Il giro escursionistico di Simone Moro

Il giro escursionistico di Simone Moro

Roberta Orsenigo

Abbiamo incontrato l’alpinista Simone Moro che ci ha portati a conoscere il suo giro escursionistico preferito in Val Seriana, dietro casa sua.

15 Giugno 2024

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In questo articolo parleremo del giro escursionistico preferito da Simone Moro, un itinerario da inserire tra le escursioni da fare in Lombardia. Mentre camminavamo assieme a lui, ci ha trasmesso l’amore che lo lega a quel luogo e alle Orobie in generale, le montagne vicino a Bergamo.

Sono cresciuto a Valtesse, un quartiere di Bergamo addossato al Colle Maresana, il mio primo Everest‘.
Il desiderio di esplorazione dell’alpinista Simone Moro è nato lì, su quella altura di poco più di cinquecento metri. Niente a che vedere con le grandi cime toccate negli anni, quelle che lo hanno fatto diventare uno dei più forti alpinisti del nostro tempo. Ma nella sua semplicità, quel colle gli ha regalato forse l’insegnamento più importante di tutti quelli ricevuti dalle sue grandi imprese: l’orizzonte non si conquista, si desidera.

Simone Moro e la scoperta della Maresana

Che Simone abbia un legame particolare con questo luogo lo si capisce dall’entusiasmo dei suoi racconti. E infatti è proprio qui, sulla Maresana, che ritorna dopo aver viaggiato negli angoli più remoti del Terra, perché una pianta non può stare troppo lontana dalle sue radici.
Un giorno, ero ancora molto piccolo, mentre andavo a comprare le uova da una vicina, notai l’attacco di un sentiero e mi assalì la curiosità di conoscerne la destinazione. Ecco, la mia voglia di avventura penso sia nata così’, spiega Simone.
Solo o con gli amici cominciò così a scoprire i boschi della Maresana, la collina più amata dai bergamaschi. ‘In autunno ci andavo con i miei genitori e i fratelli a raccogliere le castagne, con fermata obbligatoria al Piguet, una locanda per famiglie dove si mangiava pane e salame’.

L’alpinismo vicino a casa

Ed è proprio sulla Maresana che a dodici anni Simone mette il primo di una serie infinita di chiodi della sua professione di alpinista. Lo impianta nella parete della grotta del Pacì Paciana, situata ai piedi del Monte Canto Alto, che con i suoi 1.146 metri domina il colle.’Ricordo di essermi sentito Messner e ho pensato che era proprio lì che avrei voluto costruire la mia palestra di roccia‘.

Simone Moro indica il chiodo piantato da ragazzo nella grotta Pacì Paciana

All’alpinismo vero e proprio Simone si avvicinò più tardi. ‘Sono sempre stato uno sportivo. Ho giocato a calcio, sciato, nuotato, però le escursioni non mancavano mai. È stato solo visitando le Dolomiti con la famiglia che ho iniziato ad avvicinarmi a quel mondo fatto di roccia e cime. Vedevo degli intrepidi con corde e moschettoni e mi sentivo attratto. Proposi così a mio papà Francesco di provare qualche ferrata: così ho conosciuto la verticalità e il pericolo controllato. E non mi sono più fermato’.

Le Orobie, montagne selvagge 

Le Orobie Bergamasche sono un po’ il brutto anatroccolo delle Alpi‘, continua Simone Moro. ‘Non hanno mai avuto una vocazione turistica e anche storicamente sono sempre state un punto di transito, mai una destinazione. Da giovane ero affascinato da queste montagne, perché mi rappresentavano fino in fondo. Come loro mi sentivo un po’ messo da parte perché provenivo da una famiglia povera, di un quartiere marginale di Bergamo, non avevo la casa in montagna, non ero un predestinato. Quando ho iniziato a frequentarle le ho sentite mie e loro hanno ripagato questo affetto insegnandomi a sognare in grande’, racconta Simone.

Ricordo che quando nel 2020 feci la traversata delle Orobie sul filo di cresta con l’alpinista e scrittore Mario Curnis, in dodici giorni incontrammo una sola persona, che mi regalò anche una mela. In vent’anni ci sono state solo tre traversate e questo dà l’idea della loro scarsa frequentazione‘.

Montagne Orobie

Un posto in seconda fila che ha permesso allo Orobie di conservare ampi spazi poco antropizzati e quindi più affascinanti dal punto di vista dell’esplorazione. ‘Le ho sorvolate in elicottero con Reinhold Messner e lui è rimasto affascinato e allo stesso tempo perplesso per la scarsità di vie di comunicazione verso le malghe. Una situazione, questa, che se da una parte preserva, dall’altra limita lo sviluppo di attività agro-pastorali, rendendo le Orobie meno attrattive soprattutto per i giovani‘.

Orgoglio bergamasco

Quando sono in giro per il mondo e mi chiedono da dove vengo, non dico mai I’m from Milan come fanno tutti, ma I’m from Bergamo. Bisogna diventare ambasciatori delle proprie montagne, raccontarle e rendere fighi i luoghi del cuore‘. E infatti, dopo tanti anni e tante vette, non è raro incontrare Simone mentre corre sui sentieri della Maresana. ‘Le Orobie sono da sempre le migliori palestre’, afferma mentre ti racconta che lo stesso Walter Bonatti, anche lui bergamasco, si allenava sulle pareti di casa, come il Monte Alben e il Monte Cornagera. 

Io ora non ho più la smania di fare una spedizione dopo l’altra. Ho imparato ad aspettare. Mi piacerebbe valorizzare il mio territorio anche dal punto di vista alpinistico, magari rispolverando alcune vie. Ho molti progetti nel cassetto‘.
Nel frattempo ci ha svelato il suo giro preferito. 

Giro ad anello sul Colle Maresana, Val Seriana

Si tratta di un percorso adatto a tutti, in ogni stagione dell’anno.

  • Lunghezza: 15 km circa
  • Dislivello: 800 m
  • Punto più alto: 1.146 m Monte Canto
  • Grado di difficoltà: facile

Partendo da Ponteranica, seguendo le indicazioni si arriva al Colle della Maresana (546 m) dove si imbocca il sentiero CAI 533 che conduce alla forcella del Canto Basso (980 m). Da qui si prosegue verso sinistra, prendendo il sentiero CAI 302 che arriva alla località Stalle di Braghizza.

Lungo questo tratto, in corrispondenza di una falesia calcarea posta sulla sinistra, si trova la  famosa grotta del Pacì Paciana, all’anagrafe Vincenzo Pacchiana, il Robin Hood della Val Seriana che per sfuggire ai gendarmi si nascondeva negli anfratti naturali delle valli.

Dalle Stalle di Braghizza, seguendo il sentiero CAI 507 si arriva al Canto Alto, la cima più elevata del Parco dei Colli di Bergamo.  In una giornata limpida, da qui si possono ammirare le Grigne, il Resegone, il Pizzo dei Tre Signori, le cime di Menna, l’Alben, l’Arera, e la Presolana, la regina delle Orobie.

Per compiere un giro ad anello, si imbocca il sentiero che parte a sinistra della croce e si scende  passando per il Rifugio Alpini. Quindi si segue il sentiero che a un bivio gira a sinistra verso località Campanua e quindi giù fino alla Forcella del Sorriso dove si riprende la via del ritorno.

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