Il lato oscuro dell’allenamento

Il lato oscuro dell'allenamento

Andrea Toso

Allenarsi è una piacevole fatica, lo ammetto e lo sapete bene anche voi che ci leggete. Anche preparare lo zaino o la borsa per la piscina, la palestra o la corsa in pausa pranzo è un piacere riassunto concettualmente nel “Sabato del villaggio” (e anche meglio va, Leopardi endorfine ne ha annusate poche, porello!)

20 Gennaio 2019

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Per noi che godiamo e abusiamo di endorfine è tutto bello, fino a quando finiamo il “coito” con i nostri indumenti sudaticci o fradici e li riponiamo nella predetta sacca o nel cesto del bucato, che comunque già racchiude:

a) pericolo di divorzio,
b) sicurezza di litigio

per non dire

c) nuove strane odorose forme di vita del cesto in caso di permanenza prolungata.

Il sintetico è eccezionale nell’atto sportivo, ma peggio di un ospite dopo qualche ora puzza, alla faccia di ogni detersivo specializzato!

Ora il divertimento è finito, inizia “il lato oscuro dell’allenamento”, specialmente se siamo maschi e single.
Io vi invidio, voi compagni di fatica con una moglie premurosa (santa subito) che vi lava stende (magari stira!) e ripone nei cassetti tutta la biancheria nonché le nostre preziose vestigia da corsa bici nuoto palestra e qualsiasi altra attività!

Voi esseri  privilegiati che preparando la borsa o vestendovi per uscire chiedete “amoreeee dove sono i miei calziniiiii?” piuttosto che “mi fai il cambio armadio che sta iniziando il fresco la mattina in bici?”.

Si invidia. La mia ex pur avendomi spacciato un kit decennale di abbigliamento running (era rappresentante di una importante azienda sportiva) ben si guardava da queste gentilezze e semmai avesse messo in cassetto preziosi calzetti tecnici li avrebbe riposti spaiati… non si fa non si fa!!! (Sarà ex per qualcosa?!?)

Ah la vita da single! Posso allenarmi quando voglio, anche alle dieci di sera dopo una giornata di lavoro senza ansie o obblighi, cacciarmi in piscina e chiuderla chiacchierando coi bagnini…

Poi però ci si rende conto di quanto sia necessario ed intimo il rapporto di un atleta amatore e la propria lavatrice.
Eh ragazzi, non scherziamo!
A prescindere dal buffo momento dell’acquisto in cui si scruta di nascosto il display dell’elettrodomestico per capire se esista il programma “Sport” /”Capi sportivi”che diverrà subito inutile, in quanto (nella mia) dura un paio d’ore, sta per diventare parte del nostro allenamento, fastidiosa più dello stretching quando non si ha tempo.

Tra l’altro vengo colto, come tanti di noi atleti amatori, da passioni periodiche per calzini da bici, t shirt running, pantaloncini che devono essere quelli, etc etc, e poco importa se ho tre cassetti extra larve Ikea pieni, una cassa trasloco che uso sia per cambio stagione che stock piena di materiale per i miei 3 sport. E d’inverno con capi ancora più fondamentali il problema si acuisce causa tempi più lunghi di asciugatura.
D’estate tutti bravi a stendere ed avere una maglia asciutta in un’ora!!!

Con poche ore di sole e pochi gradi i termosifoni, o meglio la maniglia della finestra sopra gli stessi, diventano vitali.

Che poi ammettiamo l’ultima immutabile verità, la vera fatica, peggiore di qualsiasi ripetuta, è traslare la biancheria pulita in uno dei cassetti preposti per dare dignità alla casa chiudendo lo stendino, e accelerando non poco la creazione della borsa nel momento di uscire di casa.

 

Photo by Tommy van Kessel

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