Davide Cassani e la filosofia del panta rei
Quello che colpisce, di Davide Cassani, è la capacità che ogni volta ha avuto, una volta abbandonati i panni del ciclista professionista, di reinventarsi in modo eccellente, grazie alla continua curiosità che l’ha portato a cercare ambiti diversi da esplorare.
Una vita, la sua, che si potrebbe rappresentare come un cerchio con un punto fermo al centro: il perno è la bicicletta, e attorno, a carosello, sfilano tante strade, a ripetizione, sia vere che metaforiche, in salita e in discesa. L’importante è avere gambe, cuore e coraggio per affrontarle.
E di coraggio ne ha dovuto avere tanto, Davide Cassani, per mettersi in gioco in parecchie situazioni. Forse la più dura è stata proprio l’ultima, da ct della Nazionale sfiduciato, quando fu costretto a vedere i suoi ragazzi alle Olimpiadi di Tokyo dal divano di casa. Un episodio molto amaro, scelto da Cassani per aprire il suo ultimo libro Ho voluto la bicicletta (Rizzoli) e da cui far scorrere le immagini emozionanti della sua vita a corredo di altrettanto profonde riflessioni. Una vita, la sua, in continua evoluzione e in continuo adattamento, per cui la famosa frase di Eraclito panta rei, ovvero ‘tutto scorre’, niente è definitivo e tutto cambia costantemente, calza in modo perfetto.
Il ciclista di Solarolo (1982 – 1996)
Come in tutte le storie dei grandi miti sportivi, anche quella ciclistica di Davide Cassani inizia con una folgorazione avvenuta in tenerissima età, nel 1968, quando il papà lo porta a Imola a vedere i Mondiali di ciclismo. Anzi: a vedere Felice Gimondi. Quel giorno Gimondi non vince (vinse un altro italiano, Vittorio Adorni), ma Cassani è folgorato dall’immagine del grande ciclista: le gambe lunghissime, la faccia seria, i gomiti piegati. Quel giorno il piccolo Davide decide che ‘nella vita sarei stato un corridore, e un giorno avrei vestito anch’io la maglia azzurra al campionato del mondo’. Quella profezia si avvera due volte, perché la maglia azzurra la veste anche da ct.
Da quella giornata a Imola, la vita di Cassani è protesa verso quest’unico obiettivo che ben presto diventa un’ossessione, di quelle che ti portano a scartare il superfluo, le perdite di tempo, e a tenere ciò che ti aiuta a esaudire il tuo sogno, ovvero ciò che ti fa stare bene.
Cassani diventa ciclista professionista e il libro è costellato di episodi di questa lunga carriera da prezioso gregario (‘Ci sono i campioni, e ci sono quelli che possono stare bene in gruppo senza essere dei fenomeni. Anche loro hanno un posto nel ciclismo, anche loro hanno un ruolo nella squadra’).
Il commentatore televisivo (1996 – 2013)
Questa seconda vita parte quando Davide Cassani sta ancora correndo e Marino Bartoletti, allora direttore di Rai Sport, in un’intervista dichiara che sta aspettando il ritiro di Cassani dalle corse per averlo in Rai come commentatore. Quella risposta colpisce Davide a tal punto che continua a pensarci durante tutto il suo ultimo anno da professionista, finché la proposta non si concretizza. L’accoppiata Cassani – De Zan è perfetta e sinergica: il primo si occupa della parte tecnica, il secondo di quella storica e culturale. Anche in questo caso, il ciclismo gli è sempre d’aiuto e lo ispira a collaborare nel migliore dei modi, perché ‘da soli si riesce a fare tanto, e il ciclismo in parte lo dimostra, però è solo nel lavoro di squadra che si compie la piena perfezione’.
Il ct della Nazionale (2014 – 2021)
‘Davide, adesso tocca a te’: queste sono le parole che Alfredo Martini, dirigente sportivo e suo mentore, dice a Cassani quando firma il contratto da ct e prende il posto di Paolo Bettini. E quella che era la particolarità di Cassani-ciclista ovvero programmare tutto, fin dagli esordi, diventa la sua peculiarità anche da ct, quando a lui toccano le scelte e la decisione degli obiettivi della stagione. ‘Per puntare a certe corse è necessario rinunciare ad altre. Il ciclismo è come la vita: non si può avere tutto’. Durante il suo mandato la nazionale conquista due mondiali a cronometro (vinti da Filippo Ganna, 2020/2021) e quattro europei in linea (Matteo Trentin, 2018, Elia Viviani, 2019, Giacomo Nizzolo, 2020, Sonny Colbrelli, 2021).
Anche la sua carriera di ct viene raccontata con franchezza, mettendosi a nudo e spiegando il motivo di tante sue scelte e le delusioni.
Perché leggere Ho voluto la bicicletta: per trovare espresso in modo così vivo la sensazione di vivere sulle montagne russe. Gli alti, i bassi, le svolte repentine, i giri della morte che fanno perdere le coordinate ma subito dopo ti rimettono dritto. Cassani sottolinea quanto l’essere umano sia pieno di risorse, anche nei momenti più bui. È un libro sul ciclismo, ma in realtà è un libro sul vivere. E il ciclismo diventa una sua metafora.
Perché non leggerlo: Cassani è un personaggio che piace o non piace, senza mezze misure. Se si appartiene al secondo gruppo è probabile che si scelga di non approfondire la figura di un uomo controverso, a volte tacciato di altezzosità. Ma sarebbe un vero peccato.
Cover: particolare della foto di copertina ©Daniele Mari
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