La scienza del diametro ruota

La scienza del diametro ruota

Cristiano Guarco

Quello del diametro ruota è uno dei temi caldi quando si tratta di scegliere una nuova mountain bike. Le ruote grandi sono sempre le più veloci o è più efficace ma anche più divertente una configurazione mista 29er all’anteriore e 27,5” al posteriore?

10 Marzo 2022

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Quello del diametro ruota è uno dei temi caldi quando si tratta di scegliere una nuova mountain bike. Le ruote grandi sono sempre le più veloci o è più efficace ma anche più divertente una configurazione mista 29er all’anteriore e 27,5” al posteriore?

Mischiare le dimensioni delle ruote non è una novità. Nel mountain biking Keith Bontrager introdusse il modello 69 di Trek nel 2009: ruota anteriore da 29 pollici e posteriore da 26 pollici. Andando indietro nel tempo, Specialized sperimentò il diametro misto sullo storico modello Big Hit, che accoppiava una 26” all’avantreno con una 24” al retrotreno.

Con l’introduzione del diametro misto da 27,5” – o 650B – molti marchi hanno ricominciato a mescolare le dimensioni delle ruote. Questo setup è stato rinominato Mullet (noto anche come MX), con una 29er davanti per assicurare stabilità e scorrevolezza, e una 27,5” per regalare maneggevolezza. Il guanto di sfida al predominio delle ruote grandi è stato così lanciato.

Nel mondo dell’agonismo, una spinta fondamentale è arrivata dall’UCI (l’organo di governo del ciclismo) che ha revocato nel 2019 l’obbligo delle ruote della stessa dimensione. Una regola nata per impedire l’utilizzo di vantaggi aerodinamici di una ruota anteriore più piccola nelle corse su pista, assolutamente irrilevante nel ciclismo off-road, in particolare nelle discipline gravity ed enduro. Non è passato molto tempo prima di vedere mountain bike in configurazione Mullet occupare i podi nelle principali competizioni internazionali. Così anche gli appassionati e gli agonisti più dubbiosi sono stati messi a tacere: c’era chiaramente qualche vantaggio – e pochi svantaggi – nel mischiare il diametro ruota sulla MTB, almeno in enduro e DH.

I risultati parlano da soli, almeno quando si tratta di agonismo. La questione è un’altra: se le bici Mullet possono dare un vantaggio anche ai biker di tutti i giorni. Scopriamo ora alcuni dei fattori che possono fare la differenza nella qualità del riding e nelle prestazioni della bici.

 

Aderenza

Le ruote più grandi offrono più aderenza perché hanno una più ampia area di contatto dello pneumatico. Inoltre il diametro superiore significa che rotolano meglio sugli ostacoli rispetto alle 27,5”. Questo non assegna automaticamente la vittoria alle 29er perché, a parità di condizioni, una ruota più grande sarà più pesante e meno rigida della sua controparte più piccola, anche se una maggiore flessibilità non è necessariamente una cosa negativa. Infatti, più rigidità del necessario porta a una guida più fisica richiedendo una migliore preparazione atletica e maggiore capacità di controllo al biker.

Sovrasterzo

Un’aderenza superiore offerta da uno pneumatico anteriore da 29 pollici significa che, in abbinamento con una 650B posteriore, si tenderà a perdere trazione in anticipo, rendendo la bici sovrasterzante, in parole povere si deraperà più facilmente.

Il sovrasterzo di una MTB è relativamente facile da gestire usando il controsterzo (ruotare il manubrio in direzione opposta alla direzione presa dal retrotreno), ed è preferibile al sottosterzo, che fa sì che l’avantreno perda aderenza prima del retrotreno. Quando succede, spesso lo fa in modo imprevedibile – in particolare sui terreni inconsistenti come la ghiaia – con il biker che finisce a terra. Quando invece la bici sovrasterza, la derapata è controllabile nella maggior parte dei casi.

