismo).
Parlando di competizioni: dovranno essere regolamentate, certo, a cominciare dalla misura minima dei copertoncini, ma questo non deve spaventare i puristi, che potranno continuare a vivere il gravel così come l’hanno fatto finora. Quindi non scarterei la diramazione racing a priori. Basti pensare che quelli che erano a Cittadella per l’arrivo del mondiale si sono resi conto di quanta energia ed entusiasmo ci fossero da parte dei corridori e degli spettatori accorsi a migliaia. Senza contare l’importante aspetto di promozione geografica: il mondiale ha attraversato le zone tra Vicenza e Cittadella, territori che non erano mai arrivati sugli schermi televisivi, almeno non per un tempo così lungo.
Su una bici gravel si possono scoprire luoghi eccezionali, regalandosi alcune ore per stare bene lontano dal traffico e con la piacevolezza dell’aria sul viso.
Per un appassionato di ciclismo è qualcosa di impagabile.

Perché i praticanti della bici gravel saranno sempre di più?

I gruppi più numerosi di cicloamatori (quelli che fanno girare l’economia), che di solito usano la bici da corsa e che d’inverno sono soliti utilizzare la mountain bike, acquisteranno (se non l’hanno già fatto) una bici gravel. E vi spiego perché: in realtà stanno già facendo gravel con le loro mountain bike, solo che non lo sanno. Il loro obiettivo non è emulare le gesta di Brumotti, ma andare in bici divertendosi e soprattutto senza farsi male, evitando qualsiasi situazione difficile o sentiero complicato. Quindi non è raro trovare mountain bike full suspended utilizzate su strade sterrate o argini che hanno livello di difficoltà pari a zero. 

A tal riguardo posso raccontarvi un aneddoto che mi riguarda. Venendo dalla bmx sono sempre andato alla ricerca di situazioni d’allenamento che enfatizzassero equilibrio e colpo d’occhio. La mtb, usata d’inverno, soddisfaceva appieno questa esigenza offrendomi sentieri rocciosi e tecnici da esplorare. Di solito uscivo con un gruppo di amici, ma pian piano mi ritrovai da solo. La mia colpa? Andare con la mtb a fare… mtb. Avevo dato per scontato che ciò che divertisse me potesse divertire anche gli altri, mentre nessuno voleva fare sentieri tecnici!
Allora misi in atto una provocazione, un esperimento sociale con i pochi compagni di allenamento che mi erano rimasti: dichiarai che se avessimo continuato con i percorsi che volevano fare loro, mi sarei presentato con la bici da ciclocross, mezzo più che sufficiente per quelle strade (anzi, aggiunsi che avrei addirittura dovuto aspettarli). Quel giorno arrivò, mi presentai con la bici da ciclocross e passai tutto il giorno ad aspettare le persone con la mtb che in realtà stavano facendo gravel nei percorsi scelti da loro. Gli equilibri si sarebbero invertiti se avessimo scelto veri trail e percorsi da mtb di cui i nostri magnifici colli sono pieni.
Insomma: molti cicloamatori stanno già facendo gravel, ma non lo sanno ancora.
Per questo sono certo che il gravel si espanderà sempre di più: in realtà molti cicloamatori lo stanno già facendo, senza saperlo.

Il gravel, poi, è molto più sicuro perché consente di allontanarsi dalle principali direttrici del traffico automobilistico. Con la gravel ci si lancia su sentieri senza macchine e pedoni: liberi per ore e ore.

Non dico che la gravel soppianterà le altre discipline: la mia non è una tesi a sostegno della causa gravel (continuerò con piacere a usare la mtb nei sentieri tecnici sopra casa) ma per la ragioni sopra descritte e da praticante che prova emozioni, sono sicuro che la gravel non sarà un fuoco di paglia soprattutto perché ogni persona la potrà interpretare alla propria maniera e in base al proprio portafoglio.
Nel mondo gravel, poi, c
’è libertà di espressione: ciò che accomuna tutti i praticanti è che a fine giro ci si ritrova per bere una birra tutti assieme.
Yeah!


Credits: @POCISPIX

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commenti

In aggiunta a quanto ben espresso da Angelo, dico che molti ciclisti sono già "costretti" a fare Gravel con le costosissime specialissime in carbonio, rischiando l'osso del collo, e la vita, zigzagando fra le buche di asfalti improbabili, e schivando ed essendo schivati dalle macchine, che corrono sempre di più....

Mauro Gentile - 2023-02-13 18:25:40

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