 

Passaggio ruota

Una ruota da 29” al posteriore riduce di circa un pollice e mezzo (40 mm scarsi) lo spazio tra lo pneumatico e i foderi del carro. Questo dipende dalla dimensione effettiva della gomma montata e, pur non sembrando molto, avere una bici con un carro più compatto accoppiato a una ruota più piccola rende la guida più svelta, dinamica e giocosa sui sentieri più ripidi e stretti. Un vantaggio ancora più evidente sulle taglie più piccole.

Geometria

Quando è arrivata la rivoluzione delle 29er, alcune delle prime MTB avevano una geometria scadente con un movimento centrale alto e angolo sterzo ripido. Sono passati anni prima che si giungesse a un pacchetto ottimale per le ruote grandi, nel frattempo è stato introdotto il diametro intermedio 27,5”. Entrambi hanno giovato della moderna geometria “bassa, lunga e aperta”, con quote realmente funzionali alle diverse interpretazioni del mountain biking.

Questi sono stati gli anni che hanno visto nascere i primi ibridi, sperimentando assi disassati sull’ammortizzatore per le full suspended, usati in combinazione con una 650B al retrotreno per abbassare il movimento centrale e aprire lo sterzo. Se queste erano soluzioni da officina domestica, i grandi marchi invece hanno iniziato a fare le cose in grande, con ammortizzatori dalla lunghezza e dalla corsa personalizzati, e telai fatti su misura.

 

Una configurazione Mullet è la manna dal cielo per i designer nel mondo enduro ma soprattutto gravity. Non è affatto semplice progettare un telaio con ruota posteriore 29er che offra una geometria accettabile per un’escursione abbondante, su tutte le taglie. Questo è il motivo per cui molti marchi offrono bici da trail/enduro con ruote 27,5” sulle taglie più piccole, o semplicemente abilitano una combinazione di Flip Chip e serie sterzo eccentrica per arrivare alla perfetta combinazione tra diametro ruota, travel e geometria, puntando sempre e comunque alla massima efficienza della sospensione posteriore.

Una questione di numeri

In realtà ci sono ragioni fisiche per cui la configurazione mista è qualcosa in più di una semplice moda. Come prima cosa, basta guardare all’altezza dell’asse ruota anteriore rispetto al baricentro della bici. Quando la ruota anteriore colpisce uno ostacolo che rallenta la bici, la massa di quest’ultima cerca di proseguire in avanti, ruotando attorno all’asse anteriore e ribaltando il biker sul manubrio. Su una MTB con una ruota da 29er davanti, l’asse corrispondente si trova a circa 370 mm da terra (la metà del diametro, compreso uno pneumatico di medie dimensioni). Se la bici ha una ruota posteriore da 27,5”, la massa di cambio, cassetta, mozzo e freno posteriore si trova a poco meno di 20 mm (19 mm circa) sotto l’asse anteriore, a un’altezza massima di circa 349 mm (la metà del diametro di una 650B, pneumatico compreso). In teoria, abbassando più massa della bici sotto l’asse anteriore si crea una stabilità superiore. Il motivo è semplice: il biker carica più peso sui pedali al di sotto invece che al di sopra del perno ruota anteriore. Questo effetto dovrebbe anche permette alle sospensioni di lavorare in modo più efficace.

Scavando più a fondo nella questione, la teoria suggerisce che l’inerzia delle ruote crea un effetto giroscopico, percepibile in curva. Avere una massa rotante che gira più lentamente (una ruota da 29” compie meno giri di una 650B sulla stessa distanza percorsa) nell’avantreno della MTB rispetto al retrotreno, crea una bici più svelta e diretta nei cambi di direzione, soprattutto nelle curve più strette. Questo potrebbe anche essere il motivo principale per cui i biker che passano da una bici 29er a una Mullet hanno bisogno del tempo per abituarsi alla guida diversa.

 

 

 

 

 

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